Parigi comunica i risarcimenti per i cittadini colpiti da disturbi dovuti alle punture anti-Covid: in maggioranza sono miocarditi e pericarditi, poi ictus e problemi neurologici. Pure Germania e Austria hanno compensato gli effetti collaterali delle campagne In Italia il tema resta tabù. E si discute ancora sulla revoca dell’isolamento dei positivi.
Parigi comunica i risarcimenti per i cittadini colpiti da disturbi dovuti alle punture anti-Covid: in maggioranza sono miocarditi e pericarditi, poi ictus e problemi neurologici. Pure Germania e Austria hanno compensato gli effetti collaterali delle campagne In Italia il tema resta tabù. E si discute ancora sulla revoca dell’isolamento dei positivi.In Francia, già 72 persone hanno ottenuto una compensazione per danni arrecati dalla vaccinazione anti Covid. Il dato è stato fornito alla commissione Affari sociali del Senato francese da François Toujas, candidato alla presidenza dell’Oniam, l’Organismo nazionale per gli indennizzi che si è pronunciato su 241 casi, rispetto alle 1.020 richieste avanzate al 30 giugno scorso e dopo 150 milioni di dosi somministrate in tutto il Paese.Poco più del 30% delle domande è stata accolta, anche se non si conosce ancora l’ammontare della cifra riconosciuta. I danni segnalati riguardano «principalmente miocardite o pericardite», con 211 casi, ha informato Toujas, attuale presidente dell’Istituto francese del sangue (Efs). Nell’ordine di maggior rilevanza delle patologie denunciate, seguivano disturbi neurologici (196, di cui 33 con paralisi facciale), ictus, trombosi, embolie polmonari (129), disturbi articolari (91), dell’udito (67) e dermatologici (31). Il numero più alto di eventi avversi denunciati era in seguito al vaccino Pfizer (in 691 casi) e Moderna (in 199). Restano ancora da valutare 768 domande, dopo averne respinto una decina. Sono numeri piccolissimi, certo, rispetto a un numero troppo alto di persone che soffrono, spesso in modo grave, dopo la vaccinazione, ma almeno si è cominciato a dare qualche segnale di riconoscimento del danno subito. Anche in Austria, dopo più di 20 milioni di dosi somministrate sono state presentate al ministero della Salute 1.851 domande di risarcimento. Fino ad oggi, 88 casi sono stati riconosciuti correlati al vaccino e per 72 persone è stata versata una tantum di 2.000 euro, le altre 16 persone percepiscono una pensione mensile di 700 euro. In Germania, dove con quasi 65 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mancano dati ufficiali su quanti vaccinati abbiano fatto richiesta di indennizzo, abbiamo conferma che ci sono già domande accolte. Il danno da vaccino è stato riconosciuto in 379 casi, ovvero l’11% delle 8.886 domande elaborate. I dati provengono da Zeit Online, che lo scorso mese aveva chiesto alle autorità statali competenti di fornire i numeri esatti e tutti i 16 Stati federali tedeschi hanno risposto. La maggior parte delle domande di indennizzo provengono dalla Baviera (circa 2.100), mentre in coda alla lista si posiziona Brema (con 79). In Turingia, per ogni 100.000 persone vaccinate, l’ufficio competente ha ricevuto più di 22 domande di riconoscimento del danno da vaccinazione, quasi il doppio della media tedesca. Con il 21%, la percentuale di domande riconosciute è più del doppio nella Renania settentrionale-Vestfalia. «Le domande vengono elaborate nell’ordine in cui vengono ricevute», ha spiegato il ministero locale degli Affari sociali, pur dando «la priorità ai casi in cui si è verificato un grave problema di salute o un decesso». La Sassonia-Anhalt ha il tasso di riconoscimento più basso, con solo 4 domande accettate su 180.Il danno da vaccinazione è considerato «la conseguenza sanitaria ed economica di un danno alla salute, causato dalla vaccinazione che va oltre la normale entità di una reazione vaccinale», e dà diritto a prestazioni assistenziali. Gli indennizzi concessi, in molti Stati federali, riguardavano soprattutto casi di trombosi del seno venoso cerebrale e di sindrome di Guillain-Barré, una malattia autoimmune che può condurre a gravi disabilità a lungo termine, paralisi e morte. Le miocarditi, invece, tra i disturbi seri più ricorrenti, sono state ritenute un danno temporaneo alla salute e le persone colpite non ricevono un risarcimento sotto forma di pensione.A giugno, presso il tribunale regionale di Amburgo doveva svolgersi la prima udienza contro Pfizer per una richiesta risarcimento danni da vaccino da parte di una sanitaria, che chiedeva 150.000 euro per essersi ritrovata con aritmia cardiaca e annebbiamento cerebrale. Il processo, però, è stato rinviato a tempo indeterminato perché il grosso studio legale Rogert & Ulbrich che difende la donna voleva un collegio di giudici, in modo che fosse assicurata imparzialità.In Germania, dove la stragrande maggioranza delle richieste di risarcimento è stata presentata contro BionTech, che ha aperto la strada all’uso della tecnologia mRna nei vaccini, ci sono due punti di contatto specializzati per i pazienti che sospettano di avere subito danni post vaccino. Uno è l’ambulatorio speciale dell’ospedale universitario di Marburg, l’altro è l’ospedale Charité di Berlino, ma le liste d’attesa sono molto lunghe e le persone cercano di arrangiarsi con i gruppi di aiuto anche per trovare rimedi alle loro sofferenze. «Bisogna esigere che tali terapie siano controllate, rese anonime e testate in studi clinici», ha dichiarato il professor Christoph Kleinschnitz, neurologo presso l’ospedale universitario di Essen.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





