2019-11-10
La Carfagna flirta con Renzi e si fa un partito
Entro Natale la vicepresidente della Camera darà alla luce la sua nuova creatura politica. Il centrodestra resta il punto di partenza, poi si vedrà. Già pronti a lasciare Forza Italia 25 deputati e 10 senatori delusi dalla svolta sovranista. E il Bullo stende i tappeti rossi.«Il mio campo politico è e resterà il centrodestra». Mara Carfagna, con questo tweet, smentisce una presunta notizia, quella di un imminente passaggio in Italia viva, ma implicitamente ne conferma un'altra, che La Verità è in grado di anticipare: entro la fine dell'anno, salvo clamorosi imprevisti, la vicepresidente della Camera fonderà un nuovo partito. Il nome è in fase di studio, così come il simbolo. Il nuovo movimento conterà sin dalla partenza su un minimo di 10 senatori e 25 deputati. La collocazione del partito della Carfagna sarà nel centrodestra, ma con una linea europeista, moderata, liberale, attenta ai diritti civili, in sostanza in grado, almeno nelle intenzioni di Mara e dei suoi fedelissimi, di riempire quello spazio al centro che Forza Italia ha ormai abbandonato, attestandosi sulla linea sovranista di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Qualche nome? Tra i senatori, quelli che potrebbero seguire la Carfagna (sappiamo di condannarli a un pressing domenicale asfissiante da Arcore per la smentita di rito, ma ci perdoneranno) sono tra gli altri Andrea Cangini, Andrea Causin, Barbara Masini, Laura Stabile, Sandra Lonardo, Massimo Mallegni, Franco Dal Mas, e Roberto Berardi. Alla Camera, si parla di Luigi Casciello, Roberto Occhiuto, Osvaldo Napoli, Alessandro Cattaneo, Andrea Ruggeri, Paolo Russo, Matilde Siracusano. Mara Carfagna, con il suo compagno, Alessandro Ruben, l'altra sera è stata a cena da Silvio Berlusconi. Non è dato sapere se Mara abbia comunicato al Cav la sua intenzione di lasciare Forza Italia, se gli abbia assicurato che il suo nuovo movimento non nascerà «contro» Berlusconi, ma quello che è certo è che ha ripetuto al suo quasi ex leader tutte le sue perplessità sulla linea recente del partito.La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'astensione di Forza Italia, a ruota di Lega e Fratelli d'Italia, sulla Commissione proposta da Liliana Segre: la lotta all'antisemitismo del resto è un tema che Mara respira in famiglia, considerato che Ruben, ex parlamentare del Pdl, è stato consigliere dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane ed è stato il primo italiano a essere nominato nella Commissione dell'Anti defamation league, e ha solidissimi rapporti internazionali, in particolare negli Stati Uniti d'America. «Avremmo dovuto», ha scritto ieri su Twitter la Carfagna, «votare a favore della commissione proposta da Liliana Segre, anche solo per quello che lei rappresenta. Non c'era da discutere sulle virgole, bisognava votare a favore. Ecco cosa intendo con sudditanza psicologica verso i sovranisti». La Carfagna criticò aspramente l'astensione di Forza Italia già subito dopo il voto in Senato, provocando la reazione furiosa del cerchio magico di Silvio Berlusconi, con un comunicato molto duro del leader, che di fatto ha aperto la strada all'addio della vicepresidente della Camera. Una decisione sofferta, soffertissima, quella della Carfagna, ma ormai sostanzialmente definitiva, per un motivo molto semplice: sono decine i parlamentari che ormai non concordano più con la linea di Forza Italia, considerata, a torto o a ragione, appiattita su quella della Lega. «Se non facciamo in fretta», ripetono ormai da settimane i parlamentari in sofferenza, «ci sarà una fuga da Forza Italia vero il partito di Matteo Renzi». Una fuga che il nuovo partito della Carfagna potrebbe arginare, offrendo una proposta politica diversa da quella di Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ma comunque ancorata nel centrodestra.Ieri, ospite al festival de Linkiesta, la Carfagna ha risposto così a una domanda sulle mille indiscrezioni che da mesi la vorrebbero in avvicinamento a Italia viva: «Se Renzi», ha detto la Carfagna, «dichiarasse di non voler sostenere più il governo di sinistra ma di avere altre ambizioni, “Forza Italia viva" potrebbe essere una suggestione. Oggi io e Renzi siamo in due metà campo diverse, non so cosa accadrà nei prossimi giorni, ma molti dopo 25 anni non si sentono a proprio agio in Forza Italia, oggi si sentono a casa d'altri».Per rafforzare il concetto, la Carfagna ha usato Twitter: «Il mio campo politico», ha scritto Mara, «è e resterà il centrodestra. Tra il mio percorso e quello di Matteo Renzi non possono esserci sovrapposizioni, lui è nell'altra metà campo e sostiene un governo di sinistra». La Carfagna ha ribadito ancora una volta i motivi per i quali lei e tanti altri parlamentari di Forza Italia stanno per dire addio a Silvio Berlusconi: «Mi fa rabbia», ha precisato Mara, «la sudditanza psicologica nei confronti del sovranismo, è dannosa per il nostro partito, per le alleanze internazionali. In nessun Paese i partiti liberali sono affetti da sudditanza verso le destre estreme. Non mi piace e non lo accetto. Penso ancora che si possa costruire un certo tipo di centrodestra. Ma il mio campo di gioco sono le mie idee. Non rinuncio alle mie idee per restare nel campo di una destradestra dove il centro non batte un colpo».Torniamo a Renzi. «Porte aperte», ha detto ieri l'ex Rottamatore, ospite anche lui del festival de Linkiesta, «a chi vorrà venire non da ospite ma da dirigente. Vale per Mara Carfagna e per gli altri dirigenti del suo partito, ma noi non tiriamo la giacchetta». In realtà, in prospettiva, una convergenza tra i due soggetti politici, quello di Renzi e quello della Carfagna, non è da escludere, ma si tratta di uno scenario a lungo termine. Quello che Renzi ha fatto, con la fondazione di Italia viva, è stato accelerare lo smottamento di Forza Italia.
Jose Mourinho (Getty Images)