2024-08-28
La Libia non fa paura: petrolio giù
La decisione del generale Khalifa Haftar di bloccare le estrazioni ha avuto un impatto limitato. L’Opec+ potrebbe decidere di aumentare la produzione di 180.000 barili. Giornata di ribassi dei prezzi del petrolio, ieri, dopo che per tre giorni il riferimento di mercato, il petrolio Brent, era salito di oltre cinque dollari fino a superare di nuovo gli 81 dollari al barile. Ieri il prezzo è sceso di nuovo sotto gli 80 dollari Nei giorni scorsi ad incidere sui prezzi era stata la disputa tra i due governi in lotta in Libia, quello di Tripoli e quello di Bengasi, che ora tocca la Banca Centrale libica, titolare della gestione di una delle poche entrate dell’economia libica, le ricche vendite di petrolio. Il governo di Tripoli ha deciso di sostituire l’attuale governatore, Sadiq al-Kabir, in carica dal 2011, suscitando le ire del governo orientale di Bengasi appoggiato da Khalifa Haftar, che con l’Esercito nazionale libico (Enl) controlla buona parte dei pozzi petroliferi del paese.In effetti, si ha notizia del rallentamento della produzione di almeno un grande campo petrolifero, quello di El-Feel, che rappresenta da solo il 10% della produzione nazionale, pari a 1,2 milioni di barili al giorno. Per ora, però, a parte gli annunci, le estrazioni proseguono, anche se è difficile avere notizie verificabili.La mossa dei libici non era attesa ed ha avuto un effetto notevole ed effimero sui prezzi, aggiungendosi all’instabilità di un mercato in altalena da mesi. Da una parte, le spinte al rialzo sono rappresentate dalla crisi in Medio Oriente, che vede il coinvolgimento dell’Iran, dalla guerra in Ucraina, dagli attacchi alle navi nel Mar Rosso ed ora dalla crisi libica. Dal punto di vista finanziario, il paventato taglio dei tassi di interesse americani da parte della Federal Reserve a settembre è pure un fattore rialzista, così come lo sono gli acquisti americani di barili per rimpinguare la riserva strategica. Durante la presidenza di Joe Biden, infatti, la Casa Bianca ha rilasciato molte delle sue riserve per frenare i rincari della benzina verificatisi negli USA nel 2022. Dall’altra parte, la domanda mondiale tiene ma non è entusiasmante, figlia della situazione economica incerta in Cina e in Europa. Il paese asiatico è sempre in crescita, ma con un ritmo inferiore al passato, mentre l’Europa vede Francia e Germania in difficoltà. In più, c’è l’incognita Stati Uniti, che sono il maggior produttore mondiale. Una vittoria di Donald Trump alle elezioni potrebbe significare un aumento della produzione americana, con effetti depressivi del prezzo. In questo caso, però, va detto che i produttori americani hanno bisogno di un prezzo sopra i 65 dollari al barile perché l’attività sia redditizia, stando agli ultimi report della Fed di Dallas.Se la domanda non brillante appesantisce le quotazioni, a favorire un ribasso del prezzo è anche l’incombente decisione dell’Opec+ in merito allo stop dei tagli alla produzione. Alla fine del 2022 il cartello dei Paesi produttori di petrolio aveva infatti deciso di rallentare la produzione per sostenere il prezzo, che era in caduta. I tagli alla produzione erano successivamente aumentati per alcuni Paesi. Lo scorso giugno i ministri dell’energia dei paesi esportatori avevano deciso che poteva bastare, anche perché alcuni paesi premevano per poter produrre di più. I tagli saranno quindi eliminati gradualmente a partire dal prossimo ottobre. La produzione aumenterà di 180.000 barili al giorno per ogni mese dell’ultimo trimestre di quest’anno, e di altri 30.000 barili al giorno per ogni mese sino a settembre 2025.L’effetto di questi aumenti della produzione si segnalava già sui prezzi, tanto che fino a pochi giorni prima dei fatti in Libia si ipotizzava un meeting informale dell’Opec+, non programmato, per valutare se mantenere la decisione di aumentare la produzione. La fiammata dei prezzi determinata dalla decisione di Haftar sembra avere tolto le castagne dal fuoco all’Opec+, che potrebbe a questo punto mantenere il programma restando in un corridoio di prezzi accettabile, sopra i 75 dollari al barile.Dunque sono molti i fattori che pesano sulle quotazioni. Intanto, i prezzi della benzina in Italia nel mese di agosto, sinora, sono scesi e la media nazionale oggi è di 1,81 €/l per il self-service (1,685 €/l il gasolio). Per ora, insomma, non ci sono impatti dalle vicende libiche sul prezzo alla pompa, ma l’equilibrio resta assai precario.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)