2019-07-12
La rete italiana dei professionisti di abusi sui bimbi
Da Bibbiano alle vicende Veleno e Lucanto spunta sempre il Cismai. Punto di riferimento degli psicologi più contestati.Sul sito Internet del coordinamento compaiono vari comunicati a favore dei porti aperti e della Sea Watch. E poi bordate pesanti contro la legge sull'affido condiviso.Lo psicologo promotore della Carta di Noto: «Sono convinti che i maltrattamenti siano molto diffusi. Così si va fuori strada».Lo speciale contiene tre articoliÈ il 10 ottobre del 2018. Al teatro Metropolis di Bibbiano è in programma un grande convegno organizzato dall'Unione dei Comuni Val d'Enza. Tra i promotori ci sono anche la Regione Emilia Romagna e l'Ausl di Reggio Emilia. Il titolo è: «Rinascere dal trauma: il progetto "La Cura"». Il partner principale dell'iniziativa è il Centro «Hansel e Gretel» di Claudio Foti, arrestato nell'ambito dell'inchiesta «Angeli e demoni». La direzione artistica e la regia dell'evento sono affidate a Fadia Bassmaji, anche lei attualmente indagata. Partecipano: Paolo Burani (indagato); Nadia Bolognini (indagata); Francesco Monopoli (indagato); Marietta Veltri (indagata); Marco Scarpati (indagato); Federica Anghinolfi (indagata); Andrea Carletti (indagato). Sono i nomi che ormai abbiamo imparato a conoscere: sempre gli stessi che si ripetono e rimbalzano di convegno in convegno. E c'è un altro nome che talvolta si affaccia. È quello di Gloria Soavi, psicologa e psicoterapeuta ferrarese, già dirigente presso l'Asl di Ferrara, consulente tecnico d'ufficio e, soprattutto, presidente del Cismai, organizzazione che ha collaborato alla produzione del convegno di Bibbiano. È la stessa Soavi che, nel maggio del 2016, ha partecipato a un altro grande evento, sempre al teatro Metropolis di Bibbiano. Un convegno intitolato: «Quando la notte abita il giorno: l'ascolto del minore vittima di abuso sessuale e maltrattamento». I partecipanti? Ovvio, sempre i soliti: Anghinolfi, Bassmaji, Foti, Bolognini, Scarpati, Monopoli... Patrocinio offerto dalla Regione Emilia Romagna, con tanto di commossa introduzione a cura di Roberta Mori del Partito democratico, probabilmente il maggiore sponsor del giro della Val d'Enza. Anche in questo caso, il Cismai era tra gli organizzatori. l'origineMa di che cosa stiamo parlando, esattamente? Il Cismai è il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia. È nato nel 1993 e ha la sede legale a Castelnuovo Rangone, provincia di Modena. Una delle sue fondatrici, Marinella Malacrea, lo definisce come una «community di professionisti». In sostanza è un insieme di associazioni che, tra enti e persone fisiche, conta 495 membri in tutta Italia. Stando alla descrizione presente sul suo sito, il Cismai ha come obiettivo quello di «costituire una sede permanente di carattere culturale e formativo nell'ambito delle problematiche inerenti le attività di prevenzione e trattamento della violenza contro i minori, con particolare riguardo all'abuso intrafamiliare». Non è certo la prima volta che del Cismai si parla sui giornali, anzi. Il coordinamento compare, in un modo o nell'altro, in quasi tutti i grandi casi di abusi su minori della storia recente. In particolare, però, gli operatori legati al Cismai compaiono sempre nelle storie di abusi inventati o comunque discussi. A partire proprio dal famoso caso Veleno, nel quale una ginecologa, Cristina Maggioni, all'epoca indicata come vicina al Cismai (oggi però non risulta tra i soci), si trovò a lavorare fianco a fianco con Cristina Roccia (del centro studi Hansel e Gretel ed ex moglie di Claudio Foti). «C'è un dettaglio molto interessante che riguarda le esperte che hanno interrogato i bambini della Bassa Modenese», commenta Pablo Trincia, autore del libro Veleno (Einaudi). «Le dottoresse Roccia e Farci, consulenti del Tribunale che hanno interrogato alcuni bambini, lavoravano a Torino, mentre Valeria Donati e le sue colleghe dei Servizi sociali esercitavano a Mirandola e in Emilia Romagna. Pur operando in regioni diverse avevano dato la stessa interpretazione ai racconti dei bambini. All'epoca dei fatti tutte loro facevano parte, o avevano seguito i corsi di formazione, del Cismai. Si tratta di un'associazione estesa su tutto il territorio nazionale». Il punto, a proposito del Cismai, non è solo che i suoi membri possano avere, negli anni, commesso degli errori. Il problema riguarda piuttosto il metodo che i professionisti che gravitano nell'orbita del coordinamento utilizzano. «Le linee guida del Cismai», spiega Pablo Trincia, «indicano un metodo preciso da utilizzare quandosi ascolta un minore». È stata Gloria Soavi, ricorda Trincia, a ribadire che «l'approccio è al bambino in quanto presunta vittima, con uno stato psicologico e una situazione di trauma, nella consapevolezza che una neutralità assoluta in un rapporto nei confronti di un bambino non ci può essere». E proprio su questo punto, conclude il giornalista delle Iene, «il Cismai è stato, ed è tutt'ora duramente criticato da una parte della comunità scientifica». Anche la politica si è più volte interessata al coordinamento e ai suoi metodi. l'interrogazione Nel 2001 alcuni senatori della Repubblica, tra i quali l'avvocato Augusto Cortelloni (Udeur), presentarono un'interrogazione che tirava in ballo la già citata dottoressa Cristina Maggioni. I senatori chiesero se rispondesse al vero che la professionista avesse curato per le Procure italiane ben 358 perizie, per essere poi qualificata dal pm della Procura di Milano Tiziana Siciliano come una persona «incompetente, inaffidabile, neofita della materia, se non in mala fede». La parte conclusiva di quell'interrogazione di 18 anni fa sembra essere uscita direttamente dalle carte dell'odierna inchiesta «Angeli e demoni». Chiesero i senatori «se non sia vero che l'applicazione del protocollo Cismai sia palesemente lesiva dei diritti della difesa, del principio costituzionale del ́giusto processo, nonché altamente idonea a snaturare le regole processuali penali esistenti». Secondo l'interrogazione, in pratica, la finalità degli operatori legati al Cismai sarebbe stata sempre la stessa: dimostrare ipotetiche e troppo spesso inventate violenze sessuali. I senatori si chiedevano infatti «se non sia vero che attraverso l'applicazione del metodo Cismai si addivenga sempre e comunque a pronunce penali di condanna anche nei confronti di soggetti innocenti», perché «il protocollo prende le mosse dalla presunzione di colpevolezza certa dell'indagato». Non solo: nell'interrogazione si domandava anche se «non sussista il pericolo che i soci, nell'esercizio degli incarichi ricevuti dalla magistratura, considerati gli obblighi Cismai a cui sono tenuti, perpetrino condotte penalmente rilevanti, come, ad esempio, la frode processuale, la falsa perizia o falsa interpretazione, intralciando, di conseguenza, l'attività dell'autorità giudiziaria».Tanti rapporti Lette quasi vent'anni dopo, sono parole che fanno spavento. All'epoca dell'interrogazione, nel 2001, il ministro della Giustizia era Piero Fassino. Rispose semplicemente che i professionisti del Cismai erano tutti titolati e con i curricula in ordine. Disse poi che avrebbe fatto ulteriori approfondimenti, ma non si ha notizia di grandi iniziative. Da allora, i professionisti del Cismai hanno continuato a lavorare un po' dappertutto, spesso collaborando con le istituzioni. Non per nulla, tra i soci del coordinamento compaiono numerosi enti pubblici: si va dall'Asl 2 di Torino al Comune di Vicenza, dall'Ulss 1 di Belluno al Centro regionale per la diagnostica del bambino maltrattato di Padova. Poi troviamo il Comune di Genova per il progetto Contrasto al maltrattamento e all'abuso, il Comune di San Giuliano Milanese per il Servizio minori e famiglie, il Comune di Trieste per il Servizio minori, l'Ospedale Pediatrico di Bari, il Comune di Napoli, il Comune di Albano Laziale, le Comunità educative per Minori di Ferrara e Argenta, l'Unione dei Comuni modenesi area nord per il Servizio minori famiglie e giovani, l'Unione dei Comuni Valle Savio di Cesena, e l'Usl della Romagna. Nel 2013, il Cismai ha collaborato con l'ufficio del difensore civico dell'Emilia Romagna per il dossier intitolato L'ascolto del minore nei procedimenti giudiziari civili e penali, curato da Elena Buccoliero. Costei è l'attuale direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati. Il suo nome compare nelle carte dell'inchiesta «Angeli e demoni». La Buccoliero non risulta indagata, ma secondo il gip di Reggio Emilia era il tramite tra Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali Val d'Enza, e alcuni «giudici amici», che avrebbero potuto contribuire alla causa del sistema bibbianese. Ah, tanto per non farsi mancare nulla: la Buccoliero, nel 2018, ha scritto un libro assieme a Gloria Soavi... Sono numerosi i progetti della Regione Emilia Romagna con cui il Cismai ha collaborato. E sono strette anche le relazioni del coordinamento con il Garante per l'infanzia, Filomena Albano. Fra le altre cose, la Albano ha firmato una convenzione che porterà, tra un anno, alla pubblicazione, presentazione e diffusione di un dossier sui maltrattamenti dei bambini e degli adolescenti in Italia. Uno dei due partner è il Cismai.Gli stessi nomi Come dicevamo, i nomi sono sempre quelli. Tornano nell'inchiesta Veleno, in «Angeli e demoni». Compaiono anche nel caso di Angela Lucanto, la protagonista del libro Rapita dalla giustizia di Maurizio Tortorella e Caterina Guarneri (da cui la recente fiction con Sabrina Ferilli). Anche lì si parlava di abusi mai avvenuti, anche lì entrò in gioco Claudio Foti. In quella brutta storia c'entrava una ragazza di nome Antonella, che s'inventò violenze e molestie. A sentirla fu pure la neuropsichiatra infantile Marinella Malacrea, socio fondatore del Cismai. L'anno scorso, la signora ha sfornato un libro intitolato Curare i bambini abusati (Raffaello Cortina), con interventi di Claudio Foti e Nadia Bolognini tra gli altri. Ma restiamo un attimo sul caso Lucanto. Il pm, in quella circostanza, era Pietro Forno. Come scrisse Il Foglio nel 2001, «durante il processo di primo grado [...] , la psicoterapeuta Marinella Malacrea viene sospettata di fare perizie “forzate". Uno degli avvocati, Guido Bomparola, chiede che un foglietto di appunti della psicoterapeuta venga allegato agli atti. C'è scritto: “Con Forno rimango poi d'accordo che farò bastare gli elementi che ho… informo Forno che se non riuscirò a produrre un minimo di alleanza (con la teste, ndr) non mi pare utile farle un esame psicologico, sarebbe… (non si capisce la parola, ndr) oltre che controproducente».La difesa In questi giorni, da quando è esplosa l'inchiesta «Angeli e demoni», sul sito del coordinamento compare un comunicato intitolato «il Cismai è una comunità scientifica, non una fabbrica di mostri». Dicono i vertici dell'associazione: «Ci dispiace e ci preoccupa essere dipinti come professionisti ossessionati dalla necessità di costruire mostri, come figure professionali pregiudizialmente ostili verso le famiglie che hanno problemi coi figli. Ci indigna essere definiti complici di una strategia complottista allo scopo di creare falsi abusi».L'elenco dei casi dubbi, discutili, discussi e smentiti, tuttavia, è lungo e davvero inquietante. Se il Cismai non è una «fabbrica di mostri», resta che forse, nei metodi che utilizzano i suoi associati e gli operatori di riferimento, c'è qualcosa da rivedere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-grande-rete-dei-professionisti-degli-abusi-che-colleziona-errori-2639167886.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tifano-ong-e-attaccano-il-ddl-pillon" data-post-id="2639167886" data-published-at="1757918107" data-use-pagination="False"> Tifano Ong e attaccano il ddl Pillon Basta navigare per qualche minuto nella sezione del suo sito dedicata alle news per comprendere il posizionamento del Cismai. A gennaio, ad esempio, ha diramato più di un comunicato stampa sul caso della Sea Watch ferma in mare. In una delle note era intervenuta addirittura la presidente Gloria Soavi con queste parole: «Vietare lo sbarco viola la legge Zampa e la Convenzione Onu». E, per cercare di dare una struttura scientifica alle leve ideologiche usate per fare pressing sull'apertura dei porti, entrò nel dibattito dicendosi d'accordo con il medico di bordo: «Non è possibile escludere episodi di autolesionismo». La finalità: «Chiediamo che siano fatti sbarcare e che siano garantite loro le cure necessarie, in modo che possano quantomeno ritrovare un po' di speranza. Questa situazione è gravissima». L'altro tema che caratterizza il Cismai e che sembra appassionarlo nei dibattiti è il disegno di legge Pillon, su separazioni, divorzi e, appunto, affido dei minori. Come la pensano al Cismai? Il 10 novembre 2018 il coordinamento aderì a una manifestazione di protesta, con la Cgil e le associazioni di femministe, organizzata in tutta Italia. In un comunicato spiegarono così le ragioni di quella partecipazione: «La nostra contrarietà è legata al senso del nostro impegno in difesa dei diritti dei minori di età. Il nostro è un no ad una visione che nega la centralità dei diritti dei minori, che nega la necessità di ascoltare la loro voce, la loro sofferenza e il loro punto di vista. I bambini non sono pacchi. I loro diritti non sono negoziabili». E per dare più forza a quella presa di posizione era scesa in campo pure la presidente Soavi, che dopo aver esposto le «forti contrarietà del coordinamento», ha pensato bene anche di mettere in guardia i cittadini «sulle possibili gravi ripercussioni sulla vita dei minori». Ecco le sue parole: «L'approccio del ddl Pillon è generalista e finisce con il penalizzare le complessità delle situazioni. È pensato sulle istanze degli adulti e non tiene conto dei diritti delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi. Abbiamo bisogno invece di avanzare sulla strada dei diritti dei minori e non retrocedere: se un bambino manifesta la volontà di non incontrare un genitore la prima cosa da fare è capire perché e non pensare che uno dei due genitori lo stia influenzando o, peggio, che il bambino menta». Sempre che il bambino non si trovi in una situazione da «Angeli e demoni»... Fabio Amendolara <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-grande-rete-dei-professionisti-degli-abusi-che-colleziona-errori-2639167886.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="un-modello-sbagliato-trova-violenze-anche-se-non-ci-sono" data-post-id="2639167886" data-published-at="1757918107" data-use-pagination="False"> «Un modello sbagliato. Trova violenze anche se non ci sono» Avvocato, psicologo, psicoterapeuta, docente universitario. Guglielmo Gulotta è un'autorità in materia di minori, ed è la mente dietro la Carta di noto, importante strumento chi opera nel campo dell'abuso sessuale sui ragazzini. I professionisti che si riferiscono alla Carta di noto vengono spesso presentati come i «grandi avversari» del Cismai, i cui componenti, negli anni, non hanno risparmiato critiche pesanti. Gulotta, però, la vede un po' diversamente. «Sono riusciti a far credere, e molti magistrati ci hanno creduto, che esistessero due scuole di pensiero», spiega. «Una che fa capo a quelli che sono i “pratici" dei Centri di tutela del bambino, l'altra che fa riferimento agli accademici e a qualche professionista. Ma così non è». Gli «accademici» sareste voi della Carta di Noto. «In realtà la Carta di Noto è nata proprio per rispondere a un'esigenza degli operatori ed è il precipitato della letteratura scientifica internazionale. Dall'altra parte, invece, si fanno documenti, lezioni, conversazioni che partono da una premessa non provata: che gli abusi sessuali nei confronti di bambini anche piccoli in ambito famigliare siano comuni. È un fenomeno, si dice, diffuso e che non è facile da scoprire, anche perché spesso i bambini sono minacciati, sono reticenti e anche quando ritrattano non c'è da fidarsi. Quella sugli abusi diffusi, tuttavia, è una profezia che si auto avvera». Cioè? «Mi spiego. Sulla base di questa premessa non provata, molti Centri - non dico tutti, ma molti - anche in buona fede, intervistano i bambini con domande suggestive quali “cosa ti ha fatto il papà?" (e quindi qualcosa deve avergli fatto), “dove ti ha toccato?" (e quindi da qualche parte deve averlo toccato). E il risultato è che trovano in segni equivoci la prova del fatto che sono di fronte a un abuso». Facciamo un esempio concreto. «Marito e moglie sono in conflitto. La bambina ogni tanto passa del tempo con il padre separato. Dopo uno di questi incontri torna ed è un po' arrossata nelle parti genitali. La mamma chiede “chi è stato?" o “che cosa è successo?". Non porrebbe queste domande se avesse un foruncolo sul naso o un lobo arrossato. La bambina risponde come può, la mamma teme che “qualcosa" sia successo. Non è detto che la mamma voglia calunniare: è preoccupata. Anche perché può pensare che il marito, il quale magari l'ha tradita con una donna più giovane, sia capace di tutto. Così madre e figlia si recano in un Centro. E lì trovano qualcuno impreparato che, partendo dalla premessa che gli abusi siano comuni, riscontra che qualcosa è successo. In sostanza, la premessa diventa provata perché qualcuno - partendo da un presupposto errato - continua a riscontrare che ci sono abusi. Anche se non ci sono quasi mai tracce di tipo fisico che questi abusi li dimostrino». I vostri contestatori (quelli che fanno riferimento al Cismai, tra gli altri) dicono che voi difendete i pedofili. «Hanno detto anche che la Carta di Noto è qualcosa che abbiamo prodotto per aiutare i nostri clienti accusati di queste malefatte. Però sono state prodotte, nel 2010, le Linee guida nazionali, che dicono praticamente le stesse cose, con la partecipazione di due rappresentanti per ogni associazione scientifica: Società italiana di criminologia, Società italiana di medicina legale, Società italiana di neuropsichiatria infantile, Società italiana di Neuropsicologia, Società italiana di psichiatria, Società di psicologia giuridica. Hanno addirittura sostenuto, taluni, che il gruppo che afferisce alla Carta di Noto prende queste posizioni per lucrare professionalmente. Ancora si dimostra come, oltre tutto, ragionano illogicamente. L'indignazione che insorge per le pratiche che abbiamo criticato, tende a scoraggiare la diagnosi di falsi abusi, il che dovrebbe far diminuire il nostro lavoro professionale». Resta che non tutti gli abusi sono inventati. «Ovviamente i pedofili ci sono. E nessuno nega che esista l'incesto. Ma qui stiamo parlando di casi in cui sono coinvolti bambini piccoli e c'è di mezzo un conflitto famigliare. C'è addirittura chi dice che non esista il meccanismo chiamato alienazione genitoriale, cioè la manipolazione psicologica che un genitore fa del bambino contro l'altro genitore. Ci dicono che l'alienazione parentale non è riconosciuta dal Dsm. Ma nemmeno lo stalking o il mobbing lo sono. Significa forse che non esistono?». Esiste una letteratura scientifica su tutto ciò? «Quando dico che la Carta di Noto è il precipitato di tanto sapere, invito ad andare su Google Scholar, che dà conto della produzione scientifica in relazione a differenti argomenti. Si può vedere come ci sono 141.000 pubblicazioni che parlano delle domande ai minori vittime, 41.800 articoli sulla alienazione parentale e 23.400 pubblicazioni sulla suggestionabilità dei bambini. I nostri protocolli estraggono da tutta questa letteratura dei principi utili per i professionisti. Coloro che non tengono conto dei protocolli prodotti, conoscono questa letteratura?». Francesco Borgonovo
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
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