2018-08-04
La figuraccia su Daisy è stata inutile: anche a Napoli è subito «razzismo»
Gambizzato un ambulante senegalese al Vasto, quartiere ad alto tasso di malavita. La vittima frena: «Non so dire se è odio etnico», ma il Pd e il sindaco Luigi De Magistris non hanno dubbi: «Conseguenza diretta» dell'opera di Matteo Salvini.Neanche il tempo di smaltire la figuraccia della frittata di Moncalieri, e già i cuochi della sinistra portano in tavola la pizza napoletana del quartiere Vasto. Cominciamo dai fatti. L'altra sera, in via Milano al Vasto, non lontano dalla Stazione centrale di Napoli, un ventiduenne ambulante senegalese, Cisse Elhadji Diebel, è stato colpito alle gambe da alcuni colpi di arma da fuoco. Dalle prime ricostruzioni, a sparare sarebbero state due persone a bordo di uno scooter: tre colpi e fuga. Non si sa di più. Con lucidità, è la stessa vittima (fortunatamente non in pericolo di vita), dal suo letto d'ospedale, a suggerire cautela: «Non so se sia stato razzismo». Invita giustamente a non giungere a conclusioni affrettate anche Antonio De Iesu, il questore di Napoli: «È prematuro fare ipotesi. Esploriamo tutte le possibilità, a 360 gradi, alla ricerca del movente».In effetti non serve Sherlock Holmes per capire che, a Napoli e in una zona letteralmente esplosiva, molte diverse spiegazioni sono purtroppo tutte verosimili: scontro per il controllo del territorio, guerra tra criminalità locale e criminalità «importata», racket, traffico di droga. Per fare un solo esempio, circa un anno fa, lo stesso quartiere fu teatro di una violenta sparatoria tra ambulanti africani per una storia di pizzo sulle bancarelle, e nello scontro rimase orribilmente ferita una bimba di dieci anni.Cautela, dunque? E invece no. Perché la task force della sinistra, formata da Pd e sindacati, anche avvalendosi del ben noto contributo di equilibrio e prudenza del sindaco Luigi De Magistris, ha già risolto il caso. Indovinate la parola magica? Ma sì, la sapete già: razzismo. Parole e musica di De Magistris: «Quello che sta accadendo in Italia da quando c'è il nuovo governo mi preoccupa moltissimo. Sono notevolmente aumentati con un'accelerazione preoccupante i fatti di violenza di connotazione razzista». E voi avete già capito dove si va a parare: il ministro dell'Interno «dovrebbe garantire la sicurezza di tutti, dovrebbe condannare e non alimentare e dare via libera a politiche di discriminazione sul colore della pelle e sulla provenienza geografica». Quindi, sembra esserci la mano di Matteo Salvini: se non era proprio alla guida dello scooter al Vasto, quanto meno è il mandante morale. Non vi basta De Magistris? Ecco allora il suo assessore al Bilancio, tale Enrico Panini: «La sparatoria di ieri al Vasto è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza razziale ed è la conseguenza diretta di una campagna di odio portata avanti anche da chi ha incarichi istituzionali, come il ministro Salvini». Avete letto bene: conseguenza diretta. Non ci fa mancare il suo pensiero nemmeno la vicepresidente dei senatori del Pd, Valeria Valente, secondo la quale siamo davanti «all'ennesimo caso di violenza razzista perpetrata ai danni di persone di colore». E anche qui Salvini non la passa liscia: con le sue parole, secondo la Valente, «protegge i violenti e i razzisti, che dai commenti xenofobi online, decidono di passare ai fatti». Infatti, com'è noto, intorno alla Stazione di Napoli stanno tutti a twittare.E poi Cgil, Cisl, Uil, Camera del lavoro: tutti categoricamente certi che sia stato razzismo. Insomma: non si sa ancora niente di preciso, non ci sono certezze, gli inquirenti invitano alla cautela, ma loro - a sinistra - hanno già capito tutto. E, come pugili suonati, si rialzano in piedi a rischio di beccare un altro diretto alla mascella.Sta tutto qui il dramma della sinistra: una specie di coazione a ripetere, una sorta di disturbo ossessivo-compulsivo. Sempre lo stesso errore, sempre il solito vizio. Non l'umiltà di provare a capire, non il ragionevole dubbio di chi accetta che le cose possano essere ogni volta diverse, ma la sicumera di poter applicare lo stesso schemino preconfezionato, e addirittura - se necessario - piegare la realtà al proprio pregiudizio. Del resto, a proposito di coazione a ripetere, sempre nelle ultime 36 ore c'è stato un altro grande classico della sinistra: l'appello, la raccolta di firme, un bel manifesto contro il governo. Dopo il fiasco rimediato da Rolling Stone (ricorderete le firme farlocche e poi in larga parte ritirate contro Salvini), ieri sono usciti altri due manifesti. La prima iniziativa è un'ennesima dichiarazione pro Aquarius, la nave Ong: l'elenco dei firmatari è un fritto misto (tanti nomi internazionali: c'è pure l'ex calciatore Thuram), ma tra i sottoscrittori compaiono il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e pure un ex presidente del Consiglio, Enrico Letta. Che dunque firma contro il governo del suo Paese.La seconda iniziativa (non sbadigliate, per favore) è il solito appello degli intellettuali, volantinato da Repubblica e Stampa: età media 80 anni, tutti o quasi ex comunisti (prima firma: Massimo Cacciari), per dire che il governo «sta configurando un pensiero unico intriso di rancore e risentimento», e che è urgente opporsi alla «spirale distruttiva in cui si sta avvitando l'Italia». «Prepariamoci alle Europee» è il titolo che Repubblica dà al manifesto. Con queste premesse, un'altra scoppola è possibile.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.