2018-04-07
Alla Leopolda di Casaleggio junior in prima fila c’è il Bernabè boy
A Ivrea il ricordo del papà del Movimento. Corsa dei poteri forti ad accreditarsi. Presente il braccio destro del dirigente di Tim.Salvo sorprese dell'ultima ora Franco Bernabè, a Ivrea, oggi non ci sarà. Il suo ruolo di vicepresidente di Tim, su indicazione del socio francese Vivendi, sconsiglia la presenza alla seconda edizione di «Sum#02-Capire il futuro», organizzata da Davide Casaleggio per ricordare il padre Gianroberto. Ma ci sarà il suo storico assistente Franco Brescia, da un anno lobbista in proprio, per conto di un importante operatore cinese nel settore delle telecomunicazioni. E tanti altri «stakeoholder», che in italiano suona con un meno elegante «portatori di interessi», ansiosi di accreditarsi con il Movimento 5 stelle, visto ormai come inevitabilmente avviato a sedersi nella stanza dei bottoni. E delle poltrone, soprattutto. Gli inviti per la manifestazione della Casaleggio & Associati erano partiti da tempo, ma dopo la vittoria del 4 marzo, nella Roma del potere è partita la ricerca sulla cartina. Pochi sanno dov'è esattamente Ivrea e, come racconta divertito un esponente piemontese del Movimento, «abbiamo evitato di rispondere che è nell'Eporediese, altrimenti ce li troviamo tutti che vagano in qualche cantone svizzero». Tra i tanti manager pubblici e privati che saliranno in Piemonte, ce ne sarà un buon numero che andrà al solo scopo di sussurrare a Davide Casaleggio la frase ritenuta oggi un passepartout: «Sai, io ero tanto amico di tuo padre». Seguita dalla richiesta di un appuntamento con Luigi Di Maio. Di sicuro Bernabè, ex grande capo dell'Eni, due volte alla guida di Telecom e un fresco passato renziano (sponda Marco Carrai), oggi da alcuni indicato come un possibile «papa straniero» di un governo a trazione grillina, è uno che il rapporto con Casaleggio senior invece l'aveva per davvero. Erano stati insieme in Telecom in anni lontani, poi si erano persi di vista. Ma nel 2013, quando il Movimento fece il suo primo, imprevisto, botto alle elezioni politiche, Bernabè capì che bisognava rinfrescare la frequentazione. Nella fase in cui sembrava possibile un governo con il Pd di Pier Luigi Bersani e i 5 stelle, per il manager di Vipiteno era già pronta una poltrona da ministro dello Sviluppo economico come «tecnico». Ma con uno dei papà del Movimento andava un po' lavata quella nomea da membro del gruppo Bilderberg, sul quale il blog di Beppe Grillo ha sempre scritto svariate carinerie, tipo che è una specie di «super massoneria mondiale». Lo schivo Gianroberto, cinque anni fa, si concesse con Franchino un paio di pranzi, o poco più. Ma quando morì, il 13 aprile del 2016 il primo necrologio sul Corriere della Sera, dopo quello della famiglia, era il seguente: «Franco Bernabè partecipa al dolore della famiglia per la scomparsa dell'amico Gianroberto». Renziano, ma di cuore. Adesso il suo nome circola come possibile premier di un governo con dentro i 5 stelle e il centrosinistra, ipotesi che forse piace più alle banche che non agli elettori grillini, ma che certo rassicura anche tutto un mondo romano che ruota intorno ai grandi estimatori di Bernabè, come il finanziere Francesco Gaetano Caltagirone e il banchiere di Banl-Paribas Luigi Abete. Per non dire delle ambasciate di Francia e Cina, che sanno di avere a che fare con uno storico consigliere di Rotschild e Petrochina. Il sessantanovenne manager di formazione socialista, l'ultima volta che è andato dall'amica Lilli Gruber a Otto e mezzo, la scorsa settimana, si è sentito chiedere: «Ma lei potrebbe essere un premier di garanzia?». Lui ha prontamente risposto con un secco «no». Qualcuno ha sorriso per la domanda che poteva sembrare surreale, ma trattandosi di una conversazione tra due membri del Bilderberg, tra i 5 stelle, appunto, non è passata inosservata. Del resto, se proprio bisogna scegliere una cancelleria straniera come sponsor, è noto che chi si è portato avanti con i grillini, in tempi non sospetti, è stata l'ambasciata Usa a Roma. Ma questi sono giri di alto livello, mentre spesso, per ottenere un'entratura dalla politica basta meno. Poco prima delle elezioni, un grosso gruppo privato ha per esempio affidato alla Casaleggio & associati un bel contratto di consulenza sulla Web reputation, ma è tra le partecipate pubbliche che si sono notati i movimenti più arditi, ovviamente nella speranza di vedersi confermate le poltrone alla prossima scadenza. E visto che a scorrere il programma economico del Movimento si nota una fortissima attenzione ai temi dell'ambiente, è nel settore dell'energia che si segnalano le avance più improbabili. Manager che lavorano a Gse, Gme, Arera (la vecchia Authority per l'energia), ma anche in Sogei che invece si occupa di sistemi informatici per la pa, si sono presentati a vari deputati del Movimento come simpatizzanti grillini e preclari ambientalisti, nonostante curriculum cresciuti all'ombra di Pier Ferdinando Casini o Enrico Letta. Mentre i vertici di Enel, Eni, Poste e Leonardo, per ora studiano il da farsi, nella convinzione che in un governo di coalizione il M5s potrebbe accontentarsi di mettere uomini suoi più che altro alla Cassa depositi e prestiti, fondamentale per fare politica industriale senza sforare sul budget Ue. In ogni caso i grillini si godono l'improvvisa popolarità tra quei poteri forti che a lungo li hanno osteggiati, resta oggettivamente sul tavolo una questione spinosa: il Movimento non dispone di un'adeguata «classe dirigente». Vale per le aziende di Stato, ma anche per la magistratura, dove tra una settimana si rischia di iniziare a votare per i due posti vacanti al Csm, senza che siano ancora state individuate le persone adatte. E questo nonostante giri insistentemente la voce che sarà proprio un magistrato a mettere d'accordo M5s e Lega per Palazzo Chigi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ivrea-leopolda-casaleggio-bernab-2557229335.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="niente-convention-per-grillo-fico-e-di-battista" data-post-id="2557229335" data-published-at="1757870178" data-use-pagination="False"> Niente convention per Grillo, Fico e Di Battista «Sum#02» è l'idea di futuro del Movimento 5 Stelle. Il tema dell'evento organizzato dall'Associazione Gianroberto Casaleggio all'Officina H di Ivrea, vicino a Torino, è il futuro. «Capire il futuro» è infatti lo slogan della manifestazione pensata da Davide Casaleggio per ricordare il padre Gianroberto scomparso nel 2016. Tecnologia, medicina, ambiente, democrazia diretta, energia alcuni dei temi trattati durante l'evento che, nell'idea di Casaleggio, deve dimostrare l'aspetto governista del Movimento 5 stelle, completando un percorso iniziato nel 2017, quando l'iniziativa lanciò il M5s pronto a guidare il Paese.Alla convention di Ivrea non c'è il neopresidente della Camera Roberto Fico, rimasto a Roma per impegni istituzionali. Per motivi famigliari assente anche Alessandro Di Battista. E manca perfino Beppe Grillo, sul palco a Zurigo con il suo show. Ci sono invece buona parte dei parlamentari a Cinque Stelle, compresi i neoeletti ma già pesanti Emilio Carelli e Gianluigi Paragone. Con loro il sociologo Domenico De Masi (la mente del «lavorare gratis, lavorare tutti») e la psicologa Maria Rita Parsi, il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e tanti altri giornalisti come Andrea Scanzi, Luisella Costamagna, Veronica Gentili e Luca De Biase. Poi i professori Alfonso Fuggetta, informatico al Politecnico di Milano, Fausto Caruana, neuroscienziato di Parma, Roberto Cingolani, fisico alla guida dell'Istituto italiano di tecnologia di Genova. E ancora il drammaturgo Moni Ovadia e il filosofo marxista Diego Fusaro. Ma anche l'esponente Massimo Bray, ex ministro dei Beni culturali durante il governo di Enrico Letta, e il magistrato antimafia Nino Di Matteo.