2022-07-31
La Firenze scomparsa è rimasta impressa nella nostra memoria e nei suoi alberi
Gli abitanti e le botteghe sono stati espulsi dal centro della città museo. Nei parchi però ci sono ancora i testimoni del passato.Estate, caldo, città semideserte. Ogni anno ai telegiornali si lamentano di quanto faccia caldo. Gli anziani soffrono, i giovani boccheggiano, le fontane sono prese d’assalto da cani e padroni e non sempre risulta chiaro chi siano i primi e chi i secondi. La città ovviamente è sotto assedio, i turisti ordeggiano, le guide con le bandierelle colorate, i loro microfoni portatili, le spiegazioni in italiano e in un inglese talora scarsamente proponibile eppure… monetizzabile. Firenze è una delle mete turistiche per eccellenza del Belpaese, Venezia, Firenze e Roma, il minimo sindacale per chi vuole visitare magari in tre giorni la bella Italia, l’Italia degli Uffizi, dei dogi, di Raffaello e Michelangelo, di Da Vinci e del Tintoretto. Milano la puoi anche saltare, Napoli o Palermo le puoi anche perdere, ma Firenze no.E noi che in questo museo a cielo aperto che è Firenze ci viviamo... Chi di noi si porta addosso abbastanza decenni sa bene quanto sia cambiata, quanto i negozi di un tempo abbiano progressivamente lasciato spazio ad alberghi, bar, boutique per clienti spendaccioni, banche, quanto la vita degli abitanti sia stata spinta via, lontana dalle vie del centro, da questi termitai che sono Piazza San Giovanni, con il Duomo, il Battistero, il campanile di Giotto, via dei Calzaiuoli, Piazza Repubblica, Piazza della Signoria, e quindi Palazzo Vecchio, la Fontana del Nettuno, la Loggia dei Lanzi, e quindi le gallerie degli Uffizi, Ponte Vecchio, l’Arno, Palazzo Pitti, Boboli, Villa Bardini... Qui la gente ha smesso di vivere, se ti sei potuto concedere di restare in queste aree è perché godi di una solida economia finanziaria, altrimenti, come molti, hai venduto e sei andato altrove. Mi dicono che a Venezia sia andata anche peggio, a Roma conosco ricercatrici universitarie che vivono ancora con cinque coinquilini, come quando studiavano. C’est la vie.Si è salvato San Frediano Oltrarno, dove ancora si può intravedere la Firenze delle vie strette e delle botteghe, la gente con la spesa che cammina per strada, chiacchiere quasi da paese. Chissà se resisterà o se invece anche questo mondo sarà spinto altrove, rimbalzato. Qui ho sempre vissuto, tra queste stradine dove negli anni Ottanta potevi incontrare quel piccolo uomo polacco che sembrava un tizio qualsiasi, di nome faceva Tadeusz Kantor, uno dei più innovativi teatranti al mondo, o Vittorio Gassman che aveva la sua scuola di recitazione. Ma quel mondo oramai è soltanto una nube di voci confuse nella mente di chi c’era.Noi signore viviamo sospese in questa città in prestito definitivo. Chi si è sposata e ha avuto dei figli poi li ha visti partire, spesso per l’estero, magari per le stesse città da dove vengono queste legioni di nuovi forzati coi cappelli bianchi e le infradito di cuoio. Un’altra, a un certo punto, non ha più capito dove fosse scappato suo marito ed è rimasta qui, a popolare gli auditori dei festival, della Pergola, di qualche manifestazione di musica. Va ai concerti jazz, partecipa magari come volontaria a Pitti Uomo, o semplicemente vive la città nei luoghi meno affollati e per quanto possibile, in questa grande pozza d’umido che è Firenze, più vivibili. Ogni tanto ci incontriamo e ne parliamo. Alla nostra età ci siamo mantenute abbastanza bene, non siamo certo state disattente come le nostre madri, che spesso a 50 anni sembravano già vecchie, anche se detto così - capisco - può sembrare sciatto e maldestro, maleducato. Ma è ahiloro, la verità. Noi invece ci siamo mantenute in forma e ci troviamo bene in questi nostri corpi moderatamente allenati alla piscina, alla palestra, alla corsa magari lungo i viali delle Cascine, o risalendo fino a Piazzale Michelangelo. Viviamo la città e cerchiamo di goderne.Non abbiamo obblighi, siamo donne libere, massì, emancipate, curiose, generose, se occorre. Io ad esempio sono generosa quando incontro uomini più giovani ma non più i ragazzini. Non che sia una regola, piuttosto si tratta di una dolce abitudine estiva, quando li incontri, desiderosi, vogliosi come te di qualcosa di nuovo ma senza impegni, alla mia età che impegni ti vuoi prendere. E mi pare di capire che un uomo di 30 o 40 anni che prova l’ebbrezza di un’avventura con una signora di 50, o forse anche nei primi 60, si diverta, lascia parlare il suo corpo, che gioisce insieme ai nostri. Per me non è mai stato così piacevole fare sesso.In estate questi nostri appartamenti si popolano di ansimi leggeri, discreti, incontri dediti all’esplorazione, al divertimento puro e semplice. Dura quel che dura, senza nemmeno pensarci, spesso non supera il mese di settembre, quando è come se tutte le cose tornassero ad avere troppo peso, e anche il tempo tornasse a correre troppo in fretta. Chissà, eppure è quasi sempre così.Moreno, l’ultimo dei miei giovani compagni di gioco, è di origini cubane. È qui per studiare arte - cos’altro…?! - e si diverte ad accompagnare una signora evidentemente più grande di lui, con la quale va a teatro, oppure al ristorante, o ancora a ballare il tango - ho sempre amato le danze latinoamericane. Moreno ci sa fare, in tutto, se posso proprio dire… è un passatempo oltremodo gradevole.Ogni tanto ce ne andiamo nei giardini, gli alberi mi danno un senso di pace, quel loro starsene lì a costruirsi, a irrobustirsi, giorno dopo giorno, sempre più resistenti, e flessuosi allo stesso tempo. Mi domando se gli alberi abbiano un pensiero. Mmm? Ce l’avranno dei pensieri, qualcosa che assomiglia ai nostri pensieri? Oppure sono abitati soltanto dai rumori dei loro legni che si piegano, o schioccano, delle linfe che spumano. Che cosa sarà per un albero il rumore? Un borbottio che sale dalla terra? Un frastuono di temporale o di aereo o il clacson di un’auto che lo disturbano? Oppure non c’è nulla, non hanno orecchie, non hanno fori che siano specializzati a percepire i rumori. Io non potrei vivere senza i rumori, senza la musica, ad esempio, e senza i sospiri del fare all’amore. Che vita sarebbe? La vita di un albero? O la vita di un muschio? Di una pietra? Brividi…
Jose Mourinho (Getty Images)