2018-07-08
La Boldrini, Vauro e Saviano: 50 sfumature di buonismo
L'esercito radical chic risponde alla chiamata di don Ciotti: la Camusso schiera la Cgil, la Cirinnà porta il marito griffato e rispunta persino Enrico Letta. La risposta dell'Europarlamento alla stretta dei governi (Italia in primis) è la richiesta di non comminare sanzioni penali a chi aiuta i migranti.Lo speciale contiene due articoli Con invidiabile sprezzo del ridicolo, ieri molti Vip e presunti tali hanno aderito all'iniziativa «una maglietta rossa per fermare l'emorragia di umanità», promossa dall'associazione Libera di don Luigi Ciotti. «Indossiamo una maglietta rossa», recitava l'appello ad aderire all'iniziativa, «per un'accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Rosso è il colore dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, 3 anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l'indignazione di mezzo mondo». Mezzo mondo, mica tutto. Nella migliore tradizione radical chic, la sinistra italiana, più sinistrata che mai, continua a dividere il mondo in due parti: i buoni (loro) e i cattivi (tutti gli altri).Poco importa se in realtà quei poveri bambini che annegano nel Mediterraneo sono vittime innanzitutto dei boss della mafia africana che organizzano i viaggi della morte usando gommoni mezzi sgonfiati per provocare naufragi: per la sinistra in maglietta rossa i cattivi sono quelli che cercano di fermare questo massacro, impedendo a queste carrette galleggianti di prendere il largo, scoraggiando questo traffico di esseri umani attraverso una ferrea regolamentazione delle attività delle Ong, puntando a mettere in campo politiche di sostegno ai paesi africani. I cattivi, per i magliettisti rossi, sono i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte, magari anche quel povero diavolo del ministro Danilo Toninelli, uno che solo a guardarlo in faccia viene voglia di comprargli dello zucchero filato. No: sono loro, i cattivi. Anzi, siamo noi. Noi italiani, che abbiamo votato per chiunque tranne che per la sinistra, siamo tutti cattivi. I buoni sono loro. Quelli che ieri hanno inondato i social network di accigliati e riflessivi selfie in maglietta rossa. Dalle spiagge delle località di villeggiatura più alla moda, mentre la servitù preparava il pranzo, hanno eroicamente aderito alla campagna di don Ciotti. Tutti noti filantropi, che passano la loro esistenza aiutando immigrati, poveri, bisognosi, senzatetto e ammalati. A partire, ovviamente, da Roberto Saviano. Il leader della sinistra sinistrata ha pubblicato sui social network un bel selfie con maglietta rossa e sguardo intenso. Sferzante. «Aprite i porti!», ha ammonito Saviano, dal suo appartamento di New York, dove ospita decine e decine di immigrati sfamandoli e destinando loro una bella parte degli introiti dei libri e delle fiction che produce. Risponde presente anche la truppa dei giornalisti perbene con - fra gli altri - Sandro Ruotolo (l'inossidabile inviato di Michele Santoro) e Udo Gumpel, corrispondente in Italia per la tv tedesca, noto per esser simpatico come un orzaiolo la sera del primo appuntamento. Passiamo a un'altra icona della solidarietà: Rosy Bindi. La plurideputata ex Dc e Pd ha pubblicato una foto in maglietta rossa e ha lanciato il suo appello a «restare umani» da un bel terrazzino fiorito, che siamo certi ogni sera accolga decine d'immigrati. A proposito di ex democristiani convertiti al rosso, merita un encomio solenne Enrico Letta. L'ex presidente del Consiglio, dall'esilio dorato di Parigi, dove l'ha costretto (unica cosa apprezzabile che abbia fatto) Matteo Renzi, è vivo e lotta insieme a noi. Il suo selfie in maglietta rossa, però, è diverso dagli altri: lo sguardo non è rivolto verso l'obiettivo ma guarda in alto, guarda lungo, oltre muri e confini. E soprattutto, oltre l'operazione «Mare nostrum», lanciata in pompa magna nell'ottobre 2013 dall'allora premier Enrico Letta, dopo la strage di Lampedusa, il naufragio di una barca libica stracolma di disperati che colò a picco a poche miglia dall'isola siciliana causando 368 morti. «Mare nostrum» fu fermata poco più di un anno dopo, il 31 ottobre 2014, per essere sostituita dalla missione europea «Triton». L'allora ministro dell'Interno, Angelino Alfano, tracciò un bilancio tutt'altro che lusinghiero dell'operazione voluta da Letta: «558 interventi, 100.250 persone soccorse, 728 scafisti arrestati, 6 navi sequestrate, soccorse oltre 100.000 persone e decine e decine di migliaia salvate. Ma», precisò Alfano, «queste vite umane salvate non sono state tutte quelle che volevamo salvare: ci sono stati, durante le operazioni, 499 morti, 1.446 presunti dispersi, 192 cadaveri da identificare». Quando, nel febbraio 2015, Letta propose di ripristinare «Mare nostrum», fu il premier Matteo Renzi a bocciare l'idea: «Anche con Mare nostrum si moriva», disse l'ex rottamatore. Durante «Mare Nostrum» in Italia sbarcarono 166.700 persone, l'operazione fu chiusa perché giudicata da molti paesi europei un «pull-factor», ovvero un «fattore di spinta» all'immigrazione. All'album delle figurine rosse vanno aggiunti personaggi come il vignettista Vauro, prezzemolino televisivo, e la leader della Cgil, Susanna Camusso, ormai praticamente sparita dalla circolazione così come la sua organizzazione, che ha sempre protetto i garantiti e mai le vere fasce deboli (precari, disoccupati). A proposito di sindacati: ha indossato la maglietta rossa anche la Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani, sensibile alla tematica dei «porti aperti» ma gioiosamente assente quando si tratta di sostenere reporter sfruttati, sottopagati, maltrattati, sottoposti a mobbing. Anche Monica Cirinnà, senatrice democratica paladina dei diritti omosex, ha posato in rosso abbracciata al marito (sorridente nella sua bella polo griffata col coccodrillino più famoso del mondo). Carlo Lucarelli è passato dal giallo e dal noir, sfumature che gli hanno dato grandi soddisfazioni, alla maglietta impegnata. Ha scelto un elegante smanicato, perché non poteva ovviamente sottrarsi, Laura Boldrini, papessa dell'impegno «de sinistra» contro tutto e tutti. Buonsenso compreso. Carlo Tarallo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-boldrini-vauro-e-saviano-50-sfumature-di-buonismo-2584630895.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="si-ritorna-allepoca-dei-bucanieri-lue-vuole-limmunita-in-mare-per-le-ong" data-post-id="2584630895" data-published-at="1757646937" data-use-pagination="False"> Si ritorna all’epoca dei bucanieri: l’Ue vuole l’immunità in mare per le Ong Sembra di essere tornati al tempo dei corsari. Quando ogni bucaniere, una volta ottenuto uno speciale permesso pagato a caro prezzo, godeva d'immunità per scorrazzare libero per il mare, abbordare e depredare le altre navi. Sempre a patto che queste ultime non battessero la bandiera delle nazioni che gli avevano concesso l'autorizzazione alla pirateria. D'accordo, il paragone con i filibustieri è eccessivo, ma quella che il Parlamento europeo chiede di concedere alle navi delle Ong è una sorta d'immunità per permettere loro di operare al di sopra delle leggi. Infischiandosene dei regolamenti in nome di un bene superiore: quello di salvare i migranti che rischiano di naufragare nel Mediterraneo. Ma in cosa consiste questa licenza d'impunità? In pratica chi aiuta i migranti per motivi umanitari, chiede una risoluzione adottata a Strasburgo dall'Europarlamento, non va mai punito con sanzioni penali. I deputati dell'Ue hanno infatti espresso preoccupazione per le «conseguenze indesiderate» della legislazione comunitaria sui cittadini che forniscono assistenza a chi fugge «da guerra e povertà». Sotto accusa è la direttiva «favoreggiamento» del 2002, dove si prevede che gli Stati membri introducano sanzioni penali contro il favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno di irregolari. La norma è stata utilizzata da alcuni Stati membri per sanzionare le Ong e gli operatori umanitari, dal momento che spesso non sono affatto nitidi i confini tra il soccorso di persone in stato di necessità e il trasporto in Europa di migliaia di migranti. Da qui le accuse del nostro ministro degli Interni, Matteo Salvini, che ancora nei giorni scorsi ha ribadito che «si deve bloccare il business dell'immigrazione clandestina e questo significa bloccare un intervento dannoso e pericoloso di navi straniere che operano in assoluta mancanza di rispetto delle regole internazionali». Secondo il vicepremier, infatti, le Ong sono spesso «soggetti complici» nel traffico di esseri umani dalle coste del Nord Africa. Ma il Parlamento europeo spinge in direzione contraria, pretendendo che le nazioni europee, e soprattutto l'Italia che è la più coinvolta nel soccorso e nell'accoglienza degli stranieri, chiudano un occhio sulle violazioni delle organizzazioni non governative. Come? Nella risoluzione si sottolinea che la legislazione dell'Unione conferisce agli Stati membri anche il potere di non configurare come reato quelle azioni di favoreggiamento che hanno lo scopo di prestare «assistenza umanitaria». I deputati europei si sono anche lamentati del livello di recepimento alquanto limitato, da parte delle nazioni, della deroga per «motivi di assistenza umanitaria». Pertanto, il Parlamento invita i Paesi a recepire la deroga nelle loro legislazioni, in modo da garantire che «non siano perseguiti gli individui e le organizzazioni della società civile che assistono i migranti per motivi umanitari». Inoltre si esorta la Commissione europea ad adottare delle linee guida per chiarire quali forme di «favoreggiamento» non dovrebbero essere reato, in modo da assicurare che la legge sia applicata con maggiore chiarezza e uniformità. Insomma, si può anche chiamarla in altro modo ma nei fatti si tratta di concedere una patente d'immunità. Che va a inserirsi in un quadro delicatissimo e in un momento in cui il ruolo degli operatori umanitari e delle Ong è sempre più sotto i riflettori, con alcuni governi che li accusano, non senza ragioni, di incoraggiare la tratta di esseri umani e di agire al di fuori dal quadro giuridico. Motivo per cui l'esecutivo presieduto da Giuseppe Conte ha deciso la chiusura dei nostri porti a queste navi, scatenando le reazioni e le critiche che abbiamo visto nelle settimane scorse. Per concludere l'Europarlamento, pur invitando a lasciare lavorare le Ong senza troppi legacci, specifica però che «gli operatori coinvolti nell'assistenza umanitaria, per sostenere le azioni di salvataggio di vite umane effettuate dalle autorità competenti nazionali, devono rimanere entro i limiti del mandato stabilito per l'assistenza umanitaria dalla direttiva sul favoreggiamento, e che le loro operazioni devono svolgersi sotto il controllo degli Stati membri». Insomma, secondo il Parlamento europeo le Ong hanno diritto ad operare con mani libere, ma debbono stare attente a non esagerare. Alfredo Arduino
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».