2024-03-19
La Consulta detta le leggi al Parlamento e zittisce i dissidenti
Augusto Antonio Barbera (Ansa)
Il presidente Augusto Antonio Barbera (ex Pci) dà la linea alle Camere su fine vita e coppie omo. E chiede la censura sui diverbi tra i giudici.Moniti al legislatore, opinioni dissenzienti occultate. È un vero e proprio manifesto la relazione annuale della Consulta, presentata ieri, davanti a Sergio Mattarella, dal presidente Augusto Antonio Barbera. Quella dell’ex deputato comunista, ministro del governo Ciampi, nominato nel 2015 su indicazione del Pd, è la summa della filosofia che ispira l’attività della Corte. La quale è sì chiamata, sostiene il giurista, «a essere “custode della Costituzione”, ma è tenuta a essere altrettanto attenta a non costruire, con i soli strumenti dell’interpretazione, una fragile “Costituzione dei custodi”». È la maniera raffinata di attribuire all’organismo la parte del direttore d’orchestra, nel processo di consacrazione dei «nuovi diritti» civili.Nel rapporto pubblicato ieri, riferendosi alle sentenze sul fine vita (il caso Cappato) e sul riconoscimento dei figli delle coppie gay, Barbera manifesta «un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando a una prerogativa che a esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell’imperativo di osservare la Costituzione». La versione della Consulta è questa: siccome l’Aula abdica sistematicamente al suo ruolo, che è quello di «cogliere le pulsioni evolutive della società pluralista, con le quali la Costituzione respira»; siccome persiste l’«inerzia legislativa»; allora il collegio, suo malgrado, è costretto ad agire. E con «crescente intensità»: in effetti, «dai moniti si è passati alle sentenze additive di principio; «dalle pronunce di inammissibilità per discrezionalità legislativa si è passati all’incostituzionalità prospettata, ma non dichiarata, o, in modo ancora più penetrante, alle decisioni di incostituzionalità differita». Di qui, l’ennesima esortazione agli onorevoli: intervenite. Seguendo le linee guida della Consulta, ovviamente. La scrollata di spalle lascia in ombra il nocciolo della questione: la convinzione che la Carta sia un organismo vivente e la sua interpretazione debba essere adeguata ai tempi. Peccato solo che, a valutare quali siano «le pulsioni evolutive della società pluralista», ogni volta siano giudici di formazione progressista.È possibile che l’imperdonabile «inerzia» del Parlamento sia, invece, il riflesso del disaccordo dell’opinione pubblica e dell’impossibilità di raggiungere un compromesso? In fondo, se l’«evoluzione» della sensibilità sociale è così cristallina, come mai alle Camere non ci sono solide maggioranze per approvare leggi sulle adozioni arcobaleno e sull’eutanasia? Stabilire che, ai sensi della Costituzione, occorrano disposizioni sul suicidio assistito e sulla registrazione di bambini magari comprati all’estero, significa portarla a compimento oppure stropicciarla?Guardate che coincidenza: Barbera si premura di blindare la prassi delle pronunce collegiali, in virtù della quale rimane il riserbo sulle eventuali opinioni dissenzienti dei giudici. Altrimenti, diventerebbe palese che nemmeno dentro il palazzo esiste un blocco monolitico a favore di «dolce morte» e genitori 1 e 2. Emergerebbe, in parole povere, il carattere politico di alcuni orientamenti. D’altronde, se i verdetti non fossero ideologicamente condizionabili, che motivo avrebbe avuto la stampa di sinistra di condurre una campagna preventiva, in vista delle nomine parlamentari dei giudici, su cui adesso avrebbe il pallino il centrodestra? Va rispettato, annota nella relazione il presidente della Consulta, «con forza!» e con tanto di punto esclamativo, «il “segreto” della camera di consiglio, volto non a garantire sorpassati “arcana imperii”, ma istituto necessario per assicurare la libertà e l’indipendenza della Corte costituzionale». Questa di Barbera è una stoccata in piena regola all’ex collega Nicolò Zanon, che ha raccolto in un libro, di cui La Verità ha dato conto, dieci dissenting opinions su altrettanti casi presentati alla Consulta. Il più clamoroso riguardava due sentenze sull’obbligo vaccinale Covid, che evidentemente le toghe non vogliono siano rimesse in questione. Può darsi temano che, a emergenza sanitaria archiviata e a mente fredda, ne sia messa a nudo la debolezza. Quella della loro base scientifica e quella degli argomenti con cui i giudici hanno deliberato che il decreto del governo Draghi, redatto dall’ex presidente della Corte stessa, Marta Cartabia, salvaguardasse i principi di proporzionalità e ragionevolezza. Barbera l’ha voluto ribadire ieri, nel giorno in cui si commemorano le vittime del virus, alludendo al contemperamento tra libertà individuale e interessi della collettività. La narrativa ufficiale - Parlamento sornione, Consulta chiamata a colmare i suoi vuoti - e, quindi, l’idea che le norme vadano modificate per realizzare appieno lo spirito della Carta, comportano un rischio. L’ha individuato proprio Zanon, in un’intervista a Comunione e liberazione: «Molto spesso, si vuol far dire alla Costituzione non già quel che essa davvero dice, ma quel che si vorrebbe dicesse». Il programma stile Cartabia - «dinamizzare» l’ordinamento giuridico - può risultare allettante. Ma è insidioso. Forse non è folle sposare la linea dell’ex magistrato della Corte suprema americana, Antonin Scalia, compianto campione dell’originalismo giuridico: la Costituzione non è un «documento vivente»; è morta. Perfino così può essere la più bella del mondo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.