2025-07-15
Lavoro, sconfitta e forza: in 10 parole il vocabolario del nostro Sinner
Jannik Sinner celebra la vittoria sul campo di Wimbledon il 13 luglio 2025 (Getty Images)
Ha saputo «usare» la beffa di Parigi per trarne vigore, tiene alla famiglia e lotta sempre. Solo il Colle non lo apprezza...Sinner the winner. Un italiano in cima al mondo. Un marchio. Un brand da esportare, nel più globalizzato degli sport (si gioca in tutti i continenti, 11 mesi l’anno). Un ragazzo che unifica anche oltre gli steccati della politica. Il suo trionfo è stato salutato a tutte le latitudini, da Giorgia Meloni a Elly Schlein fino a Giuseppe Conte. Fa eccezione la solita tribù dei rosiconi e dei leoni da tastiera che gli imputano la cittadinanza monegasca, l’eccesso di spot pubblicitari, il patteggiamento per il caso Clostebol (imputabile ai suoi precedenti collaboratori, salomonicamente licenziati). E fa eccezione anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di cui non sono pervenuti messaggi di congratulazioni. Un silenzio che fa rumore. Una piccola ripicca per il mancato bacio della pantofola al rientro dal successo agli Australian open nel gennaio scorso, quando i medici consigliarono al campione altoatesino qualche giorno di riposo. Per il resto, in schiacciante maggioranza, siamo orgogliosi di questo ragazzo di Sesto Pusteria, ricci rossi e gambe da stambecco, che incarna un particolare modo di essere. Una filosofia. Uno stile, forse. Ma nulla di stiloso o di costruito perché genuino e autentico. Nel cerimoniale postpartita, la principessa del Galles, Kate Middleton, ha rivelato a un emozionato Jannik che i suoi figli George e Charlotte giocano a tennis: «Sei un’ispirazione per loro». Per anni ci siamo sentiti fortunati ad assistere alle mirabilie dei Big three, Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic. Ora possiamo non attardarci sul loro tramonto perché già possiamo godere della feroce e leale rivalità dei Big two, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Anzi, possiamo goderne di più, visto uno dei due è italiano. In questa fenomenologia proviamo a raccontarlo in dieci parole chiave.Accettare Le battute d’arresto e le sconfitte. A cominciare da quella traumatica, lacerante, di un mese fa sul centrale del Roland Garros di Parigi. «Dopo quella sconfitta non mi sono lasciato andare», ha confidato domenica dopo il trionfo. «Sono riuscito a gestire il dispiacere e soprattutto il rimpianto. Intendiamoci, non è stato facile accettare quel risultato. Ma ho capito cosa avevo sbagliato, ho lavorato, non mi sono fermato». Pensieri agli antipodi di quelli degli studenti renitenti all’esame orale di maturità perché critici del sistema di valutazione dei voti.ControlloNiente euforia né vertigini da vittoria. «Non sono uno che piange per l’emozione», ha svelato. «A volte ho fatto fatica, mentalmente forse più in allenamento, perché in partita riesco a “staccare” la mente e a giocare. E credo che questo mi abbia aiutato molto». Famiglia Riferimento costante, citazione puntuale. E pazienza se per qualcuno è retorica. Presenza affidabile anche nei momenti difficili. «La settimana dopo Parigi è stata tranquilla, molto tranquilla. Sono andato a trovare i miei genitori, abbiamo fatto una grigliata, ho visto i miei amici, abbiamo giocato un po’ a ping pong, fatto cose normali (tra le quali portare il gatto dal veterinario con la Panda della mamma ndr). Proprio quello che mi serviva dopo un torneo stressante. A me piace sempre ritrovare serenità con le persone che mi conoscono davvero».LavoroUna delle parole frequenti nel vocabolario sinneriano. Sinonimi: disciplina, applicazione, costanza. Non ci sono altri segreti, oltre ai doni di cui la natura, il Padreterno, lo ha dotato. Far fruttare il talento ricevuto. Moltiplicarlo, con la dedizione e l’impegno quotidiano. MiglioramentoAltra parola ricorrente. Forse il suo vero mantra, sembra non pensare ad altro: dove e come posso migliorarmi. «A 23 anni non credo di essere al 100%, quindi ci sono tante cose, anche piccole, che fanno la differenza, lo 0,1%, ma sono quelle che contano. Sono alla ricerca proprio di quelle». Un’ossessione non ossessiva, ma costruttiva. Che lo aiuta ad affrontare con abnegazione il lavoro di ogni giorno.PerfezioneIrraggiungibile, ma un traguardo cui tendere. «Il tennista perfetto», titolava ieri la Gazzetta dello sport il commento di Paolo Bertolucci. C’è uno spot pubblicitario che rende in modo scanzonato e autoironico questa attitudine. È quello di un marchio di caffè che si svolge nel backstage dello spot stesso, dove è lui a chiedere di provarlo, riprovarlo e riprovarlo ancora, fino all’esasperazione dell’intero staff. Si può sempre fare meglio.Solidità Forse, insieme al ritmo e alla potenza dei colpi, è la caratteristica principale del suo tennis. Non ha punti deboli, crepe nelle quali l’avversario possa infilarsi e far leva. Dritto e rovescio si equivalgono. Sotto la cura dei due coach, Simone Vagnozzi e Darren Cahill, negli ultimi due anni ha migliorato parecchio il servizio e il gioco a rete. Forse non dispone di un repertorio infinito come quello di Alcaraz, ma il suo standard è più autorevole e costante.Storia «Ho solo 23 anni, credo sia sbagliato parlare di storia. Aspettiamo a fare affermazioni del genere. Mi sento fortunato a essere italiano e penso che l’Italia si meriti tante cose belle. Sono contento di far parte di questa storia». Anche se non passa obbligatoriamente dalle ospitate al Festival di Sanremo o dall’essere un habitué del Quirinale. TeamPraticamente la sua famiglia allargata. «Sono circondato da persone che mi vogliono bene, capaci di accettarmi per quello che sono e di farmi capire le cose che posso fare meglio». Nella squadra dev’esserci armonia, piena sintonia e condivisione del piano di lavoro. Darren Cahill, che prolungherà la sua collaborazione, ha un ruolo più paterno e di saggio consigliere, attento anche agli aspetti psicologici. Simone Vagnozzi è un confidente, un fratello maggiore, espertissimo sia dal punto di vista tattico che tecnico. Mix vincente (che verrà integrato).TestaTra i tanti, il talento più spiccato. Solidità, controllo e predisposizione positiva che non hanno paragoni. È qui la genesi della resilienza di Jannik, la capacità di ribaltare le situazioni. Tutti ricordiamo i tre match point annullati a Djokovic nella semifinale di Coppa Davis del novembre 2023, una sorta di sliding door. Domenica, nel terzo set, sul 3 a 4, 30 pari, si giocava un punto decisivo. Poteva portare alla palla break che avrebbe potuto aprire la strada a Carlitos. Dopo la prima palla di servizio out, si è inventato un ace di seconda. A seguire un altro ace per aggiudicarsi il game. La testa s’impone nei momenti chiave.
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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