2020-04-19
Jp Morgan stavolta ci incoraggia: «L’Italia ha 50.000 guariti in più»
Per l'istituto, molti hanno vinto il morbo in casa. Si rafforza l'idea di passare alla fase 2.La riapertura, graduale e controllata, delle attività economiche in Italia potrebbe essere un'ipotesi non poi così inconsulta come qualcuno pensa. Sotto questo aspetto, è infatti interessante notare quanto riportato da un recente studio di Jp Morgan (datato 14 aprile), secondo cui - nonostante le indubbie difficoltà in cui sta versando - il nostro Paese potrebbe avere delle potenzialità da non sottovalutare. Secondo il report della banca d'affari statunitense, in Italia la segnalazione dei pazienti in fase di recupero risulterebbe notevolmente in ritardo: nella fattispecie, si sostiene che il numero dei pazienti guariti dal coronavirus potrebbe essere sottostimato di circa 50.000 unità. Se questi numeri venissero confermati - prosegue lo studio - è chiaro che l'Italia si troverebbe seriamente instradata verso la fase di recupero. Ma quali sono le ragioni per cui il nostro Paese starebbe sottostimando il numero delle guarigioni? È convinzione dell'istituto finanziario americano che questa situazione sia dovuta al fatto che i dati italiani stiano riscontrando fatica a registrare il recupero dei pazienti non ospedalizzati. Il numero delle guarigioni in casa starebbe infatti aumentando significativamente di giorno in giorno, mentre - nelle ultime due settimane - il totale dei pazienti in terapia intensiva e dei ricoverati in ospedale sarebbe sceso. In tal senso, conclude Jp Morgan, nel momento in cui l'Italia si focalizzerà con maggiore attenzione sui guariti nelle case, registrerà un deciso incremento nei dati complessivi di ripresa. Se questa prospettiva fosse confermata, è chiaro che - pur a fronte di oggettive difficoltà ancora in corso - la situazione risulterebbe migliore di quanto in realtà appaia. Un fattore che, in caso, renderebbe l'ipotesi di una graduale riapertura abbastanza concreta, avvalorando la linea del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che a tal proposito aveva giorni fa dichiarato: «Nell'ipotesi in cui l'evoluzione del virus dovesse andare in senso positivo e ci fossero le condizioni, noi il 4 maggio dovremo essere pronti per la riapertura, purché non prescinda mai dalla sicurezza dei nostri cittadini e lavoratori». Una posizione, quella di Fontana, che ha tuttavia innescato nelle scorse ore critiche e scetticismi (dal consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, al capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi).In questo senso, il report di Jp Morgan è interessante anche da un ulteriore punto di vista. Secondo la banca americana, i dati mostrerebbero che la Germania ha superato il picco e che la Spagna lo ha raggiunto. Un picco che, secondo l'istituto, risulterebbe particolarmente vicino per il nostro Paese, una volta che i guariti in casa saranno finalmente conteggiati in modo adeguato. Del resto, lo studio afferma in modo esplicito che l'elemento probabilmente responsabile del fatto che non ci sia stato finora il picco in Italia sia da ricercarsi proprio nella «mancanza» di dati sui pazienti ripresisi nelle proprie abitazioni. Al contrario - prosegue il report - in Regno Unito e Francia si annuncerebbero tempi un po' più lunghi. «Per Regno Unito e Francia, non vediamo un picco nei prossimi sette giorni», dichiara infatti espressamente la ricerca. Ciononostante, proprio la Francia - contrariamente all'Italia - sembra già disporre di una parziale road map in vista della riapertura. Lunedì scorso, Emmanuel Macron ha infatti annunciato la ripresa dell'attività scolastica per il prossimo 11 maggio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)