2025-10-22
Ai domiciliari l’influencer della jihad che viveva nel centro d’accoglienza
Salerno, sul profilo TikTok del tunisino 200 video inneggianti alla morte degli infedeli.Si chiudeva nella sua stanza del centro d’accoglienza che lo ospitava tra i monti degli Alburni e girava video da influencer del terrorismo islamico: «Oh uomini della jihad, rimanete sul sentiero... terrorizzate gli increduli». Slah Omri, 33 anni, tunisino, viveva nel Centro accoglienza straordinaria «Il Sentiero», un ex Park hotel a Sicignano degli Alburni, in provincia di Salerno, nonostante una richiesta di protezione internazionale rigettata e grazie al ricorso che pendeva in Tribunale. E dallo schermo del suo smartphone lanciava al mondo i suoi sermoni di guerra. Lo ha scoperto la Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Salerno. E lo ha scritto il gip Giovanni Rossi nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale l’ha privato della libertà: «Ha pubblicato e diffuso sul proprio profilo TikTok numerosi video e immagini di esaltazione del fondamentalismo religioso e di propaganda per la costituzione dello Stato islamico, da costituire attraverso il martirio dei fedeli e la lotta agli infedeli». Il suo profilo TikTok, aperto con un nickname, poteva contare su un pubblico di 4.550 follower e su oltre 52.000 like. «Dall’aprile al 26 giugno 2024», ha ricostruito la Procura, «ha pubblicato circa 200 video inneggianti alla strategia terroristica jihadista dello Stato islamico». I filmati erano tutti tagliati nello stesso modo: suoni epici, immagini di combattenti, nasheed (i canti islamici) e parole che evocavano sangue, sacrificio e gloria. In uno dei più visti si sentiva: «Lo Stato islamico è stato fondato con il sangue dei fedeli. Oh mia nazione, è arrivata l’alba, aspetta la grande vittoria... La vittoria non sarà solo con il sangue dei martiri, oh mia nazione, sii generosa del tuo sangue». In un altro video incitava a colpire i kuffar (gli infedeli) e i taghut (gli idolatri). In un terzo, invece, celebrava il massacro di 60 cristiani in Congo orientale: «Oh Stato islamico, avanti, sconfiggi i miscredenti». I carabinieri del Ros hanno trovato tutto nel suo telefono: video, immagini, citazioni di predicatori salafiti come Sulayaman al-Alwan e fotografie dei miliziani di Hamas. Nonostante il nickname ha lasciato una serie di tracce informatiche. L’account usato per registrarsi, si è scoperto, era stato creato da un indirizzo Ip appartenente alla coop che lo ospitava. L’utenza telefonica era intestata a un pakistano, ma era la stessa che proprio lui aveva inserito nella domanda di protezione internazionale. Tutto combaciava. Anche la foto del profilo Whatsapp corrispondeva al suo volto, già fotosegnalato al momento dell’approdo illegale a Lampedusa. E dopo il sequestro ha perseverato. Nuovo account e nome reale. Via con un altro video: audio in arabo e l’effetto sonoro di una spada che si sguaina. Raccontava «i motivi per cui si ritiene onorevole e auspicabile la morte in combattimento», scrive il giudice, «facendo riferimento a un giovane morto in battaglia che avrà la gloria in paradiso per aver combattuto per Allah». Non era solo virtuale. Nel centro di accoglienza, hanno ricostruito gli inquirenti, Omri parlava allo stesso modo. In una intercettazione ambientale avrebbe detto al suo compagno di stanza: «Ma i terroristi che peccato stanno facendo? Questo è un Paese di infedeli. Gli infedeli non capiscono l’islam. Apri la porta al terrorismo!». Il gip Rossi è netto: «Il concreto pericolo dell’emulazione degli atti di violenza emerge dall’elevatissima potenzialità del profilo TikTok». Nonostante l’accusa di apologia aggravata, però, il giudice non dispone il carcere ma gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Lo fa, spiega, «tenuto conto delle modalità telematiche delle condotte e dell’incensuratezza dell’indagato». Ma avverte: se rifiuta il controllo elettronico o il dispositivo non è disponibile, «si applica la misura della custodia cautelare in carcere».
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