2024-08-25
Più conflitti e meno democrazia. Il mondo secondo Kamala fa paura
Kamala Harris, democratica in corsa per la Casa Bianca (Getty)
I media italiani si sono accodati alla retorica d’oltre Atlantico, magnificando Kamala Harris con toni estasiati. Sul piano della realtà, tuttavia, l’agenda della candidata non ha nulla di rassicurante per l’Occidente.Con la Convention di Chicago che ha «incoronato» Kamala Harris è rinato in Italia il gruppo musicale I Kamaleonti. Si ispirano alle gesta delle band americane, gli Obama, i Clinton, forse anche i Bush e perfino i Kennedy, e si eccitano al pensiero che la vice di Biden possa diventare presidente degli Stati Uniti e soprattutto possa impedire che lo diventi Donald Trump. I successi dei Kamaleonti, che ricordano quelli di un quasi omonimo gruppo musicale italiano, sono marchette d’amore per Kamala, dai titoli plaudenti e appassionati tipo Applausi, Io per lei e Come ti amo, tutti dedicati alla suddetta Candidata; per non parlare della canzone di partenza, simile a quella del quasi omonimo gruppo italiano, dove esprimono il loro programma dem e i suoi contenuti: Sha La La La La La. Idee chiare e concetti precisi.Non so se ve ne siete accorti ma riferendo della convention dem dell’altro giorno c’era un corrispondente della Rai da New York che era letteralmente su di giri, non stava nella pelle e nel microfono a narrare le gesta prodigiose della Candidata e del circo che si è esibito in suo onore; era sovreccitato, aveva bave di orgasmo dem e tempeste ormonali progressiste. Dopo aver dovuto cupamente e tristemente occuparsi del ciuffo di Trump e dei repubblicani, finalmente vedeva arrivare «I nostri», cioè i suoi, e tubava tubava cantando le lodi di una notte indimenticabile che resterà nella storia dell’Umanità, in cui probabilmente sarà rimasto incinto per impollinazione ambientale, tanto era in estasi erotico-politica. La Rai di qualche anno fa, faceva sparire i corrispondenti che non erano allineati contro Mosca; la Rai detta meloniana consente questi sfoggi di propaganda elettorale dem anche sulla rete ammiraglia. Ma torniamo a lei e alla convention, anzi alla circonvention d’incapace, dopo le forzate dimissioni di Biden. La chiamano investitura democratica, ma è tutta una messa in scena per il mondo e per coglionare gli americani. Kamala Harris non la volevano fino a poche settimane fa, molti non volevano confermarla nemmeno come vice, preferivano un presidente ormai mezzo rimbambito (il mezzo è per rispetto istituzionale), anzi sotto sotto tifavano per lui, perché uno così puoi pilotarlo come vuoi, lui non se ne accorge nemmeno. Ma rischiava di perdere le elezioni, aveva anche esibito le sue defaillance, e dunque andava sostituito di corsa. Ma non pensavano in un primo tempo alla sua vice, che aveva destato non poche perplessità e teneva come suol dirsi un low profile sui media e negli apparati di potere. Poi il capriccio di Biden, il gioco dei potentati, la resa della Harris alla linea del potere, l’accordo delle parti che contano, e avviene il miracolo. Kamala Harris è la persona giusta, è scritto nella Bibbia, nel Corano, sul Time e nei cartoni della Walt Disney, è la donna giusta al posto giusto. La donna nera alla Casa Bianca ribattezzata Harris bar. Di corsa anche nelle colonie americane, come l’Italia, avviene il riposizionamento; siamo maestri da secoli. E cominciano gli elogi, fioccano i santini, si ricostituiscono i Kamaleonti, che come dice il nome, cambiano pelle e opinioni con facilità e per convenienza, e hanno la Kappa in omaggio a lei, Kamala. Non solo saltimbanchi e pazzarielli delle orchestrine di paese, non solo marchettari di professione e lecca-lecca di mestiere e vocazione ma anche sussiegosi osservatori, esperti, satrapi; tutti a incensare la star, è lei proprio quella che ci voleva anche se fino a qualche settimane fa non se ne erano accorti, nessuno se la filava di pezza. L’amore sbocciato per Kamala è in realtà una riconversione veloce della paura cresciuta di Trump, soprattutto dopo l’attentato e dopo le ultime cadute psico-neuro-rinco del suo concorrente. La strizza di riavere Trump alla Casa Bianca, di dover rifare i conti in Ucraina e nel mondo, oltre che negli States, ha generato due moti ondosi: da una parte il deep state che studia come far fuori in un modo o nell’altro Trump, Vance e compagnia bella e dall’altra il circo che investe Kamala.Parlano di investitura democratica, ma di popolare, di elezioni, di primarie non c’è manco l’ombra. È la solita messinscena spettacolare della democrazia, la solita fiction di un Paese unito intorno a un leader prefabbricato ove per paese si intendono i soliti potentati. Le famiglie che contano, i poteri che contano, i Pentagoni e le altre figure geometriche che contano, hanno deciso di nominare Kamala. E la compagnia di giro, tutti i buffoni del circo tra cantanti, attori, registi, influencer che ruotano intorno al mondo dem, si è subito prestata al carnevale dell’Investitura, è accorsa in massa allo show. Lacrime, risate, euforia e commozione assicurate nel pacchetto all inclusive del circo dem. Poi dicono di Trump e Musk, di Vance e dei repubblicani, che perlomeno a Trump lo hanno votato davvero, e per la seconda volta. Tutto questo naturalmente fa parte del circo politico-mediatico. Ma si dà il caso che siamo alle prese con due conflitti ad alto rischio di guerra mondiale. Detto in breve attraverso le vocali, la A di America e la E di Europa sono alle prese con la I di Israele, la O di Oriente e la U di Ucraina. Pensate che la vice di Biden, che ha compartecipato al precipitare degli eventi a livello internazionale, sia veramente in grado di gestire la situazione e di rasserenarla? Un’amministrazione che non riesce a imporre la pace da nessuna parte ma soffia pericolosamente sulla guerra con la Russia e l’Iran e non riesce a fermare la mattanza quotidiana di Gaza, i crimini sulla popolazione, le famiglie sterminate (salvo annunciare di continuo fantomatici attacchi dell’Iran che poi non avvengono); un’amministrazione che ha acuito l’odio dei quattro quinti del pianeta contro l’Occidente, pensate che sia una prospettiva rassicurante per il mondo? Pensate che rassicuri il mondo intero e le altre civiltà il suo giuramento woke, abortista, femminista, lgbtq+? (Tornando da noi c’è un quotidiano che sembra diretto da Netanyahu e redatto da Hamas. Devo preoccuparmi se in politica estera concordo con Marco Travaglio, o deve preoccuparsi lui?).Pensate che funzioni ancora la retorica dem dove i pacifisti vogliono la guerra, gli umanitari impongono l’impero Usa, gli inclusivi vogliono escludere chi non la pensa come loro, e dicesi democratico un governo delle oligarchie contro il popolo? Via con la sigla, Kamaleonti.