2020-05-26
La guerra dentro la maggioranza paralizza pure la Gronda di Genova
Il maxi progetto aspetta la firma di Paola De Micheli, ma il Movimento 5 stelle si oppone.«A gennaio la firma». Era il 16 dicembre, la notizia doveva essere il regalo di Natale del governo a Genova, dopo 25 anni d'attesa si accetta tutto. Era andata Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture, ad annunciarla: «La Gronda di Ponente si farà. Il progetto è uno solo, tutte le valutazioni hanno ricevuto le risposte necessarie». Sembrava già tardi perché gli accordi erano stati presi a ottobre, da allora è tutto pronto per far partire un'opera ingegneristica di livello mondiale. Un'autostrada che dovrebbe cambiare la vita della città, ma che rimane nel limbo degli ottimisti. Quella firma non è mai arrivata.La vicenda non riguarda solo Genova ma l'intero Paese. E per una volta non è simbolica della lentezza della burocrazia, ma dell'immobilismo dell'esecutivo Pd-5 stelle, dell'inconsistenza politica di una maggioranza incapace di trovare una sintesi. I dem sono per l'infrastruttura, i grillini no, i postcomunisti di Leu ni. I dem e i renziani hanno accettato il finanziamento di 4,2 miliardi di Autostrade per l'Italia, i grillini no per via della concessione in bilico. Distanze siderali sulla pelle della ripartenza, con distinguo surreali. Mentre la De Micheli ribadisce la centralità dell'opera e il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, peraltro ligure, sottolinea che «ogni differenza è superata», il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Traversi, grillino, frena a due mani: «Sulla concessione dovrà pronunciarsi l'esecutivo. Il progetto non è ancora pronto a partire». Tutto fermo. Lui non si allinea al ministero ma al partito. Si tratta di 65 chilometri di autostrada quasi tutti in galleria che dovrebbero togliere i mezzi pesanti dal centro di Genova ed evitare altri crolli, per la realizzazione dei quali è previsto un cantiere di sei anni con l'impiego di centinaia di lavoratori del territorio e un indotto di primo livello. Tutto già finanziato con denari privati. Se ne parla da 25 anni, il centrosinistra ostaggio degli ambientalisti («Anche in galleria l'impatto non è mai zero», il refrain da nimby) ha sempre lasciato bollire il brodo, era addirittura un tema ai tempi di Claudio Burlando. All'inizio si chiamava Bretella, poi per modernizzare almeno il nome l'hanno ribattezzata Gronda.Il governatore Giovanni Toti ha dato un'accelerazione decisiva e ha capito che i veri nodi non sono progettuali e neppure strutturali, ma politici. «Bisogna evitare il braccio di ferro con Aspi», spiegava alcuni mesi fa. «Se il governo intende fare diversamente dica dove trova i 4,2 miliardi e li metta nella legge di stabilità». Con l'avanzata grillina lo scenario è diventato più complicato e la politica antindustriale ha paralizzato tutto. L'ex ministro Danilo Toninelli era così contrario all'opera (e in generale all'apertura dei cantieri) da arrivare a caricare in negativo l'analisi dei costi e dei benefici, conteggiando come danno anche le minori accise che saranno incassate dallo Stato per via del risparmio di benzina consumata dai veicoli. Un paradosso rispetto alla sbandierata coscienza ambientale del movimento capofila del climate charge.Nella stagione della ripartenza e degli investimenti strutturali per rimettere in moto il Paese, la storia della Gronda diventa l'esempio grottesco dell'incapacità di passare dalle parole ai fatti di Giuseppe Conte e della sua maggioranza. La balcanizzazione del Movimento 5 stelle rende tutto più difficile e sembra che il premier (e la parte del Pd legata a Dario Franceschini) sia più impegnato a gestire uno status quo senza sollevare polveroni interni piuttosto che restituire all'Italia una spinta positiva. Meglio non aprire nuovi fronti. Così è tutto fermo, le firme non arrivano. Ma questa volta la colpa non è del dottore fuori stanza.
«Roast in peace» (Amazon Prime Video)
Dal 9 ottobre Michela Giraud porta in scena un esperimento di satira collettiva: un gioco di parole, sarcasmo e leggerezza che rinnova la tradizione del roast con uno stile tutto italiano.