
Matteo Renzi tira ancora la corda su Alfonso Bonafede, poi propone un governo per le grandi riforme. In realtà vuol trattare perché è disperato per i sondaggi di Italia vivacchia e terrorizzato dallo sbarramento al 5% nella prossima legge elettorale.Matteo Renzi procede nella sua discesa libera, passando dalle nevi dell'Himalaya alle riforme costituzionali e riuscendo nel frattempo a battere ogni record. Dopo aver toccato le vette del 40% alla guida del Pd, il provetto sciatore della politica, secondo l'ultimo sondaggio commissionato da Cartabianca, la trasmissione in onda su Rai 3, ha raggiunto il 3%. Il Corriere della Sera riferisce di una rilevazione perfino inferiore che sarebbe nelle mani del presidente del Consiglio: rispetto al già disastroso dato diffuso da Bianca Berlinguer si passerebbe infatti al 2%, una soglia prossima allo 0 se si considera il margine di errore. Del resto l'ex presidente del Consiglio si agita proprio perché sa di essere fuori pista e di avere poche possibilità di rientrare in gioco. Quando debuttò sullo scenario nazionale, proponendosi di rottamare la vecchia politica, Renzi disse di volerla fare finita con i partitini. Per mesi assordò le orecchie degli italiani raccontando di volere far conoscere agli elettori chi avesse vinto e chi perso la sera stessa dell'apertura delle urne. Il suo modello era un maggioritario a doppio turno, che eliminasse dalla faccia del Parlamento tutte le frattaglie politiche. Ma dopo aver brigato per far passare l'Italicum, il fondatore di Italia viva ha ridimensionato le sue aspettative.Al momento di uscire dal Pd annunciò al mondo che il suo non sarebbe stato un partitino del 5%. L'obiettivo era dichiarato: prosciugare il bacino elettorale del Pd per dare vita a un nuovo soggetto che tenesse insieme i resti di Forza Italia e quelli del Partito democratico. Ovviamente con lui a capo, come dominus incontrastato della scena politica. Ad appena cinque mesi di distanza, Renzi si dimostra molto lontano dal raggiungimento di ciò che si era prefisso. Che sia vero il dato mostrato in tv o quello riportato sulla stampa, è un fatto che Italia viva non arriva al 5% e che se domani si andasse alle elezioni con l'attuale legge elettorale, il partito dell'ex premier supererebbe a fatica la soglia di sbarramento, portando alla Camera e al Senato una truppa composta da una pattuglia di pochi onorevoli, soprattutto in considerazione del fatto che con il taglio dei parlamentari tutti i gruppi, soprattutto quelli minori, sarebbero costretti a un dimagrimento dei numeri. Ma se al posto del Rosatellum venisse introdotto un nuovo sistema, la soglia di sbarramento potrebbe essere alzata, proprio per evitare una dispersione di voti. Nelle scorse settimane si è parlato di un modello con una soglia al 5%, che per Renzi sarebbe un ostacolo probabilmente insormontabile: rischierebbe di escluderlo definitivamente dai giochi politici, facendogli fare la fine di Gianfranco Fini, che a forza di giravolte fu premiato dagli elettori di Futuro e libertà con uno 0 virgola e consegnato definitivamente al passato. Questo rischio è ben presente nel campione di chilometro lanciato, specialità sciistica che consiste nello scendere in basso alla massima velocità. Infatti, pur detestando Carlo Calenda e avendone detto fino a ieri peste e corna, ora sarebbe pronto ad allearsi con lui, sperando che i rimasugli raccolti dall'ex ministro dello Sviluppo economico possano consentirgli, insieme a ciò che resta dei voti di Emma Bonino, di raggiungere la fatidica asticella del 5%.Ma siccome anche con il supporto di Calenda e dell'ex radicale l'obiettivo non è con certezza a portata di mano, perché le somme in politica non sempre funzionano (ne sanno qualche cosa Fini, Casini e Monti, che nel 2013 si presentarono sotto lo stesso tetto), Renzi ha messo in azione il piano B, che consiste nell'alzare il più possibile un polverone e poi negoziare una legge elettorale al ribasso, che gli consenta di ritornare in Parlamento quando si andrà a votare. La sua è un'opera da genio guastatori, specialità in cui, assieme alla discesa libera, eccelle. Da settimane prova a sabotare la maggioranza di governo per raggiungere un doppio risultato. Da un lato provare a eliminare Giuseppe Conte, l'unico che come lui ha una capacità trasformistica che gli consente di fare tutto ma anche il suo contrario. E dall'altro costringere il Pd e i 5 stelle a trattare una legge elettorale che per Italia viva sia favorevole. Per raggiungere lo scopo Renzi è pronto a escogitare qualsiasi trappola, innescando mine sul cammino del governo. Una volta si tratta della prescrizione, un'altra delle intercettazioni, un'altra ancora le tasse. Il genio guastatore non vuole le elezioni, che lo annullerebbero: vuole solo costringere gli altri a trattare. Così si è inventato perfino una specie di bicamerale delle riforme per cambiare il sistema con cui si sceglie il premier, che secondo lui non dovrebbe più essere nominato dal capo dello Stato dopo aver sentito alte cariche e partiti, ma eletto direttamente dal popolo. La sua è una mossa disperata, uno degli ultimi atti di una parabola da discesista. Passato, in appena cinque anni, da uomo solo al comando a uomo solo allo sbando.
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