2019-07-06
«La legge salva minori c’è già. È ora di metterla in pratica»
La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ieri a Bibbiano. «La norma che consente di indagare sulle case famiglia approvata mesi fa dal Parlamento. Cosa sta aspettando Fico?» Le associazioni denunciano l'impunità dei servizi sociali. Le organizzazioni che da anni si occupano di minori spiegano che l'inchiesta emiliana fa emergere problemi noti da anni. «Ma il garante dell'infanzia pensa agli stranieri». Lo speciale comprende due articoli. Una larga parte dei politici italiani sta facendo finta che il caso Bibbiano non esista. Non ne parlano sui giornali, figuriamoci se hanno il coraggio di presentarsi sul territorio. Giorgia Meloni, però, a Bibbiano ci è voluta andare e ieri ha partecipato a una manifestazione davanti al Municipio, assieme a un nutrito gruppo di militanti ma anche di famiglie e cittadini. È davvero sconvolgente il silenzio che si cerca di far calare su questa vicenda. Ed è piuttosto discutibile l'atteggiamento del Pd, visto che il caso Bibbiano coinvolge esponenti del partito e riguarda zone in cui i democratici sono forza di governo. «Sì, in effetti tra le 29 persone indagate c'è anche il sindaco di Bibbiano, che è del Pd, oltre a due ex sindaci sempre del Pd. Il problema, però, non è tanto che questi indagati appartengano al Partito democratico». In che senso? «Può anche essere comprensibile che un partito grande possa non avere il pieno controllo di tutti gli amministratori. Il problema è un altro: ciò che trovo davvero sconvolgente è la reazione del Pd. Uno può pure scoprire di avere una mela marcia - anzi marcissima - in casa. Ma, nel dubbio, che fa?». Già, che fa? «Il minimo sindacale è che sospenda dal partito la mela marcia. Eppure il sindaco di Bibbiano, che è indagato ed è agli arresti domiciliari, non è stato sospeso. Anzi, il Pd locale gli ha espresso piena solidarietà. Anche l'Anpi locale ha dato solidarietà al sindaco e non alle vittime degli abusi raccontati in questa inchiesta. Siccome il sindaco faceva iniziative antifasciste, allora ai partigiani non interessa che sia coinvolto in questa storia». Nicola Zingaretti, il segretario del Pd, direbbe che lei sta strumentalizzando politicamente la vicenda. «A Bibbiano non si è visto alcun esponente nazionale del Pd. Mi aspettavo che, ancora prima di me, qui arrivasse Zingaretti, che invece appunto parla di strumentalizzazioni. Io in ogni caso non sono andata a parlare del Pd. Sono andata a Bibbiano perché non voglio si spengano i riflettori sun una vicenda scandalosa che mette a rischio la nostra stessa civiltà. Ed è altrettanto scandaloso che - forse proprio perché è coinvolto il Pd - non se ne voglia parlare». Diciamo che il silenzio non riguarda soltanto il Partito democratico, ma tutto l'universo progressista, media compresi. «Non so quanti di sinistra siano andati a bordo della Sea Watch. Passano i giorni a dire “restiamo umani", ma non dicono mezza parola su una storia scandalosa dove ci sono bambini tolti alle famiglie. Per questo io chiedo conto a Zingaretti. Poteva dire: in attesa che sia fatta chiarezza, sospendiamo il sindaco di Bibbiano dal partito. Gli esponenti del Pd potevano andare lì in Emilia a far sentire la propria voce, e invece a quanto pare si vergognano, ed è il segno che qualcosa non funziona». Nel caso della Val d'Enza non c'è di mezzo solo il Pd. Una parte rilevante la ricopre la cultura Lgbt, visto che sono coinvolte attiviste arcobaleno e si parla di figli tolti ai genitori e dati a coppie lesbiche. «Sì, qui emerge una ideologia gender portata alle estreme conseguenze per cui pare ci siano esponenti dell'attivismo arcobaleno che toglievano figli alle famiglie con sistemi coercitivi per darli poi in affido a coppie omosessuali, alcune delle quali tra l'altro imponevano la loro ideologia su questi bimbi. A questo proposito c'è un'altra cosa che mi dispiace». Quale? «C'è un'altra realtà che non ha speso una parola su tutta questa storia. Sto parlando dell'associazionismo gay. L'Arcigay e le altre associazioni... Sono tutti muti. Secondo loro è tutto normale? È normale che un bimbo sia tolto alla sua famiglia con la comlicità di un'attivista arcobaleno per essere dato in affido una coppia Lgbt? Poi, però, anche loro ci vengono a ripetere che dobbiamo restare umani...». Qualcuno che di questa storia si occupa, fortunatamente, c'è. La Lega sta accelerando sulla Commissione d'inchiesta sulle case famiglia. «Sì, certo, è sicuramente una bellissima idea. Però mi permetta di segnalare una cosa». Prego. «C'è già una legge per l'istituzione di una commissione bicamerale d'inchiesta sul Forteto. Questa legge è stata approvata mesi fa dal Parlamento e prevede anche il monitoraggio e il controllo delle case famiglia e delle comunità alloggio in materia di affido di minori presenti sul territorio nazionale. Però il presidente della Camera Roberto Fico sta ancora perdendo tempo. Ecco, forse su questo tema ci si può svegliare...». Voi chiedete di monitorare il sistema degli affidi? «Intanto noi vogliamo che l'attenzione sulla vicenda di Bibbiano rimanga alta. Se la colpevolezza degli indagati fosse confermata, chiediamo pene esemplari. E chiediamo pure che siano cambiati i reati: qui non si tratta di maltrattamento di minore e violenza privata ma di sequestro di persona e tortura. Perché in alcuni casi i bambini sono stati rubati. E sono stati vittime di tortura assieme ai loro famigliari. Poi, certo, dobbiamo istituire un sistema di monitoraggio degli affidi». Una materia bella complicata. «In Italia ci sono circa 50.000 casi di affido, parliamo di un volume d'affari di circa un miliardo e mezzo di euro. È scandaloso togliere il figlio a una famiglia, magari perché povera, e poi spendere tutti questi soldi per le case famiglia. Tra l'altro, l'indigenza non può in nessun caso rappresentare un motivo per togliere un bimbo a una famiglia. Piuttosto di spendere soldi per i centri, diamo aiuti alle famiglie. Inoltre, bisogna vigilare anche sui tempi dell'affido: non può durare più di 24 mesi». Oltre agli assistenti sociali e alle case famiglia, però, c'è anche il tema della giustizia minorile. «Non funziona. Anche perché il tribunale dei minori non riesce ad avere il controllo di tutto il territorio. Per questo chiediamo la soppressione del tribunale dei minori e l'istituzione di sezioni speciali che si occupino di bimbi e famiglie in tutti i tribunali. Tutte queste proposte Fratelli d'Italia le ha già depositate e le porterà in aula nelle prossime settimane. Con buona pace di chi vorrebbe insabbiare questo schifo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-legge-salva-minori-ce-gia-e-ora-di-metterla-in-pratica-2639098694.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-associazioni-denunciano-limpunita-dei-servizi-sociali" data-post-id="2639098694" data-published-at="1757692832" data-use-pagination="False"> Le associazioni denunciano l’impunità dei servizi sociali «La storia di Bibbiano colpisce persino noi che ne abbiamo viste di tutti i colori. Il fatto è che tutto il sistema è degradato, altrimenti i problemi sarebbero già stati risolti da anni». Paolo Roat si occupa di tutela dei minori per la Onlus Ccdu. E di bambini tolti ingiustamente ai genitori ne ha visti tanti, troppi. «Dal 2016 a oggi abbiamo ricevuto 750 segnalazioni. E, con molte difficoltà, siamo riusciti a riportare a casa oltre 100 bambini. Ristabilire la verità è un lavoro titanico, perché in questi casi non sono le istituzioni a dover dimostrare che sei colpevole: è il genitore a dover dimostrare di essere innocente». Il primo caso che Roat ha seguito è ormai celebre. «Era quello della “mamma amorevole". Scrissero che voleva troppo bene al figlio e che quindi risultava soffocante, secondo la psicologa. Glielo hanno portato via. Ora fortunatamente è tornato a casa, e sta benissimo». Un altro caso ha per protagonista un padre di Merano. «Lo hanno sfrattato e per una notte, una sola, ha dormito su un materasso in garage con il figlio. Il giorno dopo ha fatto richiesta al Comune e subito ha avuto una casa. Aveva anche un lavoro. I servizi sociali hanno detto che “dormiva in garage", senza specificare. Gli hanno tolto il figlio, finito poi in una famiglia che lo picchiava. Lo ha recuperato solo perché in seguito i servizi sociali hanno commesso una irregolarità». Il problema, secondo Roat, è che per questi errori nessuno paga. Non gli psicologi, non gli assistenti sociali. Un esempio lampante è quello di Valeria Donati, psicologa modenese. Fu lei a far parlare i bambini del caso Veleno, tolti a famiglie accusate di abusi e di riti satanici. Anni dopo si è scoperto che non era vero nulla. «Abbiamo chiesto all'ordine degli psicologi per sapere se avessero sanzionato la Donati», dice Roat. «Ci hanno risposto che dopo 5 anni interviene la prescrizione». La psicologa può ancora lavorare, nonostante lo scandalo. Del resto, non ha mai avuto procedimenti penali, anche se la vicenda Veleno ha rovinato intere famiglie e ha portato una madre al suicidio. Come ha scritto Pablo Trincia in Veleno (Einaudi), «mentre lavorava come psicologa a contratto per l'Ausl di Mirandola, Valeria Donati era anche diventata responsabile di una struttura indipendente a Reggio Emilia». Era il Cab, Centro di aiuto al bambino. A questo centro l'Ausl affidò la cura dei minori coinvolti nel caso Veleno. In pratica, la persona che aveva «scoperto» la vicenda e fatto parlare i piccoli, fornendo pareri contro i genitori, li ha poi seguiti privatamente. «Per ogni bambino il centro percepiva tra i 1032 e i 1400 euro al mese». In circa 10 anni, il Cab ha incassato 2.209.400 euro di fondi pubblici. Ma per gli sbagli commessi non ha pagato nulla. «È tutto il sistema a essere sbagliato», sospira Roberta Lemma di Federcontribuenti. «Nella vicenda reggiana abbiamo visto cose sconvolgenti, ma il problema però è diffuso su tutto il territorio nazionale. Da anni parlo con famiglie e professionisti, cerchiamo di mettere ordine nel sistema senza mai riuscirci. Non voglio attaccare tutti gli psicologi e gli assistenti sociali, ci mancherebbe. Ma le problematiche esistono e sono note da tempo». L'inchiesta «Angeli e demoni» ha scoperchiato una realtà che le associazioni che si occupano di minori conoscono fin troppo bene. Un sistema dietro cui ci sono troppi interessi e in cui chi commette errori che rovinano la vita delle persone raramente paga. «Da anni parliamo degli abusi dei servizi sociali», dice Edmondo Sena dell'associazione Adiantum. «C'è una prassi abusante diffusa in tutto il Paese, ci sono centinaia di segnalazioni di genitori rimaste ignorate. Siamo in grado di fornire esempi concreti del clima di terrore instaurato dagli operatori sociali e della impunità di cui hanno goduto. Il nuovo Garante dell'infanzia, Filomena Albano, finora si è occupato soprattutto dei minori stranieri non accompagnati. Ma non delle centinaia di bambini che vengono allontanati dalle loro famiglie. Con quello che è accaduto a Reggio Emilia, però, non si potrà più fare finta di niente. C'è un sistema in cui i servizi sociali sono troppo protetti, per questo serve la commissione di inchiesta». In effetti, una commissione che si occupi degli allontanamenti è necessaria. Così come serve una approfondita analisi sulle case famiglia, come quella che il ministro Lorenzo Fontana sta sollecitando. Il Ccdu ha segnalato tantissimi casi di strutture malgestite. A Fidenza, per esempio, pochi anni fa è emerso il caso di un centro gestito da un ex brigatista rosso, mai pentito, che fu pure accusato di maltrattare i bambini. Segno che i controlli su queste strutture non vengono fatti, o vengono fatti male. Così come manca una attenta valutazione del personale che si occupa dei bambini, a partire dagli assistenti sociali. Ora l'inchiesta «Angeli e demoni» sta smuovendo le acque. E anche se quasi nessuno ne parla, potrebbe davvero contribuire a cambiare la situazione.