2025-01-26
Al posto di sventolare la Costituzione italiana bisognerebbe leggerla
I magistrati, con in mano la costituzione, lasciano il salone dei Busti di Castel Capuano a Napoli dove, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, ha preso la parola il ministro Carlo Nordio (Ansa)
Chi mostra la Carta ignora che dovrebbe rappresentare tutto il popolo. E non appartiene a una casta superiore.In tutta Italia, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Corti d’Appello, i magistrati si sono presentati nelle aule con coccarda tricolore e Costituzione in mano e sono usciti dall’aula nel momento in cui hanno preso la parola i rappresentanti del governo. Potevano farlo? Certamente sì. Era opportuno farlo? Pensiamo di no. Sono usciti dall’aula in cui si celebrava l’inaugurazione per esprimere la loro contrarietà alla riforma della giustizia che contiene la separazione delle carriere e che ha avuto il primo sì dalla Camera nei giorni scorsi. Forse pensiamo che i magistrati non abbiano il diritto di protestare contro delle leggi in corso di approvazione? Uno che pensasse di sì andrebbe contro la Costituzione e cioè contro la libertà di manifestazione del pensiero che vale, ovviamente, anche per i magistrati come per ogni altro cittadino.Il problema è un altro. L’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Corti d’appello non è un’assemblea dei magistrati, è una cerimonia che decreta l’avvio dell’attività di uno dei poteri dello Stato, la magistratura, e che riguarda tutti i cittadini perché tutti i cittadini sono interessati alla relazione dei singoli presidenti di Corte d’appello, che fanno il punto sulla situazione dell’amministrazione della giustizia. I magistrati che sono usciti dall’aula, come ricordato sopra, esibivano una coccarda tricolore, segno dell’Italia, dei suoi organi ma anche del suo popolo, la Costituzione che portavano nelle loro mani riguarda anch’essa il nostro Paese, i suoi organi e il suo popolo. Insomma, quella inaugurazione riguarda tutto il popolo italiano e proprio in ragione di questo, senza distinzioni di appartenenza politica, secondo me, i magistrati avrebbero dovuto partecipare a quella manifestazione proprio in nome della giustizia che amministrano in nome del popolo stesso. Le decisioni prese da parte della magistratura si chiamano sentenze e i magistrati nel loro lavoro sono sottoposti, secondo l’articolo 101 della Costituzione, solo alla legge. Le decisioni prese dal Parlamento si chiamano leggi che, se votate nel rispetto dei regolamenti, hanno valore per tutti, compresi i magistrati cui non compete, per la divisione dei poteri, di scrivere le leggi, ma di dirimere le controversie nei processi e di scrivere, appunto, le sentenze.È nota a tutti la politicizzazione della magistratura in Italia. Non è un’invenzione di chi scrive né un’opinione, è un fatto, tant’è vero che l’organo supremo di autogoverno della magistratura, il Consiglio superiore della magistratura, è diviso in correnti politiche che si riferiscono a diverse posizioni politiche e anche, come ampiamente dimostrato negli anni, a vari partiti politici. Scriveva il grande giurista, avvocato e padre costituente Piero Calamandrei che: «Quando dalla porta della magistratura entra la politica la giustizia esce dalla finestra». Questo non significa, lo ripeto, che la magistratura non possa o non debba esprimere le proprie opinioni, ma durante l’inaugurazione dell’attività della magistratura stessa, che comprende tutto l’anno solare, in quel preciso momento, essa rappresenta il popolo, a prescindere dal governo in carica e dagli esponenti del medesimo, che per tradizione prendono la parola durante l’inaugurazione stessa. Non è questione di colore politico, è questione - sempre secondo me - di dovere civile e dovere soprattutto istituzionale perché in quel momento si celebra l’inizio di un’attività che riguarda il popolo italiano, non i partiti né il governo. Ci sono molte altre forme nelle quali la magistratura può esprimere il proprio parere sull’operato del governo o del Parlamento, anche attraverso il Csm stesso, come spesso è avvenuto, attraverso le loro associazioni, attraverso le dichiarazioni di singoli gruppi di magistrati che di solito hanno un grandissimo rilievo sui mezzi di informazione e che, quindi, assumono una portata «politica» ampia, considerevole e significativa. È un loro diritto che esercitano regolarmente. L’ultimo anno è stato costellato da dichiarazioni di esponenti della magistratura che dimostrano la possibilità di forme alternative di protesta a quella dell’uscita dall’aula dove si celebra l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Poiché portavano in mano una copia della Costituzione, dovrebbero sapere che rappresentano tutto il popolo italiano che, come loro, è sottoposto alle leggi che vengono, salvo che non siano contro la Costituzione, approvate dai due rami del Parlamento dopo il vaglio di costituzionalità operato, peraltro, dal presidente della Repubblica. Successivamente è sempre possibile impugnare le leggi dinnanzi alla Corte costituzionale, impugnandole nel caso in cui si ritengano contro il dettato costituzionale stesso. Il Parlamento, infatti, non ha la prerogativa che ha il Pontefice della Chiesa cattolica, l’infallibilità. Ha il potere di scrivere le leggi ma la Corte costituzionale ha il potere di annullarle o chiederne la modifica. In conclusione, vi sono varie forme e possibilità legittime, da parte della magistratura, di manifestare la sua contrarietà alle leggi approvate dal Parlamento, sia dopo che sono state approvate, sia in itinere come è stato ampiamente fatto in questi mesi. Non è una questione di legittimità del comportamento che hanno tenuto i magistrati, ma di opportunità, parola che viene dal latino opportunus e che si riferisce a ciò che spinge verso il porto. Ecco, la magistratura, secondo me, ha sbagliato porto, non era quella la sede di manifestare la contrarietà di un potere dello Stato nei confronti di un altro potere dello Stato, quello del potere giudiziario contro il potere legislativo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)