2024-10-08
Case e «filiera» vogliono chiarezza
Jody Brugola (Imagoeconomica)
L’imprenditore Jody Brugola chiama a raccolta politici e portavoce dell’automotive sulla transizione: «Chi dubita viene considerato non allineato al pensiero dominante».«Chi dubita, nella nostra società, è visto come colui che non è allineato verso il pensiero unico e le parole pronunciate da coloro che pongono interrogativi in molti casi non vengono comprese nel modo corretto. Premetto questo perché è proprio dal mio coraggio di esprimere un dubbio sulla transizione elettrica che è nata questa giornata informativa e di confronto»: sono queste le parole messe nero su bianco da Jody Brugola, presidente dell’omonima azienda che produce viti a testa cava esagonale che vanno nei motori (e non solo: la Oeb ha chiuso il 2023 con un fatturato di 190 milioni di euro, produce 800 tipi differenti di viti, 9 milioni di pezzi vengono stampati ogni giorno, ha come clienti Audi, Bugatti, Renault, Mercedes, Nissan, Ford, Volkswagen, solo per citarne alcuni) di mezzo mondo, nel presentare il convegno, promosso dalla stessa azienda, dal titolo «Mobilità del futuro: percezioni, sfide e prospettive» che si è tenuto ieri a Milano.Già la genesi dei tavoli tematici è paradigmatica del momento che vive il settore dell’automotive: non sono state le istituzioni a promuoverli ma un’azienda della filiera, la Brugola appunto, e un imprenditore che «già diversi anni fa», come testimoniato dall’intervista concessa alla Verità, si era posto il dubbio «per quanto concerne le possibile problematiche che la transizione elettrica oggi fa emergere e parliamo di risorse, infrastrutture e autonomia». Insomma, tradotto: siamo in un momento storico in cui la confusione (termine utilizzato molto spesso durante il convegno) è così elevata che sono gli stessi attori protagonisti della transizione energetica, le aziende impegnate nell’automotive, a radunare politici, rappresentanti dei costruttori e venditori per capire «dove si sta andando».Che si navighi a vista lo ha certificato Gian Marco Centinaio: il vicepresidente del Senato, nell’introdurre i lavori, si è detto «preoccupato» sul dove le «istituzioni vogliono far andare il mercato. Non dobbiamo far fallire le aziende», il suo grido d’allarme. Di «regole chiare al più presto» ha parlato, fronte costruttori, Michele Crisci (e come aveva anticipato in un’intervista alla Verità in edicola ieri mattina), presidente di Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri): «Il 3 giugno (giorno del clic day degli incentivi per l’acquisto di un’auto elettrica, ndr) in sei ore sono state vendute 26.000 auto. Il numero non andrà ad aumentare le vendite dell’anno, ma dimostra che questi incentivi da “stop and go”, per così dire, non vanno bene. Devono diventare, secondo il nostro punto di vista, strutturali, non possiamo prendere il cliente della la gola dicendogli “o cambi adesso la macchina con gli incentivi che finiscono in 6 ore oppure mai più”». «L’incertezza», ha sentenziato, «è all’origine della perplessità dei clienti e della conseguente lentezza del mercato. L’elettrico non salverà il mondo sarà solo un tassello. Ma non dobbiamo respingere la sostenibilità ambientale per ottenere quella economica e sociale All’operaio che costruisce marmitte bisognerà dire chiaramente che il suo lavoro, tra qualche anno, non ci sarà più».Che «l’interesse dell’elettrico» si concretizzi «solo quando ci sono gli incentivi» ha, invece, parlato Dario Dall’Acqua, responsabile vendita di un grosso concessionario di vetture tedesche della Lombardia, prima di sottolineare che, comunque, «i consumatori sono molto interessati dalle novità tecnologiche portate dalle vetture elettriche». Detto che di «confusione» (ancora) ha parlato anche l’onorevole Luca Toccalini, parlamentare della commissione Attività produttive, e che l’assessore regionale lombardo allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha lanciato nuovamente l’allarme «per il 30% delle aziende del settore che la Lombardia rischia di sparire», per Gianmarco Giorda, dg di Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) «è discutibile la scelta di puntare esclusivamente sull’elettrico poiché le emissioni di CO2 vengono calcolate solo allo scarico, ignorando l’intero ciclo di vita del veicolo. Serve un approccio neutrale».