2020-10-08
La crisi mondiale causata dal Covid apre la caccia ai crediti deteriorati
Secondo Banca Ifis, nel 2020 lo stock complessivo raggiungerà quota 338 miliardi di euro, arrivando a 385 nel 2021. Il settore è in crescita, con 8.000 dipendenti e 230 miliardi in esposizione e sei grandi operatoriLa pandemia ha portato nuove opportunità di investimento per le società che si occupano di crediti in sofferenza, i cosidetti Npl, o che hanno alte probabilità di diventare inadempienti (Utp, dall’inglese «Unlikely to pay»). Secondo Banca Ifis, nel 2020 lo stock complessivo di crediti in pancia alle banche (e ai loro bilanci) che potrebbero non essere ripagati raggiungerà nel 2020 quota 338 miliardi di euro (+5% sul 2019) mentre nel 2021 le esposizioni deteriorate potrebbero salire fino a 385 miliardi di euro e subire un ulteriore incremento nel 2022. «L’attuale crisi, legata alla pandemia di Covid-19 e alla sua diffusione», dice alla Verità l’amministratore delegato di Banca Ifis, Luciano Colombini, «avrà impatti e tempistiche diverse dalle precedenti crisi, specialmente da quella finanziaria che ha portato l’Italia al picco delle esposizioni deteriorate nei bilanci bancari nel 2015. Il vero nodo sarà la capacità di ripresa del tessuto imprenditoriale e del sistema economico nel suo complesso, ma siamo moderatamente ottimisti perché le banche hanno implementato sistemi di rilevazione/monitoraggio e modalità attive di gestione dei crediti non performanti nei diversi stadi di deterioramento», spiega. «Gli operatori Npl sono diventati una vera e propria industria con circa 8.000 addetti e 230 miliardi di euro di esposizioni deteriorate in gestione, capaci di intervenire nelle varie fasi del processo del credito per contenerne il deterioramento e massimizzare i recuperi degli Npl. Anche le imprese hanno dimostrato una resilienza e una capacità di organizzazione più efficiente che in passato».D’altronde non è un segreto che comprare dalle banche crediti «in difficoltà» sia un business in crescita negli ultimi anni. Da un lato, così facendo, si puliscono i bilanci delle banche, dall’altro le società possono comprare crediti a sconto e tentare di recuperare il denaro mancante. Secondo la banca, nell’ipotesi di consolidamento della ripresa macroeconomica, nel 2021, con la fine delle moratorie, il tasso di default, cioè i crediti performing che passano a non performing, dovrebbe attestarsi al 2,8% rispetto all’1,3% del 2019. Il mercato delle transazioni Npl, con 34 miliardi di euro di vendite previste nel 2020 e una stima di ulteriori 34 miliardi per l’anno 2021, contrariamente alle timide aspettative di qualche anno fa, si confermerà più che dinamico. Nel 2021 si prevede un sensibile incremento dei flussi di nuovo credito deteriorato a bilancio delle banche che porterà l’Npe ratio al 7,3%, in crescita rispetto al 6,2% di questo 2020 (l’obiettivo dell’Ue è di non superare il 5%). Il segmento imprese, si stima, inciderà più del comparto famiglie.Nel biennio 2020-2021 si prevede anche un consolidamento nel mercato delle transazioni Utp, con 27 miliardi di euro di dimissioni complessive attese (16 miliardi solo nel 2020). Si tratta, sottolinea Banca Ifis, soprattutto di grandi operazioni, come i 3 miliardi di euro originati da Mps nel 2020 e i 6,5 miliardi di euro di crediti ad alta probabilità di essere insolventi in pipeline nel 2021 da parte di Unicredit.«L’ultimo trimestre dell’anno è statisticamente il periodo più dinamico per il mercato dei non performing loans», spiega ancora alla Verità l’ad, Colombini. «Le banche e le società che originano i crediti non performing accelerano nella “pulizia” dei bilanci e quindi le cessioni di pacchetti e portafogli aumentano sia come volumi che come numeriche. Il nostro Market watch Npl ha stimato 34 miliardi di transizioni per il 2020, di cui 16 miliardi sono già stati ceduti, quindi negli ultimi quattro mesi, cioè da ottobre a dicembre, la nostra stima è che altri 18 miliardi di Npl vengano venduti», dice il manager. «Come Banca Ifis stiamo partecipando a 15 processi di cessione per un controvalore nominale di circa 1,9 miliardi di euro. Crediamo in una graduale ripresa economica e siamo sempre stati presenti sul mercato, anche nei momenti più complicati come nei mesi precedenti».Chi sono dunque i protagonisti del mercato dei crediti deteriorati? Nel 2020, come spiega Banca Ifis, i portafogli unsecured (quelli cioè privi di garanzie) saranno la tipologia con maggiore incidenza nelle vendite di deteriorati, con una quota pari al 31% del totale. Il mercato secondario contribuirà in modo significativo al totale delle transazioni: 29% l’incidenza attesa nel 2020, 30% nel 2021. Dal 2015 al 2020, circa il 44% delle esposizioni a crediti «difficili» ceduti, pari a 109 miliardi di euro, è stato rilevato da sei investitori di peso. In ordine, per volumi: Amco, Quaestio Capital Management, Banca Ifis, Fortress/Pimco, Intrum e Credito Fondiario/Elliott.Ci sono poi tutti quegli istituti che operano nel recupero dei crediti incagliati, i tecnici li chiamano servicer. Si tratta di un’industria dalle dimensioni rilevanti nel mondo degli Npl. Il 44% dei volumi del totale deteriorato Italia (quota percentuale relativa a quanto già ceduto dal 2015 a oggi) è concentrato nelle «mani» di soli sei servicer che sono: DoValue (13%), Amco (9%), Prelios (7%), Cerved (7%), Banca Ifis (5%) e Credito fondiario (3%). Negli ultimi sei anni il settore del servicing ha conseguito tassi annui medi di crescita a due cifre: +21% la variazione dei ricavi dal 2013, +8% il margine operativo lordo dell’intero settore.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)