
Due raid fanno fuori 11 ufficiali iraniani. Il Sudafrica accusa Gerusalemme di genocidio all’Onu. La replica: «Diffamazione disgustosa». Hamas: «Siamo a 21.507 vittime».Nonostante le aspettative su una possibile nuova tregua per il rilascio degli ostaggi, è arrivata l’ennesima chiusura di Hamas (che ieri ha aggiornato il bollettino delle vittime attraverso il ministero della Sanità di Gaza: 21.507). «Ribadiamo che non ci sarà alcun accordo di scambio di prigionieri, né negoziati sotto attacco», hanno fatto sapere i vertici. Ieri al Cairo è stata ricevuta una delegazione di Hamas per fornire le proprie «osservazioni» su un piano egiziano per un cessate il fuoco. Il piano è stato presentato la settimana scorsa ai funzionari di Hamas e della jihad islamica quando i leader di entrambi i gruppi si sono recati nella Capitale egiziana. il piano in tre fasi del Cairo, secondo alcune fonti, prevede cessate il fuoco rinnovabili, un rilascio scaglionato di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi in Israele per arrivare poi alla fine del conflitto armato. Il piano, secondo le stesse indiscrezioni, prevede anche un post guerra con la creazione di un governo palestinese di tecnocrati, dopo colloqui che coinvolgeranno «tutte le fazioni palestinesi», che sarà responsabile del governo e della ricostruzione di Gaza dopo la guerra.Il fronte con il Libano, intanto, resta tesissimo. Aerei da combattimento israeliani hanno colpito postazioni di Hezbollah nella zona di Hamoul, nel Sud del Libano, in risposta agli attacchi contro il Nord dello Stato ebraico. Insomma si sparano razzi dall’uno e dall’altro lato in un clima di crescente nervosismo diplomatico nel quale i vertici di Hezbollah minacciano non solo Israele ma anche quella che definiscono «coalizione del male». Le operazioni si espandono anche nella città di Khan Yunis, nel Sud della Striscia di Gaza e nei dintorni, nell’ambito dell’offensiva lanciata dopo gli attacchi di Hamas nel Sud del Paese. Le forze armate israeliane dichiarano di aver ucciso «decine di terroristi» con bombardamenti aerei, colpi mirati da parte dei cecchini e attacchi con carri armati. Trovato e distrutto un nascondiglio del nemico numero uno: il leader di Hamas Sinwar. Mentre in Cisgiordania quattro israeliani sono rimasti feriti da un’automobile guidata da un palestinese. L’assalitore è stato ucciso.I razzi israeliani arrivano comunque anche in Siria. Secondo l’agenzia di stampa siriana Sana si sono sentite esplosioni in tutta la Capitale Damasco. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione con sede nel Regno Unito contraria al regime di Bashar Al Assad, ha riferito che l’attacco attribuito a Israele in Siria aveva come obiettivo l’aeroporto di Damasco. I due raid, secondo Al Arabiya, dovrebbero aver eliminato undici ufficiali iraniani. Nel frattempo in Iran sono state impiccate quattro persone condannate per spionaggio per conto di Israele e il ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, ha nuovamente affermato che l’attacco contro Israele del 7 ottobre è stata «una decisione e un’azione di Hamas completamente indipendente» dalla Repubblica islamica.Un incidente senza feriti ha coinvolto un convoglio umanitario dell’Unrwa, l’agenzia della Nazioni unite per i rifugiati palestinesi che ha dichiarato: «I soldati israeliani hanno sparato sul convoglio mentre tornava dal Nord di Gaza, sebbene stesse utilizzando una rotta designata dallo stesso esercito. Il leader del convoglio internazionale e la sua squadra non sono feriti, ma un veicolo è stato danneggiato».E sempre davanti alle Nazioni Unite, il Sudafrica ha accusato Gerusalemme di «genocidio». Dura la replica di Israele, che reagisce «con disgusto» a quella che definisce una «diffamazione». «La richiesta del Sudafrica è priva sia di base fattuale sia giuridica e costituisce uno sfruttamento spregevole e sprezzante della Corte», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Haiat. «Il Sudafrica collabora con un’organizzazione terroristica che chiede la distruzione dello Stato di Israele».
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.
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