2020-09-04
La De Micheli delira. «Pista ciclabile tra Sicilia e Calabria»
Il ministro dem istituisce l'ennesima commissione su un'idiozia. Cestinando 50 anni di progetti sullo Stretto e il tunnel di Giuseppe Conte. Una pista ciclabile sopra lo Stretto di Messina. La proposta è stata lanciata dal ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che è evidentemente impegnata in uno sforzo al limite delle capacità umane: rilanciare l'Italia? Far ripartire le opere pubbliche? Ridurre la burocrazia? Macché: superare il suo predecessore, Danilo Toninelli, nella gara delle minchiate. Essendo la donna assai ambiziosa, non accetta di arrivare seconda in nulla. Nemmeno nel ridicolo. E così immagino che abbia messo a dura prova l'intera struttura dei suoi consiglieri. I quali, poveretti, avranno passato intere notti a chiedersi: e ora cosa proponiamo? Una sopraelevata tra il Monte Bianco e il Monte Rosa? Un tunnel che colleghi il Trasimeno e il lago di Garda? Un porto a Matera? Scartata la funivia a Roma (ci aveva già pensato qualcun altro) e il viadotto tra il Colosseo e il Pincio (per non rubare le idee a Virginia Raggi), alla fine hanno scelto. «Vada per la pista ciclabile sopra lo Stretto di Messina», hanno annunciato trionfanti. E come dare loro torto? In effetti, come idea, pare la più geniale di tutte. L'unica cosa è che non si è ancora ben capito come questa pista ciclabile sarà costruita. Per esempio: su cosa poggerà? Su un ponte di banchi a rotelle, come ha proposto il sempre collaborativo Carlo Calenda? Su un ponte tibetano? Su appositi pedalò? Su un corridoio di boe? Sugli zatteroni di bamboo? Oppure sarà sostenuta dall'alto? Magari da una schiera di dirigibili? O dagli arcangeli celesti? O da uno stormo di uccelli sempre lieti di dare una mano alla loro consimile, quell'aquila della De Micheli? Per il momento nessuno lo sa. Ma il ministro ha l'asso nella manica per risolvere il problema. In effetti: sapete che cosa ha fatto? Lo ha annunciato lei stessa: «Abbiamo istituito una commissione». Non è meraviglioso? Dopo una ventina di task force, gli Stati generali, i comitati consultivi, i comitati tecnici, le commissioni, le riunioni dei consulenti, eccetera, eccetera, è davvero questo ciò di cui l'intero Paese sentiva il bisogno. Una nuova commissione. Per studiare la pista ciclabile sopra lo Stretto di Messina. Del resto, che ci volete fare? Per superare Toninelli nella gara della minchiata bisogna puntare alto. E la De Micheli, sia detto senza ironia, quello ha sempre fatto: parte dal basso e mira in alto, magari con l'aiuto di un bel tacco 12. Dai debiti della sua cooperativa di pomodori al ministero delle Infrastrutture, non si è fermata davanti a nulla: bersaniana con Bersani, lettiana con Letta (fino alle lacrime), renziana con Renzi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con Gentiloni e poi vicesegretaria del partito con Zingaretti. Non perde un colpo: anche la laurea, per dire. Ci ha messo nove anni per prendere quella in scienze politiche, ma ce l'ha fatta. Quanta fretta. Bisogna sapere aspettare. Ancora un paio di proposte come la pista ciclabile sopra lo Stretto di Messina e vedrete che farà il bis. Come minimo, infatti, la fanno ingegnere ad honorem. L'unica cosa che potrebbe ostacolarla, però, è proprio questa storia della commissione. Fare una commissione, infatti, in Italia equivale a dire che non si fa nulla. Tanto più riguardo al ponte sullo Stretto, per il quale sono 50 anni che si fanno commissioni, studi, progetti. Sono 50 anni che si pagano consulenti e società. E con risultati pari a niente. La legge che istituiva l'Ente per il ponte sullo Stretto è del 1971. La società è nata nel 1981. C'è ancora, è in liquidazione. In mezzo secolo abbiamo buttato lì dentro una montagna di soldi senza riuscire mai a posare nemmeno una pietra della grande opera. Senza mai vedere iniziare i lavori. Abbiamo riempito stanze di carte, disegni, idee, proposte, analisi tecniche, studi e documenti. E adesso si propone una nuova commissione per (parole testuali del ministro) «capire qual è lo strumento migliore per collegare la Sicilia alla Calabria»? Ma come? Non ti basta leggere tutto quello che è stato scritto e detto in 50 anni? Che sei, de coccio? O, in realtà, vuoi solo piazzare qualche consulente? Però non bisogna prendersela. Le discussioni sul ponte sullo Stretto sono sempre divertenti. E poi sono anche utili. Come termometro. Misurano il malessere del politico che le lancia. Fateci caso: se uno è in difficoltà, se non sa più cosa dire, se si sente sotto attacco, zac, tira fuori dal cilindro una proposta assurda «per unire Sicilia e Calabria». Manovra diversiva del sistema usato sicuro. Qualche settimana fa, il premier Conte era in difficoltà per le zone rosse nella Bergamasca, e che cosa ha fatto? Ha lanciato l'idea del tunnel sotto lo Stretto. In queste ore Paola De Micheli sta facendo una figura barbina su Autostrade, e che cosa fa? Lancia l'idea della pista ciclabile sopra lo Stretto. Purtroppo le solite malelingue dei social non l'hanno accolta con gli onori che avrebbe meritato. Anzi. «Con Toninelli avevamo toccato il fondo, con lei abbiamo iniziato a scavare», dice qualcuno. Altri si chiedono a che serve fare una pista ciclabile sullo Stretto se poi né in Calabria né in Sicilia ci sono altre piste ciclabili. In ogni caso sono fioccati i consigli per completare al meglio l'opera: c'è chi suggerisce le corsie preferenziali per pedalò. Chi preferisce le corsie preferenziali per Apecar. Chi vuole la teleferica a pedali. Chi propone gli Stati generali sottomarini e la task force sulle fionde giganti. Quest'ultima, in effetti, appare l'idea più adeguata: si mette l'aggeggio su un lato dello Stretto e si lancia il ciclista sull'altro lato. Pista ciclabile in stile Icaro. Se poi la fionda gigante non dovesse essere funzionale allo scopo, si può sempre usare altrimenti. Per esempio per lanciare certi ministri nell'iperuranio.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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