2020-06-11
La Azzolina boccia la trasparenza. Vietato mettere online i propri voti
Lucia Azzolina (Getty images)
La circolare del Miur impone privacy totale. Ma non erano quelli della casa di vetro?Erano quelli delle trattative politiche trasmesse in streaming. Quelli trasparenti come il plexiglas (con una sola esse, anche se la preside del Miur la pensa diversamente). Ora, invece, i grillini vogliono il segreto su tutto. Privacy assoluta. E vietano persino di vantarsi per i bei voti sui social network.Così prescrive una circolare del dicastero di viale Trastevere, che fornisce chiarimenti sull’applicazione di un ordine ministeriale del maggio scorso, riguardante le valutazioni di fine anno scolastico. E qual è la disposizione tassativa del ministero di Lucia Azzolina? Non comunicare né diffondere online i propri voti. Avete letto bene: i propri, mica quelli degli altri. Nessuno pensa che sarebbe legittimo pubblicare su Facebook o Twitter il 4 di un compagno di classe antipatico. Ma se io prendo 10 e voglio festeggiare con il mondo? Bisogna proibire per decreto l’esibizionismo e il cattivo gusto? Citiamo letteralmente il documento, che opera una distinzione tra l’indicazione «ammesso» e «non ammesso» all’anno successivo, consultabile da tutti gli studenti di una determinata classe tramite il registro elettronico, e «i voti in decimi», riportati solo nell’area riservata cui ciascun alunno può accedere «mediante le proprie credenziali personali». Ebbene: «Si raccomanda», intima la circolare, «di predisporre uno specifico “disclaimer” con cui si informino i soggetti abilitati all’accesso che i dati personali ivi consultabili non possono essere oggetto di comunicazione o diffusione (ad esempio mediante la loro pubblicazione anche su blog o su social network)».A parte che noi credevamo di abitare in Italia, di ricevere ordini dal ministero dell’Istruzione italiano, scritti in italiano. Lingua in cui certamente esiste un corrispettivo dell’inglese disclaimer: clausola di esonero dalla responsabilità, o, più semplicemente, liberatoria. Purtroppo, su questo, temiamo di combattere contro i mulini a vento: il morbo degli anglicismi ha ormai contagiato pure i gangli della pubblica amministrazione e, a quanto pare, non c’è lockdown che sia in grado di arrestarne la diffusione.Se non altro, però, confidavamo che oltre alla neolingua, le élite pentastellate non ci volessero rifilare anche la neoscuola. Un tempo si esagerava per un verso: all’ennesima insufficienza, si finiva trascinati in giro per il proprio istituto, per un’atroce gogna con le orecchie d’asino. Adesso si esagera per un altro verso: niente più umiliazioni per i somari, ma al primo della classe non rimane nemmeno quella soddisfazione, se volete un po’ urtante, di celebrare su Internet i suoi successi nello studio. A questo punto, s’estenda la norma anche al mondo universitario: chi di noi non ha mai deplorato le cadute di stile dei campioni che pubblicavano le foto dei loro libretti, zeppi di 30 e lode? Invero, sospettiamo che presto non ci sarà più bisogno di preoccuparsi degli alunni vanesi. Intanto, alle elementari torneranno i giudizi (ottimo, distinto, eccetera): meno tranchant dei numeri, più inclusivi, più politicamente corretti. Ma soprattutto, in vista delle sospirate riaperture di settembre, la task force della Azzolina ha già in mente soluzioni innovative per la neoscuola grillina. La tradizionale classe «ha sempre meno senso», perciò si sta lavorando per organizzare le lezioni nel parco, con più sport, più cinema e più arte. Ma sì. Leggere e far di conto sono fuori moda. Meglio un corso di gretismo ai giardinetti. E 10 e lode per tutti.