2024-11-13
La Corte costituzionale deciderà sull’autonomia entro metà dicembre
Roberto Calderoli (Imagoeconomica)
Dopo il ricorso delle Regioni rosse: allarme sberla. Timori pure sul premieratoDa oggi la Consulta si riunirà in camera di consiglio sulle questioni di costituzionalità riguardanti la legge sull’autonomia differenziata, sollevate con i ricorsi delle Regioni di centrosinistra Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. La sentenza verrà depositata entro metà dicembre, quando la Cassazione deciderà sull’ammissibilità dei referendum abrogativi. Sono due, infatti, i temi all’attenzione dei giudici costituzionali: le presunte gravi criticità sollevate dalle Regioni governate dal centrosinistra contro la legge Calderoli che, a loro giudizio, lederebbe le loro prerogative costituzionali; e l’ammissibilità dei referendum abrogativi, uno parziale e uno totale, depositati in Cassazione. Al centro del dibattito la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), su tutto il territorio nazionale. Al ricorso sull’autonomia differenziata delle quattro regioni hanno reagito Veneto, Lombardia, Piemonte e la buona notizia è che la Corte ieri ha dichiarato ammissibili i loro interventi ad opponendum nella mega udienza pubblica. «L’idea che abbiamo è quella di un’interpretazione dell’articolo 116 della Costituzione meno condizionata da elementi quali i Lep necessari in tutte le materia e forme di collaborazione», ha spiegato l’avvocato Marcello Cecchetti, che rappresenta la Regione Piemonte. «La decisione della Consulta segna un rilevante risultato che conferma la correttezza della volontà della Regione del Veneto nella difesa di una legge che delinea il procedimento volto a garantire forme maggiori di autonomia», ha commentato Luca Zaia, governatore del Veneto. A Palazzo della Consulta si è deciso di esaminare innanzitutto la questione di costituzionalità per poi affrontare il giudizio sull’ammissibilità dei referendum, che sarà inevitabilmente condizionato dalla prima decisione. Se i ricorsi di Puglia, Toscana, Sardegna e Campania dovessero essere accolti, cadrebbe il quesito referendario perché non ci sarebbe più materia da abrogare; se venissero respinti, proseguirebbe il percorso della legge e dei referendum abrogativi; nel caso venissero accolti parzialmente, perché giudicate illegittime solo alcune parti della legge Calderoli, sarebbero richieste modifiche legislative lasciando alla Cassazione la decisione sui quesiti referendari.La discussione richiederà tempo e la sentenza, attesa per metà dicembre, può far saltare la costruzione dell’autonomia differenziata, una delle riforme chiave del governo. Non solo, potrebbe bloccare la discussione sul premierato, la riforma costituzionale per introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio. «Andremo avanti con le riforme: giustizia, premierato, autonomia. Faremo quello che va fatto in questa nazione per consegnarla in condizioni migliori di come l’abbiamo presa da chi veniva prima», è l’impegno del premier ribadito poche settimane fa. Aveva promesso la svolta un anno fa, trainata da una riforma costituzionale che deve essere approvata da entrambi i rami del Parlamento in doppia lettura, a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra. Dopodiché può essere sottoposta a referendum popolare confermativo, se non ottiene la maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere. Il testo licenziato dal Senato lo scorso 18 giugno è attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, dove sono in corso audizioni. Contro autonomia e premierato le opposizioni si muovono compatte e la sentenza delle prossime settimane della Consulta rischia di far saltare l’auspicato cambio dell’assetto istituzionale del Paese.
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