2019-11-04
«La commissione Segre sarà solo un’arma di lotta politica»
Il vicesegretario del Carroccio Lorenzo Fontana: «Chi parla di odio non cita mai quello verso i cristiani. Alla Lega è mancata una strategia internazionale: ci servono relazioni forti con gli Usa».Lorenzo Fontana, nella scorsa legislatura capodelegazione leghista al Parlamento europeo, e in questa già ministro della Famiglia e degli Affari europei, è uno degli uomini di punta del Carroccio. I giallorossi stanno lavorando per voi, visti i sondaggi…«Ricordo che quest'estate, quando ci fu la crisi di governo, e molti commentatori davano Matteo Salvini per perso o addirittura per matto, io dissi: “Questa sinistra ci darà delle soddisfazioni". Purtroppo, immaginavo conseguenze negative per l'Italia, ed ero certo di quanto sarebbe stato difficile anche per il Pd governare con il M5s, e di quanto fosse sbagliata la loro visione di troppe cose. Ma non mi aspettavo un disastro simile così in fretta».Ma veramente tanti osservatori credevano che il successo della Lega dipendesse «fisicamente» dall'«occupare» il Viminale?«Lo speravano, secondo me. Una certa élite fa fatica a capire che il mondo sta cambiando, e non si arrende all'evidenza. Si erano convinti che i voti della Lega derivassero solo dall'immigrazione o dal fatto, per usare le loro parole, che noi parlassimo “alla pancia"…».Si occupano di Salvini e dimenticano un «dettaglio», cioè gli elettori.«Sembra che Salvini prenda i voti solo perché è efficace nella comunicazione. Ovviamente lo è, ma c'è qualcosa di più profondo. La sinistra, in Italia, vince ormai quasi solo nel centro storico di Roma e di Milano, e qualcosa di simile accade in tutta Europa, con vittorie di sinistra solo nelle metropoli e clamorose sconfitte nelle periferie e nelle campagne. Che vuol dire? Vuol dire che il popolo non sta più dalla loro parte, e che la loro lettura globalista non funziona».Veniamo al governo giallorosso. Possibile che non abbiano capito che gli elettori chiedono meno tasse e immigrazione controllata? Se gli offri l'opposto, quelli reagiscono.«Eh, ma per la loro ideologia - perché di questo si tratta - l'immigrazione senza limiti è qualcosa di fondamentale: è molto difficile per loro proporre paletti stringenti. Quanto alle tasse, per fare qualcosa di incisivo nel senso della riduzione fiscale, dovrebbero arrivare a mettere in discussione i parametri europei, ma essendo (come il Pd) o essendo diventati (come il M5s) ultraeuropeisti, non ce la fanno».Lei a quale scuola di pensiero appartiene? A quelli che pensano che proprio la debolezza del governo li porterà a fare l'impossibile per durare, o a quelli che credono che dopo l'Emilia Romagna saranno sbaragliati?«Beh, già hanno fatto di tutto per mantenere la poltrona: sono andati al governo due partiti che si insultavano ferocemente. Vede, penso al rapporto della Lega con il M5s: dopo la campagna delle europee in cui ci hanno regolarmente insultato, io pensavo che fosse venuto meno un elemento di rispetto reciproco e di lealtà anche personale, che è indispensabile per lavorare insieme. E invece Pd e M5s si sono messi insieme partendo proprio da queste basi. Dopo di che, cercheranno di andare avanti, ma i segnali elettorali sono chiarissimi. E non si può prendere in giro il popolo troppo a lungo».A proposito: in Italia i «gilet gialli» saranno solo nelle urne, o lei vede crescere il nervosismo anche al di là del momento elettorale?«Allargo la prospettiva oltre l'Italia. Già alle europee era chiaro cosa stava accadendo, con un consenso importante alle forze identitarie e sovraniste. Eppure la solita élite diceva: “Non è cambiato niente". Non era e non è vero, invece. Io mi auguro che anche a livello europeo si capisca che le forze identitarie hanno consensi crescenti, ai quali non si può rispondere con la logica dei “cordoni sanitari" o del “tutti contro Salvini". Se invece la risposta sarà ancora di demonizzare e non capire, il sostegno popolare ai sovranisti aumenterà. Ovviamente nella più grande tranquillità sociale, perché siamo forze responsabili. Ma sia chiaro: i popoli sono arrabbiati in tutta Europa».Diciamolo: è stato un errore non mandare gli italiani a votare a settembre. Ci sarebbe stato subito dopo un governo legittimato… In Austria si è votato il 27 settembre, in Polonia il 13 ottobre, in Uk si voterà il 12 dicembre. Lei ha capito perché solo in Italia votare è descritto come un «rischio»?«Votare era un “pericolo" solo per chi avrebbe perso. C'è stato un tentativo chiaro di tenersi i posti: ma la gente non è stupida, e ha capito di aver assistito a un esperimento genetico finito malissimo. E me lo faccia dire: quando un partito politico ha paura delle elezioni, vuol dire che è già al tramonto».Come finisce la partita dell'autonomia? Il governo sembra voler calciare la palla in avanti… Ma si può governare l'Italia senza o contro il Nord?«Già ai tempi del nostro governo, mi ero accorto che i 5 stelle l'autonomia non la volevano. Lo dissi al ministro Erika Stefani, che stava facendo un lavoro enorme: “Questi ci stanno prendendo in giro". E anche lì emergeva un problema di democrazia, considerando la grandissima partecipazione ai referendum che si erano tenuti in Lombardia e in Veneto. In ogni caso per noi l'autonomia resta una questione fondamentale: sempre prima della crisi, avevo detto a Salvini che il tema dell'autonomia era una questione sufficientemente grave per rompere, insieme alle tasse. Io in Veneto ci vivo…».Commissione Segre. Questo giornale, pur con enorme rispetto per la senatrice a vita, ha lanciato l'allarme: che si parta contro l'hate speech ma che poi si finisca per colpire il free speech. Eppure siete stati criminalizzati per la vostra astensione.«Ho la stessa paura: che si usi un argomento giusto per combattere la parte politica avversa. Quando per mesi si è dato del razzista o addirittura del nazista a Salvini solo perché voleva limitare l'immigrazione e difendere i confini, vuol dire che si intende usare quest'arma contro un avversario politico. E mi faccia aggiungere una cosa…».Prego.«Non sento mai parlare - a proposito di odio - dei 300 milioni di cristiani perseguitati nel mondo: la minoranza più grande perseguitata sul pianeta. Come mai questo tema non viene preso in considerazione?».Torniamo all'Italia. Ma voi vi sentite pronti per la prossima volta, senza le ingenuità della passata esperienza di governo?«Non c'è dubbio, ci stiamo lavorando, e siamo già pronti. Ma attenzione: noi non vogliamo semplicemente governare, noi abbiamo un progetto per cambiare la società. E resta da consolidare una riflessione sulla politica estera. Senza cambiare le nostre idee, dobbiamo stringere relazioni più forti e farci conoscere meglio per quello che siamo».Sul piano geopolitico, vi sentite di rassicurare Washington sul fatto che la bussola italiana sia puntata in direzione atlantica? Non ritiene sia stato un errore quel Memorandum con la Cina, proprio mentre Donald Trump era impegnato in un braccio di ferro con Pechino?«Ma anche come visione del mondo, noi siamo schierati: il modello cinese non ci appartiene. Io ero tra i pochissimi che, la sera dell'elezione di Trump, si trovavano alla Trump Tower. Tifavo per lui. Non c'è dubbio sul fatto che dobbiamo far capire bene come la pensiamo, affrontare un solo nemico alla volta, consolidare il nostro rapporto con gli Usa che è già molto buono, ed evitare che alcuni media internazionali - come già fanno quelli italiani - presentino una nostra immagine distorta».Vicenda Metropol. Le dico sinceramente la mia opinione: Gianluca Savoini mi ha dato l'impressione di uno che andrebbe assolto «per non aver compreso il fatto». Chiunque pensi di partecipare a una trattativa in un hotel che è un porto di mare, in mezzo a microspie e telecamere, forse non ha compreso bene il mondo di oggi… Mi sbaglio?«Ma infatti. La politica estera è un affare serio, e va fatta seriamente e con le persone giuste. Anche Giancarlo Giorgetti ha fatto osservare che qualcuno è finito in un giro troppo grande, o è stato usato da altri. Sia chiaro: la Lega non ha avuto un soldo, né ha inviato emissari o dato mandati. È nell'interesse del Paese che l'Italia possa avere ottimi rapporti commerciali con la Russia. Le sanzioni, che non hanno funzionato, hanno fatto perdere miliardi ai nostri produttori».Ue. Non hanno sbagliato clamorosamente i grillini a consegnarsi a Ursula von der Leyen, pensando che la sua Commissione sarebbe stata fortissima? E invece non riesce nemmeno a partire…«L'errore più grande l'hanno fatto a loro danno. Prima dici di essere antisistema, e poi diventi quinta colonna del sistema? Nel frattempo con i loro 14 voti hanno arginato, anzi posticipato un cambiamento epocale, che avrebbe permesso di ridiscutere i trattati. Capisco che uno voglia entrare nella stanza dei bottoni, ma devi entrarci con le tue idee, con dignità e per negoziare nell'interesse esclusivo del paese».E voi che progetti avete in Ue?«Anche qui dobbiamo fare un buon lavoro. Penso ci siano le condizioni per unire il nostro gruppo con quello dei Conservatori (Ecr): insieme saremmo circa 130 deputati. E poi parlare con quella parte dei popolari che non vogliono morire socialisti. L'obiettivo deve essere quello di creare una piattaforma dove le forze identitarie che vogliono cambiare l'Europa si possano confrontare. Il globalismo sfrenato è destinato a fallire e noi dobbiamo creare un'alternativa sociale ed economica che rimetta al centro l'uomo e il suo spirito in luogo dei numeri e della materia».