2022-04-04
L'accordo di libero scambio tra Israele e gli Emirati
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Ansa
È una svolta significativa per il Medio Oriente. La scorsa settimana, Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno infatti concluso i negoziati per un accordo di libero scambio.
È una svolta significativa per il Medio Oriente. La scorsa settimana, Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno infatti concluso i negoziati per un accordo di libero scambio. A renderlo noto, sono stati i governi dei due Paesi che, secondo il ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti, hanno relazioni commerciali per un volume d’affari complessivo che si aggira attorno ai 700 milioni di dollari. Ricordiamo che i due Paesi hanno normalizzato le proprie relazioni diplomatiche nel 2020, grazie alla mediazione dell’amministrazione Trump. I negoziati per questo accordo di libero scambio erano stati avviati lo scorso novembre e si sono rapidamente articolati in quattro round, che hanno visto anche la mediazione dell’Egitto. Secondo quanto riferito dal Times of Israel, circa il 95% dei prodotti scambiati tra i Paesi (tra cui cibo, beni agricoli, cosmetici, attrezzature mediche e farmaci) sarà esente da dazi doganali. In particolare, alcuni prodotti saranno esentati immediatamente, altri gradualmente.“Le buone relazioni instaurate tra i nostri due Paesi sono rafforzate oggi da questo accordo di libero scambio, che migliorerà significativamente la cooperazione economica a beneficio dei cittadini di entrambi i Paesi”, ha affermato il premier israeliano, Naftali Bennett. “Questo importante accordo si baserà sugli storici Accordi di Abramo e cementerà una delle relazioni commerciali emergenti più importanti e promettenti del mondo”, ha dichiarato dal canto suo il ministro di Stato per il commercio estero degli Emirati Arabi Uniti, Thani Al Zeyoudi. La notizia di questa intesa è significativa sotto svariati punti di vista. In primo luogo, l’evento contribuisce ad aprire una nuova stagione nell’ambito dello scacchiere mediorientale. In secondo luogo, tale accordo è stato concluso in un periodo di stravolgimenti geopolitici significativi, dovuti alla crisi ucraina. Gli Emirati arabi uniti, assieme ai sauditi, si stanno infatti avvicinando sempre di più all’asse sino-russo, raffreddando al contempo i rapporti con gli Stati Uniti di Joe Biden. Dall’altra parte, Israele sta cercando di ritagliarsi un ruolo di mediazione nella crisi in atto, tentando di raggiungere un difficile bilanciamento tra Kiev e Mosca: lo Stato ebraico ha del resto bisogno della Russia per colpire i miliziani filo-iraniani in Siria. E probabilmente è stata proprio Teheran a contribuire a questo ulteriore avvicinamento tra Israele ed Emirati arabi uniti. Entrambi non vedono infatti troppo di buon occhio il rilancio del controverso accordo sul nucleare iraniano, fortemente auspicato proprio da Biden. Del resto, che tra Washington e Abu Dhabi si registrino delle tensioni è testimoniato anche dalla recente visita negli Emirati del segretario di Stato americano, Tony Blinken, che ha dovuto cercare di ridurre gli attriti in atto. Gli americani non apprezzano la posizione ambigua di Abu Dhabi sull’invasione russa dell’Ucraina, né il fatto che il presidente siriano Bashar al-Assad si sia di recente recato in visita ufficiale nella petromonarchia. Gli emiratini, dal canto loro, non apprezzano la politica di Biden sulla guerra nello Yemen (soprattutto in riferimento allo spinoso dossier degli Huthi). Non è ancora chiaro, ma è tutto da dimostrare che questo nuovo accordo di libero scambio rafforzerà la sempre più traballante influenza dell’attuale Casa Bianca sul Medio Oriente.