2023-12-06
«Prima di me Julius Evola vendeva pochissimo. Ora è quasi un classico»
Parla il fondatore delle Edizioni Mediterranee Giovanni Canonico: «Aveva un carattere non facile, ma tra uomini di montagna ci capivamo. Di politica non abbiamo mai parlato».Giovanni Canonico, elegante, dall’eloquio forbito, ha 92 anni e da tutta la vita fa l’editore. È il patron delle Edizioni Mediterranee, la casa editrice che si occupa di quelle zone oscure e affascinanti della mente, dell’esoterismo, della parapsicologia, della magia. Atletico, mente lucidissima, lungimirante, ha saputo reggere nel tempo e scoprire alcuni tra i grandi personaggi del Novecento: Julius Evola e Gustavo Rol, tra gli altri, ma le personalità eccezionali che ha conosciuto e pubblicato sono numerose.Ci racconta la genesi delle Edizioni Mediterranee?«È stata fondata nel 1925 da Wilhelm Krenn, mio maestro, di nazionalità austriaca, ma laureato a Padova in scienze politiche. Pubblicava libri giuridici e poca ma importante saggistica su temi vari, tra cui una collana di sessuologia e medicina divulgativa; narrativa straniera di lingua tedesca, autori come Theodor Kröger, libri d’arte e monografie artistiche; libri per bambini».Come nasce la sua carriera di editore, divenuta poi così solida e longeva? «Arrivai nel 1950 alla Casa Editrice Mediterranea a soli 18 anni, inizialmente solo per uno stage estivo, che non è ancora terminato dopo ben 73 anni. Uno stage paragonabile solo a una laurea, o addirittura a un master, anzi direi a un dottorato».Si impara la professione di editore?«I primi anni sono stati di formazione e pratica sul campo, anche grazie alla fiducia e stima accordatami da subito dal dottor Krenn, cui mi lega un debito di riconoscenza infinito. La sua figura carismatica, la sua conoscenza dell’editoria mondiale, il suo fiuto e il grosso calibro intellettuale sono stati per me elementi chiave che hanno orientato e indirizzato la mia vita verso quella che ora riconosco come una vocazione innata, all’inizio sconosciuta anche a me stesso, ma che il ruolo del maestro Krenn ha saputo risvegliare fino a esprimersi in totale pienezza». La casa editrice, dopo qualche anno dal suo arrivo, cambia, grazie a lei.«Già a metà anni Cinquanta, mi era stata accordata un’autonomia di gestione che mi permise - seppure mantenendone la coerenza di fondo - di allargare i vecchi orientamenti della casa editrice, ampliandone lo spettro fino ad includere tematiche per quei tempi innovative, quasi inedite. Come alchimia, arti marziali, astrologia, crescita interiore, esoterismo, filosofie orientali, medicina alternativa, meditazione, parapsicologia, psicologia, spiritualità, sport, yoga e zen». Ha conosciuto numerose personalità, singolari e straordinarie, ce ne vuole raccontare qualcuna?«Sono persone che senza difficoltà definisco come il motore dialettico delle mie scelte editoriali, perché si tratta di maestri che non hanno solo trasmesso visione, senso, significato, conoscenza, passione e direzione, ma che hanno saputo alimentare costantemente il mio desiderio di sapere e di condividere. L’intensità di un tale tipo di dialogo, con interlocutori del calibro di Julius Evola o Massimo Scaligero, ha generato infatti non solo amicizia ma anche responsabilità, educazione e cultura in una miscela vincente, e apparentemente improbabile, fatta appunto di filantropia, paideia, imprenditorialità, comunicazione e successi editoriali».Lei è stato il primo a pubblicare le opere di Julius Evola e ne ha pubblicato l’opera omnia. Come l’ha conosciuto?«A Roma c’era una libreria che vendeva i miei libri molto bene, in piazzale Flaminio, sotto uno degli archi che danno su piazza del Popolo. Il libraio mi consigliò un certo Evola. Lessi il libro e chiesi dove poterlo trovare, ma lui sapeva solo che viveva a Roma. Presi l’elenco telefonico e trovai il suo nome e cognome. Chiesi un appuntamento e gli dissi che ero intenzionato a pubblicare i suoi libri. All’incontro mi rispose subito che vendeva poco, se ne stampavano al massimo 1.000 copie, se vendevano 500 l’anno. Non si trovavano più le sue opere. Gli feci un contratto per 3.000 copie. Avevo una grande distribuzione in tutta Italia, vendemmo moltissimo, Evola non ci credeva. A un certo punto volli pubblicare anche il Gruppo di Ur, Introduzione alla magia, tre volumi. Evola mi disse: “Questo segnerà la fine della sua casa editrice”. Sono ancora qui». Che ruolo ha avuto a suo avviso Evola nella cultura?«Un contributo poliedrico che spazia dallo spiritualismo e visione del mondo caratterizzata dalla magia e dall’occulto, all’arte d’avanguardia (futurismo e dadaismo), alla filosofia e fino allo studio comparato delle religioni. L’alpinismo come visione dall’alto in senso spirituale: esperienza delle vette come avvicinamento al sé superiore e alle sue potenzialità. Allenamento alla libertà di pensiero e azione. Ne ho pubblicato l’opera omnia, curata da Gianfranco de Turris».Ci racconta un aneddoto curioso che lo riguarda?«Evola l’ho frequentato per anni. Andavo a casa sua due volte a settimana. Lavorava disteso su una ottomana, dormiva anche lì quando non si metteva su una seduta molto rigida davanti alla finestra battendo a macchina, la finestra dava su corso Vittorio. Dietro di sé aveva un quadro di dimensioni notevoli. Osservavo sempre questo quadro, rappresentava la montagna. Dopo mesi che lo frequentavo con un certo distacco, non parlavamo mai di politica, ma di esoterismo e di traduzioni, gli dissi se il quadro rappresentasse il monte Breithorn. Evola, stupefatto, mi domandò come facessi a saperlo. Breithorn si trova tra la Svizzera e l’Italia e si presenta alla vista come un “panettone di ghiaccio”. La mia risposta fu che era stato il primo monte di 4.000 metri che avevo scalato. Da quel momento il nostro rapporto cambiò radicalmente. Mi accolse come un suo simile, un uomo di montagna. Tra gli uomini della montagna, come quelli del mare vero, vigono delle leggi non scritte che rispettiamo. Aveva un carattere non facile, ma era un grande signore. Molte persone andavano a trovarlo, tranne la domenica. Io, invece, ci andavo, gli portavo i pompelmi rosa che amava moltissimo. Gli piaceva anche il brodo di tartaruga, glielo compravo in via della Croce. Era felicissimo di questi piccoli doni». Il suo punto di forza in qualità di editore e che cosa l’ha differenziata dagli altri?«L’intuizione è stata quella di creare strategie editoriali assai più specifiche e orientate di quelle allora esistenti, strategie pensate specificamente per gestire l’interiorità delle persone e tutto quell’insieme di facoltà emotive e di pensiero intangibili, che però influenzano gran parte della nostra vita. In sostanza ho scelto di concentrami su problemi e interrogativi lasciati in parte ancora aperti da esperienze editoriali precedenti. Più che i problemi risolti, mi ha sempre interessato affrontare quelli lasciati aperti. Mi sono così orientato su temi che non avessero ancora compiuto il loro ciclo e ho disegnato modelli editoriali che si configurassero come prosecuzione di ricerche ancora aperte, nel tentativo di conciliare prospettive diverse in una sintesi dialettica che fosse di per sé stessa già superamento del “conosciuto”».Quali sono stati i criteri con cui ha selezionato e seleziona le opere da pubblicare?«Attraverso uno scrupoloso inventario dell’eredità ricevuta, mi sono concentrato a identificare problemi irrisolti, interrogativi rimasti ancora senza risposta. Le mie valutazioni e decisioni però non sono mai state una registrazione passiva di temi che erano nell’aria, ma dietro la scelta del repertorio della casa editrice c’è sempre stato un attivo giudizio critico, e la ricorrenza, direi anzi quasi “l’inseguimento” di tematiche - che definirei famiglie spirituali - che ho cercato creativamente di porre in relazione dinamica in temi contigui e trasversali come alchimia, astrologia, crescita interiore, esoterismo, filosofie orientali, medicina alternativa, meditazione, parapsicologia, psicologia, spiritualità, sport, yoga , arti marziali e zen. La conseguenza di questa posizione strategica è stata quella di abbandonare la narrativa come genere letterario e di concentrami invece esclusivamente sul saggio: strumento più agile, più diretto ed efficace. I saggi che ho scelto di pubblicare creano con il lettore un senso di intimità, un sapore di familiarità, superando il tono anonimo e cattedratico dell’Accademia, senza perdere ovviamente di efficacia scientifica».Dopo tanti anni, può consigliare un antidoto per vincere la crisi dei lettori?«Credo che la fedeltà di tanti miei lettori si debba al fatto che si rivolgono alle nostre opere con lo stesso spirito con cui si guarda a una guida spirituale laica, con un sentimento di fiducia, di serenità, e la certezza di riceverne un illuminato e arguto giudizio. Quando scelgo un testo da pubblicare, mi assicuro che sia in grado di combinare l’ammaestramento, il diletto, l’affidabilità, tutti indizi che sono in grado di orientare il lettore sulla qualità e il tipo di libro che sta per acquistare, in modo da potersi orientare su una scelta consapevole».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.