2021-05-15
Arcuri pizzicato pure sui soldi per il vaccino
Bocciato l'investimento di Invitalia. L'azienda rischia il tracollo o di produrre il siero e destinarlo ai Paesi poveri. Palla al Mise La gestione dei vaccini da parte dell'ex commissario Domenico Arcuri rischia di far fare bella figura al flop delle primule. La Corte dei conti ha stroncato il contratto con Reithera, promosso e avviato da Invitalia nel corso del 2020 e firmato i primi di febbraio nel momento in cui l'azienda pubblica è ( entrata nella compagine della piccola multinazionale farmaceutica. Ieri i magistrati contabili hanno ricusato «il visto sul decreto relativo all'approvazione dell'accordo di sviluppo sottoscritto in data 17 febbraio 2021 dal Mise, da Invitalia e da Reithera, volto a sostenere il programma di sviluppo industriale da realizzare presso lo stabilimento produttivo sito in Castel Romano». In altre parole, il decreto fortemente voluto da Arcuri prevedeva di mettere a disposizione per il finanziamento degli investimenti risorse nel limite massimo di 50 milioni di euro di cui 41 milioni a fondo perduto e il resto come finanziamento a fondo agevolato (su un totale complessivo di 80 milioni indicati all'interno del decreto Rilancio). Come di prassi la Corte dei conti ha avviato l'istruttoria e ha rigirato al ministero una serie di interrogativi. Il 4 maggio scorso, come rivelato dalla Reuters, l'Ufficio del controllo, ritenendo che le risposte fornite dall'amministrazione non fossero idonee a superare le osservazioni formulate nel rilievo, ha deferito la questione all'esame del Collegio di legittimità. La palla però nei fatti torna in mano alla politica e sarà adesso il ministro Giancarlo Giorgetti a dover sbrogliare la matassa che Arcuri ha lasciato in eredità. Il fallimento politico e gestionale è infatti tutto suo. Nella primavera avanzata del 2020 Reithera era stata avvicinata da un fondo estero disposto a versare liquidità al fine di avviare rapidamente la fase 2 del vaccino. In quell'occasione, a quanto risulta alla Verità, la moral suasion di Arcuri e l'aver sventolato lo spauracchio del golden power (che tecnicamente non si potrebbe applicare) ha di fatto convinto la proprietà ad accettare la partnership pubblica. D'altronde Reithera si era già avvicinata allo Spallanzani, che tramite i fondi del Cnr nel marzo del 2020 aveva versato il primo mini finanziamento per la fase sperimentale. Peccato che dal maggio del 2020 al febbraio del 2021 non è praticamente accaduto nulla. Arcuri non è stato in grado di mettere in pista Invitalia in tempo utile e quando, a febbraio scorso, ha annunciato in pompa magna il decreto e la liquidità necessaria in parte ad avviare la Fase 2 e in parte per l'acquisizione delle quote da parte di Invitalia, molti esperti si erano limitati ad osservare l'estremo ritardo. Nove mesi persi. Arcuri dovrà spiegare il perché e il motivo per cui pur di poter vantare una medaglia sul petto ha fatto perdere il tram al nostro Paese. Infatti sarebbe bastato applicare un vincolo commerciale (come è stato poi fatto a febbraio) per lasciare che Reithera finisse sul mercato. Oggi il nostro Paese avrebbe un vaccino. Invece al ritardo ingiustificabile oggi si aggiunge la sberla della Corte. Adesso spetterà al Mise decidere che cosa farsene delle quote di Reithera e soprattutto che strada prendere. Ieri, il ministero ha fatto sapere di aspettare le motivazioni della scelta della Corte. Se l'esito del Collegio di legittimità bocciasse l'intero decreto potrebbe anche sciogliersi la partecipazione azionaria. Solo che parte dei soldi sono stati spesi e soprattutto l'azienda con stabilimento a Castel Romano si troverebbe esposta verso le banche, indebitata e tradita dallo Stato. O meglio dalle promesse di Arcuri. Per questo sarebbe più semplice immaginare che il Mise trovi un'altra soluzione. Cioè, una volta sistemato il decreto, se si volesse insistere con il vaccino, si rischierebbe di arrivare a metterlo sul mercato nel 2022. Quando ci saranno vaccini di seconda generazione. A quel punto la cosa più semplice sarebbe togliere il vincolo di vendita commerciale allo Stato italiano e destinare le fiale ai Paesi poveri. Va considerato che il raffreddamento da parte della nuova struttura commissariale è arrivato anche dopo le dichiarazioni di un portavoce di Ursula von der Leyen secondo cui l'Ue dovrà sostenere soltanto i vaccini a mRna. Il binario opposto su cui viaggia Reithera. Ci troveremmo così a dover spendere altri soldi. Oltre ai 3 milioni iniziali del 2020 e gli altri 15 versati a febbraio e 65 pendenti in attesa del parere definitivo della Corte dei conti, probabilmente altri 70 per finanziare la fase 3. Finire poi con il rifornire Paesi africani sarebbe la beffa. Altro che primula. Si badi bene, non perché sarebbe sbagliato entrare nel programma Covax, ma perché per mesi ci è stato venduto come la salvezza tricolore. Complice la strategia Arcuri e la velleità di Nicola Zingaretti di poter vantare una sanità laziale quale polo di eccellenza. Adesso è tutto resettato. Nell'ultimo incontro tra i vertici di Reithera e il generale Francesco Figliuolo è stata proposta l'idea di usare lo stabilimento per insaccare un vaccino terzo. Il commissario è apparso freddo. D'altronde dove andare a rifornirsi di materie prime? Non è certo facile. Intanto i mesi passano e prima o poi Arcuri dovrà spiegare perché ha contribuito a far perdere tutto questo tempo e opportunità.
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