2018-08-28
La comica gara dei vaticanisti
a smontare
la notizia choc
Dopo aver tentato per 24 ore di ignorare la bomba McCarrick, la stampa bergogliana di casa nostra ha dovuto occuparsene. Come? Delegittimando Viganò: «Omuncolo».Una «trappola» contro il Papa. Una «vendetta». L'«ombra della resa dei conti». «Veleni pontifici a orologeria». Addirittura «puntualità sordida e mafiosa». Ebbene sì: l'atto d'accusa di monsignor Carlo Maria Viganò, pubblicato dalla Verità sarebbe accostabile, secondo i quotidiani italiani, nientemeno che a Cosa Nostra. E l'autore, ovviamente, sarebbe una specie di Totò Riina in veste talare. Senza neanche la grandezza di Riina, però: in effetti, a dirla tutta, è un «omuncolo» privo di «doti spirituali» e anche di «stabilità psicologica», un mezzo matto insomma, uno di quelli che indossa la mitra soltanto per nascondere il berretto da Napoleone. O la coppola, ovviamente.È divertente leggere l'imbarazzo della stampa italiana il giorno dopo lo scoop del nostro quotidiano. Si capisce che i colleghi sono stati costretti a occuparsene per forza: ne avrebbero fatto volentieri a meno, è ovvio, ma una giornalista casualmente americana (Anna Matranga della Nbc Tv) ha posto la maledetta domanda a Francesco. Anche lei, insomma, ma come si permette? Non poteva tacere come tutti gli altri? Non poteva continuare a ignorare il fatto che, per quanto clamoroso, fino a quel momento non aveva conquistato nemmeno un centimetro di spazio sui siti Internet della nostra libera informazione? Macché: sempre a rovinare le uova nel paniere questi americani. Sempre a pensare che dare una notizia conta più che leccare il culo ai potenti, financo quando il potente è il Papa. Roba da buttarli giù dall'aereo vaticano, si capisce. Perché dopo che Francesco ha dato la sua risposta (senza per altro rispondere a nulla) tutti sono stati costretti a prendere in considerazione l'esistenza del dossier, che avevano debitamente sepolto sotto il solito strato di pelo sullo stomaco.Una notizia? Vi rendete conto? E pure un scomoda? Ora come si fa? Ma siccome i colleghi giornalisti sono veri maestri nel divincolarsi dalle notizie, una volta trovatisi davanti l'impiccio, hanno subito saputo come liberarsene. E cioè spostando, come si usa in questi casi, il tiro del fuoco. Il problema, dunque, non è capire se è vero o no quello che dice monsignor Viganò, il problema è capire perché lo dice. «È furibondo per non avere fatto carriera», accusa Alberto Melloni su Repubblica. È «deluso da mancati incarichi», attacca il Quotidiano Nazionale. Mentre Fabio Marchese Ragona sul Giornale non si limita a liquidare il vescovo come «non disinteressato», ma scopre anche la ragione segreta di tanta acredine: non gli hanno lasciato l'appartamento da 250 metri quadrati che aveva all'interno del Vaticano. Praticamente, una ripicca immobiliare. Solo che, anziché chiamare in causa Tecnocasa, monsignor Viganò ha pensato di chiedere le dimissioni del Santo Padre. Logico, no? Pensate se insieme gli avessero anche ridotto lo stipendio da monsignore: come minimo metteva in dubbio la Verginità della Madonna.Del resto è un «omuncolo», no? Una persona non troppo stabile psicologicamente. Una «pedina del sistema» (copyright del Giornale) o peggio ancora un «autolesionista» (Repubblica). L'autolesionismo maniacale ci mancava, no? Se ci aggiungono anche schizofrenia e bipolarismo catatonico completano l'elenco delle malattie psichiche. Del resto non ci sarebbe da stupirsi: in fondo monsignor Viganò viene accusato di tutto, di aver denunciato ora, di non aver denunciato prima, di far parte della «destra religiosa», e persino di volere «smantellare l'Europa della pace per farla tornare la terra degli Dei della Guerra». Nientemeno. La sua colpa più grave però è aver usato «giornali e blog cattolici critici contro l'attuale Pontificato». A qualcuno, come al Messaggero va di traverso a tal punto che proprio non riesce di citare il quotidiano autore dello scoop, che poi modestamente sarebbe quello che state leggendo. Libero fa ancora di meglio: liquida l'intera vicenda in due righe, affogate in un articolo tutto dedicato all'aritmetica della piazza di Dublino, per dire che «Francesco non ha responsabilità dirette» (sentenza definitiva in via breve) ed «è tutto da dimostrare il fatto che egli sapesse, come si è ventilato ieri, degli abusi di un cardinale gay negli Usa». Proprio così: come si è «ventilato». Sapete come succede, no? Il giornalismo, ormai, è tutto un fatto di venti. E non a caso c'è chi perde la tramontana.Cosa che, per altro, sembra essere successa anche a Repubblica. Il quotidiano, infatti, definisce monsignor Viganò un «Corvo in talare». Anzi di più dice che è un «pollo» trasformato in «Corvo». Ora noi non siamo abbastanza esperti in materia ornitologica come i colleghi, ma normalmente dicesi Corvo qualcuno che denuncia di nascosto, in forma anonima. Dell'accusa di monsignor Viganò si potranno pensare le peggio cose, ma di certo non si può dire che sia nascosta. O anonima. Il prelato ci ha messo la faccia e ha raccontato dei fatti precisi, con date, nomi, riferimenti. C'è qualcuno che vuole smentire (papa Francesco compreso?) Prego si accomodi. Ma non se la prenda con il Corvo. Perché l'unica cosa nera, da queste parti, è la coscienza di chi non risponde alle domande. Che poi, diciamocela tutta, monsignor Viganò sarà pure quel pollo impazzito che sogna il ritorno degli Dei della Guerra, come scrivono i giornali italiani. Ma è stato nominato o no nunzio apostolico a New York? Ha avuto o no incarichi prestigiosi all'interno della Curia? E allora perché adesso ridurlo a un «omuncolo» ripugnante quanto i preti pedofili? Un simil mafioso assetato di vendetta? Perché poi, il punto resta sempre quello: è vero o no che Francesco sapeva e ha taciuto? Ieri sui giornali, accanto agli articoli di sistematica distruzione della denuncia, erano pubblicati quelli che rilanciavano gli appelli del Papa: bisogna denunciare, diceva, bisogna avere coraggio, bisogna scoperchiare gli scandali. «Mai più silenzio», chiedeva. E non so perché ma in tutto questo chiedere trasparenza c'era qualcosa che stonava.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.