2023-09-10
Kiev va allo scontro con Francesco «Soldi di Mosca allo Ior». «È falso»
Un consigliere di Volodymyr Zelensky attacca: «Investimenti nella banca, il Papa non è credibile come mediatore». L’Istituto vaticano: «Affermazioni che si basano sul nulla». Aumentano gli scontri vicino a Zaporizhzhia.Le considerazioni del consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mychajlo Podolyak, «si basano sul nulla» e vanno «considerate come tali». Severa la reazione dello Ior, l’Istituto per le opere religiose, dopo le parole di accusa del consigliere di Kiev nei confronti della banca del Vaticano. L’Istituto, infatti, ha smentito categoricamente, con una nota, le affermazioni del funzionario di Zelensky che, in un’intervista a una emittente ucraina, ha criticato duramente il Papa incitato a indagare su presunte attività della Russia «nella banca vaticana»: attività impossibili viste le stringenti politiche dello Ior e delle sanzioni internazionali anche al settore finanziario.«Lo Ior non riceve né investe denaro della Russia». «Oltre a non corrispondere a verità, una simile attività sarebbe altresì impossibile in considerazione delle stringenti politiche dello Ior e delle sanzioni internazionali che si applicano anche al settore finanziario», afferma la nota. «In primo luogo, infatti», si legge, «lo Ior non accetta, come clienti, istituzioni o persone fisiche che non abbiano una stretta relazione con la Santa Sede e la Chiesa cattolica. In secondo luogo, lo Ior è un intermediario finanziario soggetto a vigilanza che opera tramite banche corrispondenti internazionali di altissimo livello e di impeccabile reputazione tenute al rispetto delle norme internazionali».Non è questa l’accusa più grave che arriva dal funzionario russo. Podolyak, infatti, nella stessa lunga e polemica intervista, chiudeva a una possibile trattativa con il Vaticano come intermediario con queste durissime parole: «Nessun ruolo di mediazione per il Papa, è filorusso, non credibile». Secondo il funzionario, «il Vaticano non può avere alcuna funzione di mediazione, perché sarebbe una funzione che ingannerebbe l’Ucraina o la giustizia», aggiungendo che Kiev, in questa situazione, non riceverebbe una «giusta valutazione» dal Vaticano.L’accusa nasce dall’appello che papa Francesco ha fatto ai giovani cattolici in Russia, quello sulla «grande madre Russia». «Non ha senso parlare di un mediatore chiamato papa Francesco se questi assume una posizione filorussa che è del tutto evidente a tutti», dice il consigliere di Zelensky. E poi, sullo Ior: «Dobbiamo guardare agli investimenti che la Russia sta facendo nella Banca Vaticana».Una crisi diplomatica che si preannuncia piuttosto grave, quindi, nello scenario di una guerra il cui livello di scontro, anche verbale, si è alzato sempre di più. Per il presidente russo Vladimir Putin, «il conflitto in Ucraina è stato provocato deliberatamente dall’Occidente, anche per limitare lo sviluppo della Federazione russa». Per Zelensky invece, «Putin è un bugiardo, impossibile fare compromessi con lui». Insomma, sembra lontanissima anche la sola ipotesi di una trattativa tra i due.Il presidente ucraino per altro chiede un ulteriore rafforzamento delle sanzioni sui comparti russi energetico, finanziario e bancario. «È importante rafforzare le sanzioni nei confronti dei terroristi russi», ha scritto, evidenziando come sia anche «necessario» bloccare la fornitura a Mosca «di tutti i componenti e i pezzi di ricambio utilizzati per la fabbricazione di missili e droni». Nel frattempo, annuncia un piano per mettere in sicurezza le infrastrutture energetiche e il porto di Odessa in vista dell’inverno: «Stiamo approntando un piano per proteggere il nostro sistema energetico e le infrastrutture critiche dagli attacchi aerei russi, per proteggere i porti nella regione di Odessa così come l’infrastruttura per i corridoi del grano, per proteggere le aree del fronte in vista della stagione invernale». La riunione avuta ieri tra Zelensky e il suo staff «era concentrata su tutte queste questioni». A tutti i funzionari e le istituzioni «sono stati assegnati specifici compiti e si continua a lavorare». Sul campo, desta ancora preoccupazione la centrale di Zaporizhzhia. Gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) hanno segnalato un aumento dell’attività militare intorno alla centrale. Riferiscono di aver udito numerose esplosioni nel corso dell’ultima settimana, come possibile segno di un’accresciuta attività militare nella regione che potrebbe anche rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza nucleare del sito», ha dichiarato il direttore Rafael Grossi. «Qualunque cosa accada in una zona di conflitto, ovunque essa sia, tutti avrebbero da perdere da un incidente nucleare ed esorto a prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare che ciò accada», ha aggiunto.Nonostante la disapprovazione della comunità internazionale, proseguono le elezioni regionali in Russia. In un video diffuso dal Cremlino nella seconda giornata di elezioni regionali, Putin ha fatto sapere di aver votato online, direttamente dal suo ufficio, e ha auspicato che i russi seguano il suo esempio: «Invito gli abitanti delle regioni in cui si stanno svolgendo le elezioni a partecipare», ha detto, sottolineando come le procedure di voto oggi siano «il più confortevoli possibile».
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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