2018-06-23
La funzione sociale degli orti urbani contro droga, degrado e malaffare
Coprono 1,9 milioni di metri quadrati di aree pubbliche e sono un modo per recuperare le zone abbandonate A Genova ortaggi nell’ex campo rom, a Napoli l’oasi nel regno dei clan. Amazon manda il kit «fai da te» a casaSecondo una nuova indagine Istat-Coldiretti gli orti urbani in Italia, quelli posti su terreni comunali, divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione da parte di singoli o famiglie, coprono oltre 1,9 milioni di metri quadri di proprietà pubblica. L’aumento è del 36,4% negli ultimi cinque anni. La nuova fonte è l’ultimo report Ambiente urbano dell’Istat.Grazie agli orti urbani, pubblici e privati, le città diventano più verdi, «amichevoli» e utili per l’uomo. L'orto urbano è una risposta al cemento e uno spazio di socializzazione: nella riservata Gran Bretagna c’è chi ha trasformato il piccolo giardino davanti casa in un orto comunitario, rimuovendo pure le recinzioni per permettere al vicinato di raccogliere i prodotti. Ma anche a Napoli, dove la malavita controlla certi quartieri, l’orto urbano è un modo «furbo» di riappropriarsi del territorio, visto che i cittadini ne possono trarre un piccolo utile. Altro esempio, in tal senso, sono i quasi tre ettari di orti urbani a Librino (Catania), quartiere difficile in mano alla criminalità dello spaccio di droga, della ricettazione e del traffico d’armi. In un vicolo del quartiere Ballarò, a Palermo, a fine maggio è stato inaugurato l’orto sociale Gallo garden per la riappropriazione di spazi urbani dimenticati. Ancora a Napoli gli orti sociali urbani della periferia di Ponticelli, realizzati nel parco Eduardo De Filippo e gestiti dal Sert dell'Asl Napoli 1 con l’aiuto di associazioni, parrocchie e cittadini, sono un’oasi nell’hinterland orientale più estremo in mano ai clan.cassette sul cementoA Genova, sempre nel mese scorso, è stato smantellato un campo rom abusivo che sorgeva ai piedi degli Erzelli, in via dell’Acciaio a Sestri Ponente: le ruspe sono entrate in azione e, dopo aver abbattuto le baracche dei rom, hanno spianato il terreno che accoglierà i nuovi orti urbani. A Vicenza, invece, gli orti urbani non si possono fare, almeno per il momento, poiché il terreno sembra avvelenato. Il Comune ha bloccato i lavori al quartiere Pomari, dove storicamente la terra è fertile. Spiegano quelli del comitato locale: «I lavori sono fermi in seguito alle indagini ambientali svolte sui terreni, le analisi hanno portato al ritrovamento di importanti anomalie rispetto ad alcune sostanze inquinanti». Il sospetto è che ci sia un inquinamento da metalli pesanti. A Milano, le Libere rape metropolitane, la rete degli orti e giardini comunitari di Milano sorta nel 2010, da anni partecipano alle campagne di «critical gardening», denunciando l’abbandono delle aree pubbliche, specie se marginali o problematiche socialmente, da parte delle istituzioni. «L’orto comunitario può essere realizzato anche sul cemento o in luoghi che presupponiamo inquinati: l’importante è coltivare in casse fuori terra, meglio se con terra biologica. Così possiamo seminare ovunque. Non c’è nemmeno bisogno di contenitori troppo grandi, gli ortaggi hanno bisogno di poco spazio per crescere», afferma Mariella Bussolati di Ortodiffuso, un nodo della rete delle Libere rape metropolitane milanesi. Milano ha 74.000 metri quadrati di orti urbani, prima città in Lombardia, mentre la regione conta più di 3.000 orti urbani; il Comune di Milano ha riconosciuto l’importanza sociale dei giardini e degli orti comunitari. A Roma il Comune sta cercando di ottenere un finanziamento di 520.000 euro dal programma europeo Urbact per insegnare le «best practice» orticole alle città di La Coruña (Spagna) e Vilnius (Lituania).controllo del territorioIn alcuni Paesi dell’Europa meridionale, il fenomeno degli orti urbani o comunitari resta una delle risposte alla crisi economica e alla disoccupazione. Chi ha perso il posto di lavoro coltiva l’orto comunitario per sentirsi ancora utile: gli orti svolgono così anche una funzione sociale di aiuto e, se possibile, di recupero. In Europa gli orti anticrisi, un remake degli «orticelli di guerra» di memoria mussoliniana, sono gettonati in Grecia. A Salonicco ce n’è uno in un’ex caserma, a Atene un altro in un aeroporto chiuso: dall’inizio della grande crisi del 2008 la frutta, gli ortaggi e la verdura di questi orti sono venduti a prezzi calmierati nei mercati delle piazze. In Spagna il fenomeno degli orti urbani, più di 15.000, è diffuso in oltre 200 città. A Barcellona, nella zona delle Ramblas, i coltivatori degli orti urbani, grazie alla loro costante presenza in quel difficile quartiere cittadino, sono riusciti a sottrarre diverse adolescenti al giro della prostituzione.Ma c’è un’altra ragione che potrebbe spiegare la diffusione degli orti urbani comunitari: la necessità di controllare il territorio da parte degli amministratori locali e il risparmio per le casse comunali. Infatti, per quanto riguarda i Comuni, sembra che gli amministratori stiano capendo di avere in mano una carta in più per monitorare e migliorare il territorio, senza gravare sui bilanci pubblici. L’orto urbano è pure un modo per rispondere al bisogno di tagliare l’erba infestante, rimuovere un albero secco o dei rovi, riappropriarsi di costruzioni abbandonate infestate dalle sterpaglie. Un tempo tale lavoro di pulizia era affidato agli operai dei comuni e delle province ma, col diminuire dei soldi a disposizione delle autonomie locali, le istituzioni tendono a delegare il servizio ai cittadini, permettendo loro di ottenere qualcosa in cambio: rape, melanzane, patate, insalata, cetrioli…attrezzi a domicilioSe per i giovani l’orto urbano può essere un primo passo per riavvicinarsi alla terra, per gli anziani è utile per mantenersi in attività, portando sulle proprie tavole prodotti a chilometri zero. Inoltre, grazie agli orti urbani, nelle città è aumentata la vendita di motozappe, tagliaerba, decespugliatori, soffioni-aspiratori. Anche la multinazionale Amazon dedica una nutrita sezione alla vendita di prodotti e attrezzature necessarie per realizzare un orto urbano: tavoli da coltura, vasche con riserve d’acqua, sistemi d’irrigazione, manuali, strutture in metallo o lignee e ogni tipo di sementi.