2019-03-25
I Radicali, dalla Rosa nel pugno a un pugno di euro
C'è stato un tempo in cui i Radicali hanno rappresentato idee libertarie e anticonformiste. Si poteva non essere d'accordo con molte loro battaglie, come la legalizzazione della droga o l'aborto, e tuttavia bisognava riconoscere che Marco Pannella e compagni si battevano senza aver alle spalle alcuna lobby che li finanziasse, spinti solo da sentimenti anticonvenzionali, per lo meno per l'epoca, con un coraggio e un'abnegazione che pochi altri esponenti politici avevano. (...) (...) Il partito radicale era una rosa nel pugno, ossia un'offerta politica con le spine, che veniva proposta con una botta nello stomaco. I Radicali avevano la forza di rompere gli schemi e anche di rischiare personalmente gli arresti e i processi. Da Roberto Cicciomessere ad Adele Faccio, da Adelaide Aglietta a Emma Bonino, la loro era una protesta senza limiti, che sfidava le regole, del governo e della morale. In principio ci fu l'anticlericalismo con il divorzio, poi l'antimilitarismo con l'obiezione di coscienza, quindi il femminismo con l'aborto, infine il fumo libero. Di quella stagione politica, certamente gloriosa a prescindere da come la si pensi, oggi che cosa rimane? Poco o nulla. O meglio: rimangono le leggi derivate da quelle battaglie, ossia quella sul divorzio e sull'aborto e anche le conseguenze dell'obiezione di coscienza, cioè la sparizione della leva obbligatoria per i ragazzi di vent'anni. La droga grazie al cielo non è legalizzata altrimenti, conoscendo i nostri governanti, avremmo le tasse pure sulla cocaina, oltre che sul fumo. Ma non è il punto per cui vi parlo di Radicali. La ragione è che l'anticonformismo di cui fu campione quell'autentico istrione che fu Marco Pannella oggi non esiste più. E il suo posto è stato preso dal conformismo di Emma Bonino, una signora partita per rompere gli schemi borghesi e finita per diventarne la più rigida custode. Di lei la cronaca ci tramanda un'immagine agghiacciante, mentre servendosi di una pompa di bicicletta aiuta una donna ad abortire. Quella era una protesta femminista degli anni Settanta, «un atto di disobbedienza civile» a favore dell'autodeterminazione delle donne, contro gli aborti clandestini. Ma poi è venuta la Bonino commissaria europea, quella che in seguito diventerà ministro nei governi Prodi e con il Pd, ossia la signora sottomessa che di fronte agli ayatollah iraniani chinò il capo, coprendoselo con un velo, accettando ciò che Oriana Fallaci non accettò neppure di fronte a Khomeini. Ora il Partito radicale è diviso in due e una parte, quella che fa capo all'ex ministro, è confluita in +Europa. Con il risultato che una lotta politica nata sotto il segno dell'anticonformismo ora prosegue nel solco del più rigido conformismo. Emma Bonino non contesta le convenzioni europee che hanno imbrigliato l'Italia in una miriade di regole burocratiche, anzi ne vorrebbe di più. Lei è per l'integrazione senza se e senza ma, anche a costo di rinunciare alla nostra identità. Il conformismo la porta a predicare anche una maggiore accoglienza nei confronti degli immigrati, unendosi al coro di chi ritiene che senza milioni di extracomunitari il nostro Paese, anzi l'intero continente, non sarebbe in grado di sostenere la crescita economica. La Bonino è quella signora che peregrinando da una tv all'altra denuncia il pericolo di un regime autoritario in Italia, contro il rischio del sovranismo, cioè dell'autodeterminazione dei popoli. E da incendiaria che era è la stessa persona che oggi accetta di convivere all'interno del partito insieme ad alcuni antichi esponenti della Dc come Bruno Tabacci.Dell'esperienza libertaria e fuori dagli schemi del Pr di Marco Pannella, in pratica non resta più nulla. Non una battaglia di rottura, non un'idea fuori dal comune.Il lento declino di Emma Bonino e dei suoi compagni è poi accompagnato da una notizia che mette ancora più tristezza di quanta già non se ne registri nel pensare dove siano finiti i militanti della Rosa nel pugno. La notizia è quella che riguarda i sostenitori di +Europa. In prima fila nella lista spunta il nome di George Soros, un discusso finanziere che ha fatto i soldi speculando in Borsa e sui mercati valutari. Nel mercoledì nero del 1992 si gonfiò le tasche scommettendo contro la sterlina, costringendo anche l'Italia a uscire dal Sistema monetario europeo. Soros vendette allo scoperto 10 miliardi dollari e la lira perse il 30% sulla moneta americana, facendo guadagnare allo speculatore una cifra stimata in 1,1 miliardi di dollari.Che Emma Bonino fosse nel board della Open society di Soros si sapeva. Che +Europa fosse sostenuta dai soldi del finanziere favorevole all'invasione di migranti no. La morale è semplice. I Radicali italiani devono rivedere quello che fu il loro simbolo storico: invece di una rosa, in mano dovrebbero tenere gli euro.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)