In Emilia Romagna e Calabria si voterà dalle 7 alle 23. Nella roccaforte rossa, la leghista Lucia Borgonzoni può abbattere la sinistra di Stefano Bonaccini e terremotare il governo. Al Sud il centrodestra prova ad archiviare la stagione del dem Mario Oliverio.
In Emilia Romagna e Calabria si voterà dalle 7 alle 23. Nella roccaforte rossa, la leghista Lucia Borgonzoni può abbattere la sinistra di Stefano Bonaccini e terremotare il governo. Al Sud il centrodestra prova ad archiviare la stagione del dem Mario Oliverio.Sono le elezioni regionali più incerte di sempre per l'Emilia Romagna, l'ex roccaforte rossa dove nelle politiche del 2018 è accaduto l'«inammissibile»: il sorpasso del centrodestra sul centrosinistra, «bissato» nelle europee del 2019. Saranno sette i candidati aspiranti governatori, ma la vera gara è tra Stefano Bonaccini per il centrosinistra e Lucia Borgonzoni per il centrodestra. Il governatore uscente, Bonaccini (che ha fatto spostare il voto da novembre a domenica prossima per permettere alla sua giunta di approvare il Bilancio, evitando così l'esercizio provvisorio), si presenta per cercare di ottenere un secondo mandato, con una coalizione formata da sei liste (da segnalare la novità di Volt, il movimento panaeuropeo che inizialmente aveva pensato di correre da solo). Nella lista Emilia Romagna coraggiosa sono confluiti Sinistra italiana e Articolo 1-Mdp, mentre con Bonaccini presidente ci sono Italia in Comune, Italia viva, Azione e Possibile. Benché prima come iscritto, poi come consigliere regionale, dunque come presidente, Bonaccini è il Pd, il simbolo del suo partito non compare nel manifesto elettorale, dove non c'è il colore rosso, ma una grafica verde Lega.La sfidante, la senatrice Lucia Borgonzoni, è sostenuta da Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Cambiamo e Il popolo della famiglia in tandem e due liste civiche. Secondo il Carroccio la candidata sarebbe in testa nella parte occidentale dell'Emilia, quindi Piacenza e Parma, nonché nel cuore della Romagna (Rimini-Cesena-Forlì) e a Ferrara. Ma ci sono aspettative molto alte anche dai piccoli Comuni dell'Appennino. Convinto del peso «nazionale» del voto in Emilia Romagna il Financial Times, secondo cui, in caso di una vittoria della Borgonzoni, «la fragile maggioranza di governo non sarebbe capace di reggere al colpo nonostante le recenti rassicurazioni del premier, Giuseppe Conte». Gli altri in corsa sono Stefano Battaglia, medico del Movimento 3V (Vaccini vogliamo verità); l'imprenditore Simone Benini, M5s; Laura Bergamini, Partito comunista; Marta Collot, Potere al Popolo e Stefano Lugli, L'altra Emilia Romagna.Nell'ex regione rossa di Don Camillo e Peppone, le oltre 4.500 sezioni elettorali sparse su tutto il territorio regionale rimarranno aperte soltanto il 26 gennaio, dalle 7 alle 23 e, immediatamente dopo, si passerà allo scrutinio. A differenza delle elezioni amministrative, non è previsto il ballottaggio. Per vincere, di conseguenza, non è necessario raggiungere un numero di voti o una percentuale prefissata come per eleggere il sindaco, ma basterà anche un solo voto in più rispetto agli avversari ottenendo poi un premio di maggioranza che permette di governare senza difficoltà. I 3,5 milioni di elettori che sceglieranno il futuro presidente della Regione, oltre ai i componenti dell'Assemblea legislativa, avranno un'unica scheda e quattro opzioni di voto, ovvero: votare a favore solo di una lista, tracciando un segno sul simbolo (in tal caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato presidente della giunta regionale a essa collegato); votare solo per un candidato alla carica di presidente della giunta regionale tracciando un segno sul relativo rettangolo; votare per un candidato alla carica di presidente della giunta regionale, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una delle liste a esso collegate, tracciando un segno sul simbolo di una di tali liste; votare disgiuntamente per un candidato alla carica di presidente, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una delle altre liste a esso non collegate, tracciando un segno sul simbolo di una di tali liste. È proprio il voto disgiunto, previsto nel sistema per le regionali disegnato da Pinuccio Tatarella, lievemente ritoccato in Emilia Romagna nel 2014, che potrebbe ribaltare il risultato perché il voto al candidato presidente è l'elemento determinante. La legge elettorale assegna ai partiti collegati con il candidato presidente che ha preso più voti almeno 27 dei 40 seggi di cui si compone il Consiglio regionale. In pratica, il voto ai candidati può ribaltare l'equilibrio dei voti dati ai partiti.Urne aperte dalle 7 alle 23 di domenica 26 gennaio anche in Calabria, altra regione rossa al voto. Quattro i candidati che si contendono la carica di governatore: Jole Santelli, 52 anni, deputata di Forza Italia, candidata del centrodestra (sostenuta da sei liste: Jole Santelli presidente, Forza Italia, Udc, Casa delle Libertà, Fratelli d'Italia e Lega); Filippo Callipo, 73 anni, imprenditore e candidato del centrosinistra (sostenuto da quattro liste: Io resto in Calabria, dieci idee per la Calabria - Socialisti e Verdi, Pd e Democratici progressisti); Francesco Aiello, professore ordinario di politica economica dell'Unical, candidato del M5s sostenuto dalla lista Calabria Civica-Liberi di cambiare; Carlo Tansi, 58 anni, docente universitario ed ex numero uno della Protezione civile regionale (sostenuto da tre liste civiche: Tesoro Calabria, Calabria libera e Calabria pulita). Secondo gli ultimi sondaggi il centrodestra sarebbe nettamente avanti vista la delusione dei calabresi per il M5s, per il Pd, commissariato, ma anche per la gestione dell'uscente governatore di centrosinistra, Mario Oliverio, su cui pende la richiesta di rinvio a giudizio per la metropolitana leggera di Cosenza. Si vota utilizzando, per la seconda volta, la legge elettorale approvata dal consiglio regionale calabrese l'11 settembre 2014: un sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza. L'elettore dispone di due voti, uno per il candidato presidente e uno per una lista provinciale. Qualora l'elettore esprima il suo voto soltanto per una lista provinciale il voto s'intende validamente espresso anche a favore del candidato collegato a quella lista. Non è prevista la possibilità di esprimere un voto disgiunto.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






