
La sinistra, a corto d'idee, cavalca il mantra della bontà. Però aggressività e violenza sono normali pulsioni umane, non patologie. Lo testimonia il rito tirolese dei Krampus: si diventa adulti e responsabili scoprendo (e domando) il diavolo che ci si porta dentro.La lotta all'odio è un'ottima cosa. Diventa però pura ipocrisia se non ci ricordiamo che l'odio nasce (come tutto il male) «nel cuore dell'uomo», e quindi anche nel nostro. Per questo tutta la celebrazione di bontà e amore dell'ex sinistra (che riprende da Silvio Berlusconi l'immagine un po' cabarettistica del «partito dell'amore»), dà l'impressione della disperata ricerca di una bandiera purchessia da agitare, in sostituzione di idee e programmi. Scomparsi già alla fine del Novecento, dopo il naufragio del comunismo, ormai sostituito, anche nei paesi che vi si richiamano, da capitalismi diversamente vestiti (come ricorda Mark Fisher, nel suo Realismo capitalista, Zero books editore)La lotta all'odio però, si svolge innanzitutto all'interno di noi: solo quando lo hai riconosciuto in te stesso puoi combatterlo negli altri. Fino ad allora la tua è soltanto violenza e brama di potere mascherata da bontà. Naturalmente le scienze umane (filosofia, antropologia, storia delle religioni, psicologia, eccetera) lo sanno da sempre. Sarebbe bello se i politici invece di agitare il vago «nuovo umanesimo» di Giuseppi si aggiornassero sulla questione, importante anche per non accelerare l'imbarbarimento culturale che ufficialmente deplorano e parlando a vanvera promuovono. Attenzione però: non è roba accademica. La politica vera di ogni comunità umana, fin da quando comincia a organizzarsi, deve sempre affrontare la questione del riconoscimento dell'odio, dell'aggressività e della violenza. Si tratta infatti di pulsioni e contenuti umani elementari, non di patologie e perversioni attribuite agli «altri», i nemici, per farli fuori come nella politica d'avanspettacolo.La buona politica non usa l'aggressività come stigma per affermare la propria parte, ma cerca di aiutare le persone a riconoscere e familiarizzarsi con questi contenuti «cattivi» fin da piccole, quando comincia la formazione della coscienza e dell'Io, e organizzarli in modo costruttivo. Anche qui, dunque, nulla di astratto: è un problema che ogni piccola comunità ha sempre dovuto affrontare per svilupparsi armoniosamente. Ovunque i centri sportivi, religiosi, educativi, le iniziative caritatevoli, nascono per dare una risposta e organizzare le pulsioni aggressive, aiutandole a trasformarsi in eros, in forze di amore e di costruzione. L'esatto contrario delle cieche ed emarginanti campagne anti bullismo di politica e scuola oggi, dove si chiede di rifiutare la propria aggressività senza neppure sapere cosa è. Ciò equivale a dividersi in due: primo passo dello sviluppo della schizofrenia. Così evidente nei dittatori (poi deplorati specie se della parte avversa alla tua), e purtroppo in aumento negli adolescenti. Buona educazione e buona politica propongono invece: «riconosci il cattivo dentro di te», che di solito (soprattutto nei maschi) è un «forte» che non sa dove impiegare la sua forza e coraggio, e: «fanne qualcosa che possa essere utile a te e agli altri». È ciò che hanno fatto da sempre i «riti di passaggio» dell'infanzia-adolescenza (età in cui la questione dell'uso della forza-aggressività-odio non può più essere evitata), purtroppo messi al bando dalla pedagogia ora di moda perché politicamente scorretti. In questi riti, invece, al «cattivo» dentro di te viene dato spazio in precise occasioni, per meglio conoscerlo e consentire così al giovane di diventare per il resto un cittadino esemplare. Vivissimo e antico è (ad esempio) in Sud Tirolo, Friuli Venezia Giulia e nel mondo tedesco, la figura e il rito dei Krampus, i «diavoli» con cui i bambini hanno a che fare nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Sono comparsi nelle cronache anche in questi giorni, quando insegnanti impressionabili hanno chiesto di proibire questi «orrori», zittiti però dalla difesa dei cittadini di Vipiteno e altrove, affezionati ai loro diavoletti e diavoloni. I Krampus hanno la loro festa il giorno prima di San Nicola, che compare durante la notte come il vecchio benefico con la barba bianca e il sacco pieno di doni. Dopo il tramonto i ragazzi e i giovani uomini, vestiti con sacchi neri da diavoli (Teufel), il viso sporco di carbone, irrompono urlando nelle strade dei paesi, minacciando e colpendo anche con le fruste sia gli adulti che i ragazzi più giovani che li provocano ricevendo in cambio sulle gambe nude le loro fruste lunghe 6 metri. Spesso l'anno seguente, dopo essersi esposti con le loro audaci provocazioni, i ragazzini vengono ammessi tra i «diavoli» più grandi. Che poi costituiscono, assieme ai pompieri, al coro della Chiesa e altre istituzioni, uno dei perni della comunità. Anche i bambini, intimoriti finché sono piccoli, quando si avvicinano alla pubertà, con prime mascherature diavolesche trovano il coraggio di «fare i diavoli» con gli adulti, che danno loro dolciumi o monetine per farli stare buoni. I «cattivi» più ostinati, verranno a volte rapiti (su richiesta dei genitori) e messi in una gerla dai Teufel, che li porteranno poi nell'inquietante corteo notturno di San Nicola. Solo dopo questo rito collettivo, con il suo scambio di servizi tra i piccoli diavoli e la società (il passaggio dalla trasgressività caotica preadolescente a quella dichiarata dei Teufel, i doni degli adulti ai diavoli ), può arrivare San Nicola con i suoi doni. Fino a quando l'Io non è ancora sviluppato e organizzato, il bambino che comincia a vedere la propria aggressività e odio può dunque, d'accordo con la comunità, «fare il diavolo» per passare dall'infanzia a una condizione adulta consapevole dei propri limiti, anche caratteriali e morali. Come fa appunto il giovane Teufel che presenta la sua diabolicità preadolescenziale, ricevendo dalla comunità l'autorizzazione a essere sé stesso per poter diventare un altro, responsabile di sé e degli altri. Questo riconoscimento reciproco tra il giovane con la sua aggressività e la società è indispensabile alla sua maturazione.L'Occidente ha però abbandonato quest'attività formativa, legata a tradizioni territoriali e religiose malviste dai modelli impersonali degli Stati e dalle loro burocrazie secolarizzate, sostituendola con oggetti di consumo e giochi o programmi elettronici, lontani dalla forza educativa dei riti di passaggio. Sono prodotti fabbricati, lontani dagli archetipi e dai significati trascendenti, condivisi lungo la storia dell'uomo e capaci di comunicare in profondità con la psiche. Un eroe di plastica con maschere e costumi annesse o uno sport rischioso non può sostituire un diavolo vivente, vestito con gli stracci di casa e nutrito da una tradizione plurisecolare. La mancanza di maschere e riti di supporto all'Io (siano figure regressive come i Teufel-diavoli, o costruttive come angeli o eroi), ostacola la crescita della coscienza. Alla scoperta personale del bene e del male si sostituisce così la propaganda di maniera, con le sue manifestazioni anti odio, ridicolmente stereotipate. Cosa non si fa per guadagnare qualche giorno, prima di essere cacciati dalle stanze del potere.
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro degli Esteri annuncia il dodicesimo pacchetto: «Comitato parlamentare informato». Poco dopo l’organo smentisce: «Nessuna comunicazione». Salvini insiste: «Sconcerto per la destinazione delle nostre risorse, la priorità è fermare il conflitto».
Non c’è intesa all’interno della maggioranza sulla fornitura di armi a Kiev. Un tema sul quale i tre partiti di centrodestra non si sono ancora mai spaccati nelle circostanze che contano (quindi al momento del voto), trovando sempre una sintesi. Ma se fin qui la convergenza è sempre finita su un sì agli aiuti militari, da qualche settimana la questione sembrerebbe aver preso un’altra piega. Il vicepremier Matteo Salvini riflette a fondo sull’opportunità di inviare nuove forniture: «Mandare aiuti umanitari, militari ed economici per difendere i civili e per aiutare i bambini e sapere che una parte di questi aiuti finisce in ville all’estero, in conti in Svizzera e in gabinetti d’oro, è preoccupante e sconcertate».
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
La confessione di un ex imprenditore getta altre ombre sul «Sistema Pavia»: «Il business serviva agli operatori per coprire attività illecite come il traffico di droga e armi. Mi hanno fatto fuori usando la magistratura. Il mio avversario? Forse un parente di Sempio».
Nel cuore della Lomellina, dove sono maturate le indagini sull’omicidio di Garlasco e dove sono ora concentrate quelle sul «Sistema Pavia», si sarebbe consumata anche una guerra del riso. Uno scontro tra titani europei della produzione, che da sempre viaggia sotto traccia ma che, ora che i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi si sono riaccesi, viene riportata alla luce. A stanare uno dei protagonisti della contesa è stato Andrea Tosatto, scrittore con due lauree (una in Psicologia e una in Filosofia) e una lunghissima serie di ironiche produzioni musicali (e non solo) sul caso Garlasco. Venerdì ha incontrato Fabio Aschei, che definisce «uno con tante cose da raccontare su ciò che succedeva nella Garlasco di Chiara Poggi».
Outlook IEA aumenta la domanda di petrolio. Dominio green cinese con il carbone. CATL porta in Spagna 2.000 lavoratori cinesi. Sanzioni USA sui chip, Pechino in difficoltà. Nord stream, scontro Polonia-Germania.
Non solo i water d’oro: dettagli choc nell’inchiesta che scuote i vertici del Paese. I media locali: la gente è senza luce e quelli se la spassano. La Corte dei Conti Ue già nel 2021 parlava di corruzione insanabile.
Con lo scandalo nel settore energetico è iniziato il momento più buio per il presidente Zelensky. I vertici di Kiev tentano di prendere le distanze dai protagonisti dell’inchiesta sulla corruzione. Ma con scarsi risultati. Il popolo è ben consapevole che chi conduceva una vita agiata faceva parte della cerchia ristretta del leader.





