2025-09-27
La Flotilla sperona Mattarella ma chi è a bordo rischia 12 anni
È sempre più chiaro come le imbarcazioni dirette verso la Striscia stiano cercando l’incidente senza preoccuparsi davvero di far arrivare i pochi aiuti a destinazione. Ma le norme sul tema sono severe.Siamo davvero convinti che sia importante ciò che fa la Global Sumud Flotilla? Da giorni l’attenzione delle principali testate giornalistiche, cartacee e televisive, è concentrata sulle mosse della cinquantina di imbarcazioni che fanno parte della missione verso Gaza. Ufficialmente il viaggio in mare fa parte di un’iniziativa per consegnare cibo alla popolazione palestinese accerchiata dall’esercito israeliano. In realtà, come abbiamo dimostrato ieri, le derrate alimentari sono pochissima cosa rispetto a ciò che è stato annunciato. Infatti, sebbene si sia parlato di 300 tonnellate, nella migliore delle ipotesi sulle barche a vela e sui pescherecci che fanno parte dell’operazione ne sarebbero state caricate un sesto, mentre il resto sarebbe stato dirottato verso il Sudan. Ufficialmente, da Genova, su quattro velieri sono partite nelle scorse settimane cinque tonnellate, una quantità di alimenti capace di sfamare poche migliaia di persone. Dal che si capisce che l’obiettivo della missione non è portare soccorso a una popolazione allo stremo, ma creare un caso, ovvero fare un’operazione politica dove i palestinesi c’entrano poco o nulla. Del resto, se l’obiettivo fosse davvero aiutare donne e bambini, fare in fretta sarebbe stato indispensabile. Invece, gli organizzatori se la sono presa comoda. E a distanza di un mese dall’inizio del viaggio, tra pause e presunti attacchi, sono ancora in alto mare. Da Siracusa a Gaza sono poco più di mille miglia nautiche, che alla velocità di dieci miglia si percorrono in 100 ore, ovvero quattro giorni. Vogliamo prenderci una pausa di riflessione durante il viaggio e calcolare anche qualche imprevisto? Facciamo cinque. Anzi: diciamo una settimana. Quindi in sette giorni sarebbe stato possibile consegnare tonnellate di cibo. Perché impiegare un mese? Ma, soprattutto, perché impiegare, per il trasporto, delle barche a vela, che notoriamente hanno spazi ristretti e dunque non hanno capacità di carico? La risposta è ovvia: perché l’obiettivo della Flotilla non è portare cibo, ma provocare un incidente dalle conseguenze politiche e i parlamentari italiani a bordo non possono non esserne a conoscenza.Se fosse davvero una missione umanitaria, ovvero un viaggio per consegnare aiuti, non solo sarebbero state caricate tutte le 300 tonnellate raccolte, ma gli organizzatori si sarebbero incaricati di inviarle al più presto. Inoltre, di fronte alle difficoltà di giungere a destinazione, ovvero di sbarcare a Gaza, avrebbero accolto con soddisfazione la proposta intermediata dal governo italiano e dalla Conferenza episcopale di affidare le derrate alimentari al Patriarcato cattolico, affinché si incaricasse di farle giungere a destinazione. Invece la risposta dei capi di Flotilla è stata un secco no. Nell’ultima puntata dello Stato delle cose, il programma condotto su Rai 3 da Massimo Giletti, un esponente del gruppo a bordo delle navi in viaggio verso la Palestina, Roberto Ventrella, ha dichiarato senza imbarazzi che l’obiettivo della missione non è portare cibo a Gaza, ma rompere l’embargo intorno alla Striscia. Cioè, Global Sumud Flotilla non è un’iniziativa che punta a sfamare donne e bambini, ma è un’operazione politica, che mira a violare il blocco navale imposto dalla marina militare israeliana. Ventrella ha addirittura spiegato che loro sperano in un incidente, dichiarando di essere un’esca, lanciata nella speranza che Israele compia un passo falso da usare poi contro il governo di Gerusalemme.In pratica, si tratta di un gioco pericoloso, che espone le persone e i parlamentari a bordo a pericoli di cui forse non sono consapevoli. Ma rischia anche di creare grossi problemi al nostro Paese e a chi si rende responsabile di tutto ciò. Un amico magistrato mi segnala l’articolo 244 del Codice penale italiano, che punisce chi compie atti ostili contro uno Stato estero, esponendo l’Italia al rischio di guerra. Visto che il blocco navale è legittimato da una risoluzione dell’Onu, violarlo equivale a esporre il nostro Paese a un grave incidente diplomatico. Un reato che ha conseguenze e prevede una pena dai tre ai 12 anni. Lo sanno gli onorevoli che sventolano la bandiera palestinese che stanno andando a gonfie vele verso il disastro? Di sicuro lo sa il capo dello Stato, che ieri ha invitato i militanti di Flotilla a consegnare il cibo alla Cei e a tornarsene in canotto a casa.
Benjamin Netanyahu (Ansa)