2024-06-18
        Kiev cede: «Parleremo con Putin»
    
 
        Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba (Ansa)
    
Pressing di Cina e Germania. Berna. «Immunità al presidente per un futuro summit». L’Iraq e la Giordania ritirano la firma dal testo finale. Ira degli ucraini: «Chiariscano».Il Cremlino ha detto che l’efficacia della conferenza di pace in Svizzera «tende allo zero», nel giorno in cui si è appreso che Iraq e Giordania hanno ritirato la firma dalla dichiarazione finale, portando da 80 a 78 i Paesi che abbracciano il principio dell’integrità territoriale ucraina. I nostri media snobbano quel «Sud del mondo» che non ha voluto tradire Vladimir Putin. Ma se è vero, come scrive Politico, che per una soluzione negoziale alla guerra Kiev punta sulle pressioni degli alleati su Mosca, rischia davvero di risultare vano un vertice senza la Russia - in vantaggio sul terreno - e la Cina - l’unica in grado di condizionare i piani dello zar. Ieri, Pechino ha insistito sul necessario «riconoscimento dell’iniziativa da entrambe parti», sulla «parità di partecipazione» ai colloqui e sulla «discussione equa di tutti i piani di pace». Il Dragone ha rimarcato che la sua «posizione sensata» è «sostenuta da oltre 100 Paesi», i quali rappresentano la «maggioranza globale». Il loro peso lo prova la reazione di Kiev: Volodymyr Zelensky s’è venduto un grande successo diplomatico, però le autorità ucraine hanno chiesto chiarimenti alla Svizzera sul forfait di Baghdad e Amman.Le cancellerie occidentali si stanno svegliando. La stessa presidente elvetica, Viola Amherd, ha evocato un secondo summit con la presenza di Putin, per il quale andrebbe studiata «un’eccezione» al mandato d’arresto della Corte penale internazionale, che pende su di lui. Anche la Germania ha riconosciuto l’ovvio: «Il cancelliere Olaf Scholz», ha dichiarato un portavoce del governo tedesco, «ha già detto in un’intervista che alla prossima conferenza di pace dovrebbe essere invitata anche la Russia». A Berlino non credono in un evento entro il 2024, tuttavia la strada sembra tracciata. Persino il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, alla fine ha dovuto ammettere: «L’idea è che il prossimo summit debba mettere fine alla guerra. E certo, abbiamo bisogno dell’altra parte al tavolo dei negoziati». Arriverà il momento in cui «sarà necessario parlare con la Russia». «Adesso il nostro lavoro», ha concluso, «è assicurarci che l’Ucraina sia sulla posizione più forte possibile».La resistenza, gli Usa e l’Europa confidano di riguadagnare peso nelle trattative grazie agli F-16. Con il dominio aereo, o almeno con una difesa dei cieli più efficiente, l’Ucraina potrebbe limitare le concessioni allo zar, benché Mosca minacci condizioni «più difficili e dure» per il nemico, essendo stata respinta la proposta di Putin. Egli vuole Kiev fuori dalla Nato, oltre al controllo del Donetsk, del Lugansk, di Kherson e di Zaporizhzhia. Richiesta irricevibile? Sì, ma è un segnale di fumo. Lanciato anche in virtù di una consapevolezza: l’arrivo dei jet, pur senza ribaltare le sorti del conflitto, potrebbe comunque scongiurare ulteriori avanzate russe. Non a caso, Oleksandr Syrsky, il comandante delle forze armate nominato da Zelensky, ha osservato che il nemico sta intensificando gli attacchi sul fronte orientale per «massimizzare l’esaurimento delle truppe ucraine», prima che decollino i caccia. I piloti sono in fase d’addestramento: secondo Le Monde, la Francia ne sta formando 26. Emmanuel Macron, dal canto suo, ha promesso al leader della resistenza che, qualora il Ressemblement national vincesse le elezioni, l’aiuto di Parigi non cesserebbe.Il punto è che trovare reclute sta diventando sempre più complicato per Kiev. Lo testimonia un reportage della Bbc, dedicato alle «squadre di mobilitazione», che il governo ha incaricato di stanare gli arruolabili tra i 25 e i 60 anni in fuga dalla leva. Nonostante l’indefesso spirito di abnegazione per la patria dimostrato finora, il popolo è al limite. Stando al Washington Post, l’Ucraina starebbe scarcerando delinquenti, spacciatori e assassini per spedirli nelle brigate d’assalto. Quando l’ha fatto Putin, l’Occidente ridacchiava. Lo zar, nel frattempo, ritira le sue navi da Cuba, però vola in Corea del Nord, sua fornitrice di armi.Tentare di uscire dall’angolo, per non arrivare al tavolo quasi da sconfitti, ha un senso. Ma verrà l’ora di stipulare il patto col diavolo.
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        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)