2020-11-05
La magia del «ragazzo meraviglioso» che sapeva far cantare il pianoforte
Johannes Brahms (Rischgitz:Getty Images)
In lui il maestro Eduard Marxsen vide subito un talento degno di Felix Mendelssohn. Robert Schumann fu stregato in un attimo da quel giovane artista appassionato di Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven. Storia di Johannes Brahms, l'ultimo dei giganti tedeschi.Il grande cammino della musica di area tedesca, iniziato con Bach, Händel, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Schumann, si allunga sino alle soglie del XX secolo con Johannes Brahms: egli nasce infatti il 7 maggio del 1833 e muore solo tre anni prima dell'inizio del nuovo, il 3 aprile del 1897. Quella di Brahms rappresenta quindi l'ultima parte dell'epoca d'oro della grande tradizione musicale tedesca, non soltanto in termini cronologici, ma per una autentica devozione verso di essa. Per entrare nel clima psicologico e intellettuale di Johannes Brahms, uomo e artista della Germania settentrionale, e per capire certe contraddizioni della sua musica, sempre però alla ricerca di un equilibrio tra libertà romantica e classica compostezza, bisogna ricordare il paese da cui la sua famiglia trasse origine: quella zona costiera del Holstein, dura terra di lande e basse dune di cieli immensi e venti impetuosi. Carica di storia e di leggende fatte per le grandi solitudini e per i sogni poetici. A Heide, piccolo centro abitato da pescatori e contadini, il nonno Johann gestiva una locanda e un negozio di generi diversi. Ebbe due figli, Peter e Johann Jacob, il padre del nostro Johannes.Fin dall'infanzia egli rivela una chiara vocazione musicale, ma non si accontenta di suonare il flauto nelle feste popolari e appena può trasmigra ad Amburgo, vecchia città nordica di pescatori, marinai e pirati, che come le consorelle anseatiche è una città libera, gelosa della sua indipendenza e poco incline a partecipare alle avventure politiche della Germania del diciannovesimo secolo. Nella Speckstrasse, in una modesta casa che fu distrutta durante l'ultima guerra, nasceva quindi il secondogenito Johannes. La musica gli giunge attraverso gli strumenti paterni e comincia assai presto a esercitare su di lui un fascino straordinario. Ha la fortuna di incontrare due maestri eccellenti come Otto Cossel, che gli rivela Bach e lo mette in guardia contro il virtuosismo fine a sé stesso, e Eduard Marxsen, insegnante di pianoforte e composizione che lo inizia a Beethoven, avviandolo inoltre alla conoscenza del canto popolare. Marxsen dimostra un notevole fiuto se alla morte di Mendelssohn avvenuta nel 1847, quando Johannes aveva appena 14 anni, commenta: «Un maestro dell'arte dei suoni ci è stato tolto. Un altro più grande di lui sta maturando in questo ragazzo meraviglioso». Il ragazzo meraviglioso completa da solo la sua cultura, legge avidamente i grandi classici e i poeti romantici, ma soprattutto compone e poiché bisogna guadagnare qualcosa, scrive marce per fanfare e suona walzer nei locali notturni, fumosi e malfamati di Amburgo. Ma come avrà a dire negli ultimi anni, considererà inutili queste sue prime esperienze: «I miei migliori lieder li composi di buon mattino mentre mi lucidavo le scarpe». La prima volta che Brahms partecipa ad un concerto, è il 20 novembre 1847. Nei due inverni successivi si esibirà a più riprese in pubblico, dimostrando nella scelta dei programmi le sue inclinazioni particolari soprattutto per Bach e Beethoven. Ma la carriera del virtuoso non è per lui, così alieno da ogni esibizionismo. «Di tournée come queste avrei piacere più spesso! Ogni due giorni un concerto, in modo che si abbia tempo e voglia di conoscere i luoghi e le persone. Invece i virtuosi di oggi hanno bisogno sempre di denaro. Ogni giorno deve esserci un concerto, si arriva un'ora prima e si parte un'ora dopo. Questa sarebbe per me l'attività più ripugnante e spregevole se non fosse che tra noi è così apprezzata! Alla stazione si viene accolti dal sindaco e dalla direzione, poi si viene portati subito nella migliore società e la gente non sa come poter rivolgerci un gesto buono e amorevole».Il 1849 segna un momento importante nella vita di Brahms: l'arrivo di una ondata di profughi ungheresi cacciati dall'Austria dopo la repressione dell'eroica rivolta di Kossuth, lo porta a conoscere Eduard Remenyi. Brahms era affascinato dall'elemento tzigano e ungherese e presto iniziò ad imparare quei ritmi e quelle melodie dal grande virtuoso di violino. Ecco le sue impressioni: «Possiede un estro creativo del tutto eccezionale e una indole che si può trovare nella più severa solitudine; è puro come il diamante, bianco come la neve nel suo modo di suonare il pianoforte e si sente il fuoco intenso, la fatale energia, la precisione del ritmo che annunciano l'artista».A vent'anni, nel 1853, Brahms ebbe alcuni incontri molto significativi per la sua vita: prima il grande violinista Joseph Joachim, con il quale iniziò una lunga e proficua collaborazione; poi fu proprio Joachim a presentarlo a Franz Liszt ma soprattutto lo introdusse in casa Schumann: il rapporto con Robert e Clara sarà fondamentale nella vita di Brahms. Schumann lo considerò immediatamente e senza riserve un genio, e lo indicò nella sua Neue Zeitschrift für Musik (una rivista musicale fondata a Lipsia da Schumann stesso) come il musicista del futuro. «Quando Brahms si mise al pianoforte, cominciò a scoprirci regioni meravigliose: noi venimmo attirati in un circolo sempre più magico. Aggiungete a questo un modo di suonare quanto mai geniale che fa del pianoforte una orchestra dalle voci ora lamentose, ora esultanti di gioia. Erano sonate, o piuttosto delle sinfonie come velate canzoni, la cui poesia si potrebbe comprendere senza sapere le parole, benché una profonda melodia di canto le attraversi tutte».Brahms compose anch'egli dei lieder meravigliosi ed in molta parte della sua produzione cameristica vi era l'elemento del lied. La prima sonata per violino è costruita proprio su un lied ispirato alla pioggia, tanto da essere nominata Regensonate. Le parole del lied: «Gocce di pioggia cadono dagli alberi sulla verde erba, lacrime dai miei tristi occhi mi bagnano le guance». «Regen tropfen aus den Bäumen fallen in das grüne Grass. Tränen meiner trüben Augen machen mir die Wange nass». In questa sonata così intimistica l'accompagnamento del pianoforte nell'ultimo tempo raffigura le gocce d'acqua che cadono al suolo. Le battute finali passano dalla tonalità minore a quella maggiore, come un arcobaleno di luce che si posa dolcemente.