2020-02-20
La Cina marchia gli infetti dal virus per monitorare i loro spostamenti
Costfoto, Barcroft Media via Getty Images
A ogni cittadino è assegnato un codice colorato che va esibito per usare stazioni, autostrade e perfino entrare nei palazzi, mentre i droni sorvolano il traffico e registrano tutto. Espulsi tre reporter del «Wsj».Il governo si vanta per la rigidità delle contromisure al Covid-19, però un cittadino ligure sbarcato dalla crociera con infetti in Cambogia è tornato a casa senza verifiche. Anche i 2.500 cinesi di rientro in Toscana dopo il capodanno non saranno filtrati.Lo speciale contiene due articoliNella lotta al coronavirus la Cina non guarda in faccia nessuno, nemmeno i propri cittadini. Certo, le libertà individuali non sono mai state una priorità del regime asiatico, che ha sempre svolto un controllo pervasivo sulla vita di ogni persona. Con la diffusione delle app per comunicare e dei social network, per l'occhio del regime è stato ancora più facile sorvegliare accuratamente i cinesi in ogni aspetto della loro quotidianità. Ma, con l'arrivo del virus, la tecnologia digitale e i social sono diventati per il Dragone un'arma a doppio taglio. La morte di Li Wenliang, il dottore che a Wuhan aveva lanciato l'allarme per primo, nel dicembre scorso, sulla nuova infezione, ma che non venne ascoltato e anzi fu osteggiato dalle autorità locali, ha provocato nell'opinione pubblica una forte indignazione, diffusasi principalmente su Weibo, il Twitter in mandarino, e Wechat, sistema di messaggistica simile al nostro Whatsapp. Le critiche al potere e le richieste di maggiore trasparenza e libertà non hanno avuto, però, l'effetto desiderato. Il presidente Xi Jinping, oltre a epurare i vertici del partito comunista dell'Hubei e di Wuhan, ha infatti allungato i tentacoli del controllo. Per i cittadini cinesi ora è più difficile leggere le notizie dai siti esteri, avendo il governo stretto sugli accessi degli utenti, come ha segnalato il Financial Times. Il regime non è nuovo alla censura della stampa estera: spesso, per esempio, molti server vengono bloccati durante l'anniversario del massacro di piazza Tienanmen. Ieri, pero, Pechino ha addirittura revocato le tessere a tre giornalisti del Wall Street Journal (due statunitensi e un australiano) residenti nella capitale cinese, come punizione per un articolo comparso sulla testata americana, ritenuto diffamatorio nei confronti degli sforzi fatti dai cinesi per il contenimento del virus, come ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang. L'articolo in questione era stato scritto da un altro giornalista, basato negli Stati Uniti, ma i tre reporter in Cina dovranno comunque lasciare il paese entro quattro giorni. Il governo cinese però ha ideato un sistema di controllo ben più articolato della semplice censura della stampa. Con l'ausilio dell'Alibaba group holding e della Tencent holding - colossi del commercio elettronico - Pechino sta tracciando le persone assegnando loro un colore. Dopo aver compilato un questionario con i loro dati, i loro ultimi spostamenti e i sintomi eventualmente avvertiti in quel momento, gli utenti ricevono sui propri telefoni cellulari un codice Qr a colori che indica il loro stato di salute: chi ottiene il rosso deve rimanere in quarantena per 14 giorni e fornire regolari report sulla propria salute tramite l'app Dingtalk, agli utenti con il colore giallo è richiesto un isolamento di sette giorni, mentre gli utenti con un codice verde possono viaggiare liberamente. Chi ha il permesso di uscire, deve mostrare il proprio codice non solo nelle stazioni ferroviarie o per accedere alle autostrade, ma anche per entrare nella propria casa, il cui ingresso è presidiato da una guardia di sicurezza locale che registra le temperature dei residenti. Il servizio di mappatura tramite codice Qr sarà esteso presto a tutta la nazione.Ma farsi misurare la febbre da uno sconosciuto davanti la propria porta non è la cosa peggiore che possa capitare. Nel tentativo di salvaguardare gli uomini delle forze dell'ordine, tenendoli lontani dalle masse, le autorità stanno utilizzando dei droni attorno ai posti di blocco. In città come Shenzen, nella provincia del Guangdong, i dispositivi sorvolano le vetture in coda trasmettendo messaggi registrati che spiegano come utilizzare lo smartphone per scansionare il codice Qr che portano in giro appeso a sé e inviare informazioni sanitarie a un sito Web gestito dal governo: «Si prega di abbassare il finestrino, estrarre il telefono cellulare e scansionare il codice per registrarsi» scandiscono i dispositivi. La psicosi per il virus e la smania di controllo del regime è testimoniata anche dalla diffusione di droni usati per disinfettare le aree che sorvolano e perfino per urlare, tramite degli altoparlanti, di indossare la mascherina protettiva alle persone. Un contesto difficile da immaginare, che può essere ritenuto inquietante per i livelli parossistici di ingerenza nella vita degli individui, ma che allo stesso tempo si rende necessario in un Paese che conta, solo sul proprio territorio, circa 72.200 contagi e più di 2.000 decessi. Nella giornata di martedì, però, i numeri sull'infezione hanno cambiato tendenza. Le guarigioni (1.824) hanno infatti superato i nuovi contagi (1.749). Ieri un responsabile regionale dell'organizzazione mondiale della Sanità, Richard Brennan, ha sottolineato «gli enormi progressi fatti in poco tempo» nel contrasto al coronavirus dalla sua comparsa a dicembre, ma ha avvertito che è «ancora troppo presto» per abbassare la guardia. Ipotesi che Pechino non sembra prendere nemmeno lontanamente in considerazione. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-cina-marchia-gli-infetti-dal-virus-per-monitorare-i-loro-spostamenti-2645199102.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-rete-dei-controlli-italiani-e-piena-di-buchi" data-post-id="2645199102" data-published-at="1758170324" data-use-pagination="False"> La rete dei controlli italiani è piena di buchi La rete di protezione dal coronavirus messa in piedi dal governo italiano presenta qualche squarcio poco rassicurante: anomalie, superficialità, approssimazione nei controlli stanno emergendo nelle ultime ore, e alcuni casi sono clamorosi. Prendiamo quello del marittimo italiano sbarcato in Cambogia da una nave da crociera americana e tornato per conto suo a casa, a Sanremo, dove si è messo in autoquarantena. L'uomo per fortuna sta bene, ieri mattina è stato sottoposto al test sul coronavirus e i risultati sono stati negativi, come ha spiegato il sindaco della città del festival, Alberto Biancheri: «Il nostro concittadino», ha raccontato Biancheri, «in isolamento e sottoposto a sorveglianza sanitaria, è stato sottoposto al test del coronavirus su decisione del ministero della Salute, come forma di ulteriore precauzione benché il signore non abbia mai presentato nessun sintomo che potesse far presupporre un suo contagio». Una bella notizia, senza dubbio, ma accompagnata da una assai brutta: la rete di controlli ha dimostrato di avere molte falle. Il marittimo sanremese - di circa 40 anni - era imbarcato sulla nave da crociera Westerdam della compagnia statunitense Holland America Line. La nave aveva ottenuto il permesso di attraccare nel porto cambogiano di Sihanoukville venerdì scorso, dopo che cinque nazioni diverse avevano impedito l'attracco per il timore che qualcuno, tra le 2.257 persone a bordo, fosse contagiato dal coronavirus. Timore giustificato: in effetti, due persone a bordo della nave avevano contratto la malattia. La Cambogia, che dipende economicamente dalla Cina in maniera profonda, non aveva opposto alcun rifiuto all'attracco della nave e i passeggeri erano stati fatti sbarcare senza che venisse effettuato alcun test. Il governo cambogiano aveva pensato in questo modo di ingraziarsi anche la Casa Bianca, considerato che sono statunitensi sia l'armatore sia la grande maggioranza dei passeggeri della Westersdam. Donald Trump aveva ringraziato il premier Hun Sen, che si era fatto riprendere dalle tv mentre abbracciava i passeggeri che scendevano a terra. Centinaia di persone, tra croceristi e marittimi - tra i quali altri due italiani, sbarcati lo stesso giorno - avevano lasciato subito la Cambogia con mezzi propri, dirigendosi verso ogni angolo del pianeta. Lo sbarco si è fermato quando una cittadina americana di 80 anni, una volta giunta in Malesia e controllata, è risultata positiva al test del coronavirus. A quel punto le autorità italiane si sono svegliate e hanno rintracciato i concittadini che si trovavano sulla Westerdam: due (italobrasiliani) sono ancora a bordo, uno è in Germania, uno in Slovacchia (ed entrambi si sono ritirati in isolamento volontario, senza sintomi) e il sanremese si trova a casa sua, da solo, poiché la famiglia è stata trasferita altrove per precauzione. Durante il viaggio di ritorno, dall'aeroporto di Dubai, il ligure aveva anche pubblicato sui social un selfie con la mascherina e la didascalia: «Il cavaliere mascherato». Dalla Liguria passiamo alla Toscana, dove si attende il rientro di circa 2.500 cinesi (2.000 residenti a Prato e 500 a Firenze) che sono andati nella madrepatria per festeggiare il Capodanno. Secondo il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, «la maggior parte proviene dalla provincia di Zhejiang, quarta per numero di casi accertati» di coronavirus, dove risultano ufficialmente «1.162 casi di contagio ad oggi, con zero deceduti, mentre nella provincia di Wuhan i casi sono 54.400 e i morti oltre 1.400». Bene (anzi male): è ovvio che ci sia preoccupazione. «Mentre la Russia chiude le frontiere cinesi per mettere in sicurezza la salute del proprio popolo», ha detto ieri il capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida, «in Italia si sta irresponsabilmente consentendo, senza imporre misure di quarantena, il rientro in Toscana di circa 2.500 persone provenienti da una nazione nella quale, ormai, sono più di 75.000 i contagiati e oltre 2.000 i morti. Riteniamo un azzardo, se non addirittura una follia, non obbligare all'isolamento e a serrati controlli sanitari chiunque giunga sul nostro suolo dalla Cina». Una tesi non nuova: «È assolutamente necessario», ha sottolineato il noto virologo Roberto Burioni, «che i 2.500 cinesi che rientreranno dalla Cina in Toscana rimangano per 14 giorni in quarantena. Se anche una persona di queste 2.500 uscisse di casa e risultasse poi infetta, si metterebbe a rischio tutto il lavoro di contenimento fatto finora. In questo caso», ha aggiunto Burioni, «credo sia mille volte più importante eccedere in prudenza che lasciare tutto alla faciloneria». Secondo Rossi, però, «chi ci attacca o non è bene informato, o è in malafede o è un fascio leghista». Chissà se e come gli risponderà, quel fascio leghista di Burioni. Infine, l'inviato di Sky Tg24 a Yokohama ieri ha riferito una voce, tutta da confermare, secondo la quale due italiani a bordo della Diamond Princess avrebbero preferito non tornare in Italia con il volo dell'Aeronautica militare partito ieri da Roma, ma con mezzi propri.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)