2019-10-10
La famiglia di Desirée denunciata dall’uomo accusato di averla uccisa
Il ghanese a processo per il delitto ha querelato i Mariottini per abbandono di minore.«Me l'hanno ammazzata un'altra volta». È con dolore ma anche con tanta rabbia che Patrizia Mazzoli, la nonna di Desirée Mariottini, accetta di parlare per la prima volta. A un anno dallo stupro della sedicenne di Cisterna di Latina, drogata, violentata e lasciata morire in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma, la signora si è vista denunciare da uno degli imputati (in totale, del delitto sono accusati quattro africani). Due giorni fa, durante l'udienza preliminare del processo a carico di Alinno Chima, Mamadou Gara, Brian Minthe e Yusif Salia, accusati di omicidio e cessione e spaccio di sostanze stupefacenti, l'avvocato Maria Antonietta Cestra che difende il ghanese Salia si è opposta alla costituzione di parte civile da parte dei familiari di Desirée, presentando una denuncia. Secondo il suo assistito, infatti, la mamma, il papà, i nonni e la zia avrebbero «abbandonato» la ragazza, l'avrebbero «lasciata sola, senza alcuna vigilanza e protezione allorché la stessa acquistava droga, e peggio si prostituiva allo scopo». Il gup Clementina Forleo ha reagito dichiarando che «la denuncia non aveva nessuna rilevanza». Gli atti dimostrano il contrario, spiega Maria Teresa Ciotti, legale dei familiari di Desirée. Una denuncia assurda, così ripresa e argomentata ai microfoni di Lazio tv: «Il Salia mi ha detto che se la ragazza quella sera fosse stata a casa, lui non sarebbe in carcere», ha dichiarato la Cestra trovando «giustissimo» il discorso del ghanese. Un tentativo vergognoso di screditare ancora una volta quella povera giovane abusata e ammazzata, gettando altro fango pure sulla famiglia. «Ho scelto il silenzio per mesi soffrendo, dopo le violenze e l'omicidio, l'altro terribile scempio che veniva fatto della figura di mia nipote», dice la signora Patrizia, 65 anni, funzionario giudiziario alla Procura di Latina. «Hanno scritto che siamo una famiglia degradata, mentre mio marito Ottavio Mariottini e io siamo laureati, lavoriamo da una vita e siamo rispettati. Mia figlia non era minorenne quando è nata la bambina, aveva 19 anni ed era consenziente». Racconta: «Desirée è vissuta nella nostra casa fino all'età di 12 anni, quasi fosse la nostra quarta figlia, ma non era affidata a noi. Hanno fatto circolare sue foto dell'epoca in pantaloncini corti, facendo credere che fosse una poco di buono. Ma chi non veste così a quell'età?». La voce si spezza, riprende con foga: «So dal primo giorno della perizia che mia nipote era vergine al momento dello stupro. “Rottura imeneale recentissima" si leggeva nelle prime righe. Non l'ho gridato al mondo quando sentivo dire che si prostituiva. Abbiamo sopportato di tutto e di più. Adesso basta!». Nonna Patrizia ha tanta rabbia in corpo. «Era una bella ragazza, alta, magra, che indossava capi due taglie più grandi di lei. Soffriva per il problema al piede che la faceva zoppicare e per il quale da piccola era stata bullizzata. Cercava di nascondersi, non di mettersi in evidenza. È stata uccisa da mostri e continuano a massacrare la sua memoria». Desirée fu violentata per ore in quell'edificio fatiscente, lasciata morire senza alcuna pietà, impedendole di chiedere aiuto. «Non abbiamo potuto esserle accanto mentre era agonizzante, questo dolore non si placa. In aula quei quattro continuavano a ridacchiare, non mostravano alcun rispetto per noi familiari. Hanno preteso un interprete, facendosi tradurre tutto. Però Yusif Salia ha firmato la denuncia preparata dall'avvocato senza farsela tradurre. Come mai? Come mai siamo venuti a conoscenza del contenuto della denuncia solo leggendo quello che l'avvocato Cestra ha passato ad alcuni giornali?», si chiede Patrizia Mazzoli.«È un boomerang questa mossa del legale del ghanese, perché la costituzione di parte civile dei familiari è stata accettata e adesso noi predisporremo una denuncia per diffamazione o calunnia», annuncia Maria Teresa Ciotti. Per la famiglia rimane un'altra violenza, impossibile da comprendere e da accettare.