2019-01-24
La grande abbuffata di estrogeni può renderci sterili, obesi e depressi
Oli essenziali, tè, soia e ginseng: moltissimi i cibi di uso comune che alla lunga rischiano di causare gravi squilibri ormonali e responsabili di problemi di salute quali obesità, depressione, tumori, sterilità che possono impiegare anni prima di manifestarsi.Ha messo all'indice l'olio essenziale di lavanda e quello dell'albero del tè, ma anche la soia, il ginseng, il fumo di cannabis, gli aromi artificiali e un nutrito elenco di sostanze che, se ingerite, eserciterebbero un'attività analoga a quella degli estrogeni. Interferenti endocrini presenti nell'ambiente, possono avere effetti sugli ormoni che regolano lo sviluppo e la riproduzione quindi sono dannosi per la salute. Anthony G. Jay, ricercatore presso la Mayo clinic nel Minnesota, sul suo sito Ajconsultingcompany.com e attraverso Youtube non si stanca di ripetere che dobbiamo prestare attenzione a quello che inaliamo, tocchiamo, portiamo al nostro interno. A partire dall'acqua destinata al consumo umano, non filtrata dagli estrogeni dispersi attraverso shampoo, saponi, farmaci o la pillola anticoncezionale. Due anni fa pubblicò Estrogeneration. Come gli estrogeni vi fanno diventare grassi, malati e sterili, cupa descrizione di un'umanità minacciata dall'uso sconsiderato di ormoni, con uomini condannati a un'inesorabile femminilizzazione. Ricordando che «la maggior parte delle cellule del corpo hanno recettori per gli estrogeni e che, una volta legato a queste proteine, l'ormone steroideo può entrare nel nucleo della cellula e agire sul dna», il biochimico individua estrogeni naturali e artificiali profusi in diserbanti, saponi, profumi, creme solari, plastica. Tutti responsabili di problemi di salute quali obesità, depressione, tumori, sterilità che possono impiegare anni prima di manifestarsi, compromettendo anche lo stato fisico delle generazioni a venire. Nella classifica dei più pericolosi, accanto a noti interferenti endocrini sintetici quali ftalati, composti perfluorati, bisfenolo A o atrazine (sostanze chimiche presenti e persistenti nell'ambiente e negli alimenti, dagli erbicidi alle plastiche). Accanto allo Zearalenone (Zea), una microtossina prodotta da alcuni funghi contaminanti di cereali (soprattutto il grano) e quindi di mangimi, con un effetto dirompente sull'equilibrio ormonale degli animali e forse anche dell'uomo, Anthony posiziona il rosso alimentare allura o E129. Colorante sintetico per vino, analcolici, succhi d'arancia rossa, ma anche in alcuni insaccati, caramelle e barrette energetiche alla frutta, provocherebbe allergie e iperattività nei bambini ed è estrogenico. Forse i coloranti artificiali riusciamo a tenerli fuori dalla nostra alimentazione, certo resteranno male gli appassionati di rimedi naturali nel leggere che Jay punta il dito anche contro fitoestrogeni come la lavanda, gli estratti di citronella, l'olio della melaleuca alternifolia (meglio nota come albero del tè) dalle proprietà antisettiche, gli integratori a base di geraniolo, trifoglio rosso, erba medica, lino, soia. Non è l'unico a sostenerlo. Lo scorso marzo, J. Tyler Ramsey dell'Istituto nazionale di scienze della salute ambientale statunitense (Niehs), aveva dimostrato da prove di laboratorio che la lavanda e l'olio dell'albero del tè hanno proprietà estrogeniche e anti androgeni. «La nostra società ritiene che gli oli essenziali siano sicuri, invece dovrebbero essere usati con cautela perché alcune delle sostanze chimiche di cui sono composti sono potenziali perturbatori endocrini», affermò il ricercatore. Gli studi misero in relazione l'utilizzo di questi oli anche con la comparsa di ginecomastia, lo sviluppo anomalo delle mammelle negli uomini. «Le concentrazioni di sostanze estrogeno simili in queste piante sono davvero molto basse e non possono provocare ginecomastia, dovuta a un'aumentata produzione di estrogeni o a una minore produzione di androgeni», sostiene Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia all'università di Padova e direttore dell'Unità operativa complessa di andrologia e medicina della riproduzione dell'Azienda ospedaliera patavina. «Certo le concause possono giocare un ruolo determinante. Se un soggetto è obeso, ha poco testosterone e un po' più di estrogeni, con un'alimentazione sbagliata scatena subito il sintomo clinico», spiega l'andrologo. Consumare molta soia, invece, può produrre effetti fisiologici, afferma Foresta. I suoi studi hanno dimostrato come le modificazioni ambientali influiscano sul sistema endocrino dell'uomo, «soprattutto sostanze chimiche quali ftalati e diossine sono preoccupanti, perché non esistono in natura e agiscono come interferenti endocrini. Vanno monitorati, non facciamoci ingannare dalla bassa concentrazione nel singolo alimento, per comprenderne la dannosità bisogna pensare alla sommatoria delle sostanze contaminate che ingeriamo ogni giorno». Il bioaccumolo e le interazioni di miscele di interferenti endocrini, che condividono lo stesso meccanismo, già producono effetti: «L'uomo si sta estrogenizzando, come è accaduto agli animali che vivono in ambienti inquinati. Dobbiamo tornare a un'alimentazione sana, diversificata, evitando prodotti con coloranti, contaminanti chimici o a lunga conservazione. Le sostanze chimiche con cui entriamo in contatto agiscono con alterazioni nella pubertà e forse già nella fase prenatale», avverte il professore. Anche all'acqua bisogna stare attenti, conviene l'andrologo, «perché si possono riversare concentrazioni molto elevate di farmaci ad attività estroprogestinica. Gli estrogeni sono molto piccoli, per riuscire a escluderli o a limitarne la presenza i filtraggi degli impianti di depurazione devono essere potentissimi». La percentuale di rimozione dipende dall'efficienza dell'impianto, ma la verità è che «non esiste, al momento, una lista univoca di composti classificabili come distruttori endocrini da ricercare nelle acque», precisa Annamaria Colacci, responsabile del Centro tematico regionale ambiente, prevenzione e salute di Arpae Emilia Romagna. «Il termine distruttore è da preferirsi a interferente, perché è maggiormente legato al concetto di avversità. Un distruttore endocrino altera la funzione o le funzioni del sistema endocrino e conseguentemente causa effetti avversi per la salute in un organismo, nella sua progenie o in una sottopopolazione». «Tra le 45 sostanze prioritarie da ricercare nelle acque dell'Unione europea non ci sono farmaci», prosegue la biologa, specializzata in genetica applicata, «e il 2 etilesilftalato (uno ftalato usato come plastificante, ndr) è l'unico composto per il quale è stato definito un modo d'azione di distruttore endocrino, in quanto possibile cancerogeno». Oltre alle sostanze pericolose da monitorare, una direttiva europea del 2013 ha previsto lo strumento della watch list, elenco di controllo preliminare di composti attivi emergenti, che potenzialmente possono inquinare l'ambiente acquatico europeo. In Italia i monitoraggi sono coordinati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con campionamenti effettuati «almeno una volta l'anno» nei 25 punti di prelievo individuati in collaborazione con le Regioni. «Nella watch list sono stati inclusi tre ormoni fisiologicamente prodotti dall'uomo o utilizzati per contraccezione o in terapie ormonali sostitutive: il 17 alfaetinilestradiolo (Ee2), il 17 betaestradiolo (E2), e l'estrone (E1)». Sono ormoni di origine biologica ma anche sintetica, con effetti sulla funzione riproduttiva di maschi e femmine e corresponsabili di malattie cronico degenerative, diabete, obesità, come molte evidenze scientifiche stanno dimostrando. Dovrebbero essere classificati come pericolosi e sparire dalle nostre acque.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.