2018-11-23
«La Chiesa nasconde le cose, brutto segno»
Il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, interviene sul caso McCarrick, l'ex porporato al centro di uno dei più grandi scandali di abusi nel clero: «Dovrebbe emergere una spiegazione pubblica su questi eventi».«Che McCarrick, insieme al suo clan e alla sua rete omosessuale, sia stato in grado di provocare questo disastro in modo mafioso nella Chiesa, è collegato alla sottovalutazione della depravazione morale degli atti omosessuali tra gli adulti». Sono parole che non possono essere fraintese quelle pronunciate dal cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede rispetto al caso dell'ex cardinale Theodore McCarrick, da questa estate al centro di uno dei più grandi scandali di abusi nel clero.In una intervista concessa al portale web Lifesitenews il porporato ha mostrato di prendere sul serio le circostanze riportate nel memoriale dell'ex nunzio Carlo Maria Viganò e sembra non accettare una spiegazione che chiami in causa un generico «clericalismo». Di fronte al quadro che emerge nella testimonianza di Viganò, quello di una lobby gay che influenza la Chiesa dall'interno fin nelle sue più alte cariche, Müller dice che «è ovvio - e può essere negato solo da qualcuno che vuole essere cieco - che i peccati contro il sesto comandamento del Decalogo derivano da inclinazioni disordinate e quindi sono peccati di fornicazione che escludono dal Regno di Dio». Per questo, dice, il tentativo «di offuscare le cose è un brutto segno della secolarizzazione della Chiesa». Inoltre, afferma che sul caso McCarrick «dovrebbe emergere con chiarezza una spiegazione pubblica su questi eventi e le connessioni personali, così come la domanda su quanto le autorità della Chiesa coinvolte conoscessero ad ogni passo; una tale spiegazione potrebbe benissimo includere l'ammissione di una valutazione errata di persone e situazioni».Senza ignorare la questione, come ad esempio ha fatto monsignor André Fort, 83 anni, vescovo di Orléans dal 2002 al 2010, condannato ieri a otto mesi di carcere per non avere denunciato al Tribunale cittadino le aggressioni sessuali su minori di cui era a conoscenza, compiute dall'allora vicario generale, padre Pierre de Castelet, oggi 69 anni.Quella di Müllerè una voce fuori dal coro in una Chiesa che a partire da papa Francesco, fino ai cardinali americani come Blase Cupich, Donald Wuerl e Joseph Tobin, ripete a più riprese che alla radice del fenomeno abusi nel clero ci sia la questione del «clericalismo» come vizio di potere. «Oltre l'80% delle vittime di questi reati sessuali», dice Müller a Lifesitenews, «sono adolescenti di sesso maschile. Da ciò non si può tuttavia concludere che la maggioranza dei preti sia incline alla fornicazione omosessuale, ma, piuttosto, solo che la maggior parte degli autori del reato ha cercato, nel profondo disordine delle loro passioni, vittime maschili». E ancora: «Solo il 5% circa dei criminali viene valutato come pateticamente pedofilo, mentre la grande massa di criminali ha liberamente calpestato il sesto comandamento per la propria immoralità e così ha sfidato, in modo blasfemo, la santa volontà di Dio».La revisione del codice di diritto canonico del 1983 non nomina più l'omosessualità come «un'offesa», rendendo più soft anche le sanzioni inflitte a chi si macchia del reato di abuso. Questo Müller lo definisce un «errore disastroso», perché «i contatti sessuali tra persone dello stesso sesso contraddicono completamente e direttamente il senso e lo scopo della sessualità come fondati nella creazione. Sono l'espressione di un desiderio e di un istinto disordinati, così come è un segno della relazione interrotta tra l'uomo e il suo Creatore sin dalla caduta dell'uomo».Quindi, alla domanda se è possibile affermare la presenza di una lobby gay nella Chiesa, la risposta del cardinale è, a suo modo, molto esplicita: «Non lo so, perché questo persone non si mostrano a me. Ma potrebbe essere che li abbia soddisfatti il fatto che io non sono più incaricato nella Congregazione per la dottrina della fede a trattare i crimini sessuali, specialmente contro gli adolescenti maschi».Il cardinale è stato destituito dal ruolo di prefetto nell'estate del 2017 dal Papa, allo scadere preciso del quinquennio di mandato nonostante Müller non avesse raggiunto i canonici 75 anni per il «pensionamento». Secondo alcune voci il suo brusco allontanamento sarebbe avvenuto in quanto il porporato era in disaccordo con talune posizioni di Francesco, come quelle espresse nella discussa esortazione Amoris laetitia. «Forse possono accusarmi di interpretare Amoris Laetitia in modo ortodosso, ma non possono provare che mi allontano dalla dottrina cattolica», ha detto Müller alla sua intervistatrice. Di fronte alla domanda del perché qualcuno viene rimosso e altri, che mostrano grandi aperture in campo morale vengono promossi, la risposta del cardinale è diretta: «Tutti possono riflettere sui criteri secondo cui alcuni sono promossi e protetti e altri vengono combattuti ed eliminati».
Jose Mourinho (Getty Images)