2022-02-18
Draghi in rotta coi partiti: il governo traballa
Sergio Mattarella e Mario Draghi (Ansa)
Abolito il tetto di 1.000 euro ai contanti. Il premier vede Sergio Mattarella e i capidelegazione: «Garantite i voti o non si va avanti». Giuseppe Conte sbotta perché teme l’asse fra Lega e M5s.Il Milleproroghe spacca la maggioranza: nella notte tra mercoledì e ieri il governo è andato sotto ben quattro volte nelle commissioni riunite Bilancio e Affari costituzionali della Camera. E a Palazzo Chigi scatta l’allarme rosso. Nel corso della cabina di regia, si è parlato anche delle «falle» aperte, e un preoccupato Mario Draghi avrebbe chiesto un chiarimento sull’accaduto. «Vanno garantiti i voti in Parlamento oppure non si va avanti», avrebbe detto ai capidelegazione delle forze di maggioranza mostrando la sua irritazione in una riunione che avrebbe dovuto affrontare il tema del caro bollette e che invece è stata tutta dedicata alla politica. Non solo. Sempre ieri pomeriggio il premier ha avuto anche un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo stesso che nel suo discorso a Montecitorio, lo scorso 3 febbraio, aveva definito «necessario che, sugli atti fondamentali di governo del Paese, il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati».Ma cosa è successo mercoledì notte? Sono stati approvati con il parere contrario dell’esecutivo anche gli emendamenti presentati dai partiti che prevedono il dietrofront sull’Ilva e le norme sui test sugli animali. Una modifica di Forza Italia sulle graduatorie degli insegnanti è stata invece respinta nonostante il parere favorevole del governo. Ma lo schiaffo più clamoroso è arrivato sul tetto all’uso del contante. Lega e Forza Italia hanno votato la proposta di Fratelli d’Italia che sposta l’entrata in vigore della soglia più bassa dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2023. Quindi ora il tetto, che dallo scorso primo gennaio è sceso a 1.000 euro, torna per un anno a 2.000 euro. La modifica è passata con 39 voti favorevoli, tra cui forse anche qualche dissidente grillino, contro 38 contrari. «Vittoria!», ha esultato con un post su Facebook il presidente di Fdi, Giorgia Meloni, sottolineando che «la maggioranza si è spaccata su un provvedimento importante per famiglie e imprese: siamo riusciti a portare a casa un primo, piccolo, ma significativo risultato per favorire l’economia reale». Brinda anche Matteo Salvini, benché il suo partito faccia parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi: «È una vittoria della Lega e del centrodestra, guardiamo a esempi europei come la Germania. A Berlino non hanno limiti e vantano un’evasione inferiore a quella italiana», ha detto il leader della Lega Il deputato del Carroccio, Massimo Bitonci, primo firmatario di uno degli emendamenti al tetto al contante approvati in commissione, ha poi evidenziato come «quella della limitazione del contante come contrasto all’evasione è solo una battaglia ideologica della sinistra, l’aumento delle transazioni digitali tracciabili e il costoso insuccesso del cashback lo dimostra».Più diplomatico il coordinatore e vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani: «Sulla questione del contante noi come Fi ci siamo sempre battuti e non potevamo certamente cambiare la nostra posizione. Quindi siamo soddisfatti della soluzione che c’è stata, ma non c’è nulla a che fare con la tenuta del governo. Se un ministro dà un parere negativo su una serie di emendamenti, questo non ha nulla a che vedere con la nostra leale collaborazione con il governo», ha dichiarato ieri. I lavori delle commissioni mercoledì notte sono stati turbolenti e più volte anche le relatrici (una della Lega e una del M5s) hanno dato pareri contrastanti sugli emendamenti. La reazione più stizzita è arrivata ieri dal presidente dei 5 stelle, Giuseppe Conte. Su Twitter, l’ex premier ha scritto che «la destra ha votato per un innalzamento del tetto del contante, una retromarcia rispetto alla strada che ho intrapreso in questi anni al governo con la spinta sul cashback, la digitalizzazione e la tracciabilità dei pagamenti». Una mossa, ha proseguito Conte, «che finisce per favorire l’economia sommersa. In un Paese con circa 100 miliardi annui di evasione non si dovrebbero costruire scorciatoie per il malaffare, ma nuove strade, nuove scuole, nuovi ospedali proprio con le risorse recuperate da circuiti illegali. Risorse che, come ho sempre detto, ci permetterebbero anche di abbassare le tasse a tutti. L’unica ricetta per abbassare le tasse è questa: paghiamo tutti, affinché tutti paghino meno». E ancora: «A parole molti si dichiarano paladini della legalità e del contrasto alle truffe. Noi lo siamo da sempre, ma con le azioni, non con gli slogan. E agli altri diciamo che non si può esserlo a giorni alterni e per mera convenienza». Un affondo scomposto che lascia trasparire anche una forte preoccupazione, la stessa che ha il Pd, per un possibile rafforzamento dell’asse tra Lega e fronde grilline su alcuni emendamenti relativi all’abolizione del green pass. Tre campagne elettorali stanno cominciando e i partiti - a destra come a sinistra - hanno bisogno di avere mani libere e di poterle anche usare per alleanze che prescindono quella della maggioranza di governo. All’orizzonte c’è la sfida appena cominciata per le comunali, quella per i referendum sulla giustizia (con urne sia amministrative sia referendarie previste tra maggio e giugno) e le regionali siciliane in autunno. Di certo, l’esame notturno delle modifiche al decreto Milleproroghe è stata una débacle anche su altri fronti. Contro il parere dell’esecutivo è passato il dietrofront sull’utilizzo per la decarbonizzazione dei soldi per le bonifiche dell’acciaieria - norma che era stata contestata da Pd e M5s. Durante l’esame delle modifiche il governo ha dato parere contrario all’emendamento che cancella l’articolo sull’ex Ilva, che però è stato approvato ugualmente. La norma originaria cambiava la destinazione di parte dei fondi Riva che ora tornano a poter essere utilizzati per le bonifiche. Sulle graduatorie per l’Istruzione il governo, al contrario, ha dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)