2020-11-25
La fatwa anti capitalista del Papa per farci tutti fratelli (nella miseria)
Ahmed Al-Tayeb Sheikh e Papa Francesco (Franco Origlia/Getty Images)
Il mega convegno sull'«economia di Francesco» suscita seri dubbi sulla visione del mondo del Pontefice. Lui stesso dice di ispirarsi all'imam di Al Azhar, e si vede. Quanto alla decrescita, ci ha già pensato il Covid.Dell'evento Economy of Francesco ad Assisi quasi non si parla, non perché propone l'opposto di Davos, ma perché è «fuori tempo». Era stato concepito per essere discusso a marzo 2020, ma oggi tutto è cambiato da allora, superato grazie agli eventi ultimi del Covid e delle elezioni americane, che cambieranno ogni prospettiva immaginata nove mesi fa e le conseguenti aspirazioni, utopistiche o meno. Negli anni passati, riferendomi al pensiero economico-sociale di alcuni grandi papi (Leone XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) avevo scritto che un papa è il più grande economista. Questo perché un papa meglio di chiunque altro sa quali sono i veri bisogni dell'uomo e come soddisfarli. Oggi ho alcune perplessità al riguardo, a causa di certi dubbi che sono sorti negli ultimi sette anni sul nuovo rapporto tra Magistero ed economia. Dubbi erano venuti dopo la pubblicazione dell'esortazione apostolica Evangelii gaudium, dove si legge che il peggiore dei mali sociali è la inequità. Cioè la cattiva ripartizione delle risorse, non il peccato. Altri dubbi vennero leggendo l'enciclica Laudato si': giustissima l'esortazione a custodire la terra, molto meno l'analisi su origini e responsabilità delle sofferenze climatiche e ambientali. Nuovi dubbi son venuti leggendo Fratelli tutti, l'ultima enciclica di Francesco, che sembrerebbe ispirata da Utopia di San Tommaso Moro, aggiornata su alcuni temi socioeconomici. Ulteriori dubbi poi nascono seguendo le cronache dei convegno di Assisi. Poiché il Papa incoraggia ad avere dubbi spiegando che «il dubbio è una ricchezza», feconda, e dichiarando che lui «non ha fiducia nelle persone che non dubitano mai», mi sento autorizzato ad esporre filialmente il dubbio che Francesco non abbia avuto corretti suggerimenti in materia socioeconomica. Nel videomessaggio di sabato 21 novembre, rivolto ai giovani convenuti ad Assisi, Sua Santità spiega: «Sapete che urge una diversa narrazione economica. L'attuale sistema mondiale è insostenibile da diversi punti di vista. Perché colpisce nostra sorella terra, tanto gravemente maltrattata e spogliata, e insieme i più poveri e gli esclusi». Pensavo che il successore di Pietro considerasse l'attuale sistema mondiale insostenibile perché ha negato il messaggio evangelico di Cristo ed ha ignorato la maggior parte delle leggi naturali volute da Dio, e che il vero «sviluppo integrale» sostenibile voglia necessariamente la conversione al Vangelo. Cosa non ho capito?Nello spirito di Assisi, si intuisce un attacco al capitalismo che avrebbe troppo soddisfatto pochi privilegiati ed impoverito molti altri, creando maggiori diseguaglianze e ingiustizie. Non si può non percepire un attacco alla ricerca di sano merito personale quando il Papa stesso spiega che la meritocrazia è all'origine delle diseguaglianze. Si auspica quindi, oltre a un nuovo capitalismo, demeritologia e inettocrazia? Poiché in Fratelli tutti viene esplicitato che la stessa enciclica è stata ispirata dall'imam di Al Azhar, è ragionevole assimilare la condanna del capitalismo alla fatwa islamica contro il capitalismo finanziario? Allo stesso modo, è ragionevole supporre che la proposta di realizzare una forma di economia cooperativa possa essere ispirata anch'essa alla forma di economia e finanza islamica, che è proprio cooperativa?Era inoltre già stata anticipata dal Papa stesso, in occasione della Giornata per la cura del creato, l'esigenza di un decrescita consapevole. Lamento che il Papa non sia stato informato che il mondo occidentale ha già subito una decrescita, e solo negli ultimi 8 mesi di circa un 10%. Comunque, se una ulteriore decrescita è aupicata e incoraggiata nel mondo occidentale (certo non in Cina), grazie a questa diverremo sì tutti fratelli e uguali, ma nella povertà materiale, intellettuale e soprattutto spirituale. La decrescita danneggia tutti, i più poveri diverranno ancor più poveri e i giovani non troveranno lavoro (magari si presenteranno tutti al concorso per trovar lavoro come guardie svizzere?). In compenso madre terra tornerà ad essere una giungla rigogliosa. Ma le aspirazioni utopistiche di Assisi son già superate dagli eventi che gli «esperti» non hanno ancora spiegato a papa Bergoglio: le soluzioni post Covid e il risultato delle elezioni americane. A salvare il mondo non saranno certo Greta e qualche gastronomo. In un suo libro ancora inedito (anticipato dal Corriere) papa Francesco cita Lutero: «Non aiutare il prossimo è rubare». Io credo che non aiutare il prossimo, potendolo fare, significhi peccare, più che rubare. Ma è proprio il dubbio sulla esistenza del peccato che sta ancora una volta confondendo cause ed effetti nel cattivo uso degli strumenti economici. C'è ancora il peccato? Benedetto XVI non aveva lasciato dubbi in proposito, concludendo Caritas in veritate.