2025-06-14
Teheran: «Pilota catturata». L’esercito nega
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Panico tra la popolazione che assalta i supermercati. I militari avvisano: «Preparatevi, ci faranno male».«Non permetteremo che il regime più pericoloso del mondo si appropri delle armi più pericolose del mondo». Così il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si è rivolto al suo popolo e al mondo intero per spiegare gli attacchi israeliani piombati su Teheran. L’operazione «Rising lion» ha l’obiettivo di «colpire l’infrastruttura nucleare» e «le fabbriche di missili» dell’Iran, nonché le sue «capacità militari», ha spiegato. Netanyahu ha ripercorso nel videomessaggio, «la minaccia intollerabile» posta in essere da Teheran: oltre ad aver invocato «per decenni la distruzione di Israele», negli ultimi anni «ha prodotto abbastanza uranio arricchito per sviluppare nove bombe atomiche», intraprendendo «misure senza precedenti». Il «pericolo alla sopravvivenza di Israele» per il primo ministro israeliano è chiaro, visto che l’Iran «potrebbe sviluppare un’arma atomica in breve tempo: un anno o pochi mesi». E anche il programma missilistico iraniano non fa ben sperare Gerusalemme. Bibi, ricordando gli attacchi iraniani che ha subito Israele lo scorso anno, ha fatto presente che presto «quei missili potrebbero trasportare un carico nucleare» con Teheran che si sta preparando a produrne «10.000» nel giro di «tre anni». Se non fermata, la Repubblica islamica fornirà «le armi nucleari ai suoi alleati terroristi», con «l’incubo del terrorismo nucleare» che diverrebbe realtà, non lasciando esenti dalla minaccia «le città europee» e «l’America». Nel suo discorso ha voluto però tendere una mano verso il popolo iraniano: «La nostra lotta non è contro di voi, la nostra lotta è contro la brutale tirannia che vi ha oppresso per 46 anni», ha detto. Con l’auspicio che «il giorno» della loro «liberazione sia vicino», spera che «la grande amicizia» tra i «due popoli antichi fiorirà di nuovo». Gli attacchi israeliani contro Teheran erano nell’aria ma, probabilmente per confondere le acque dell’intelligence iraniana, l’ufficio del primo ministro israeliano giovedì aveva annunciato ai giornalisti che Netanyahu sarebbe andato in vacanza questo weekend, rendendo quindi difficile pensare a un raid imminente. Gli indizi sul nome stesso dell’operazione «Rising lion» sono invece comparsi giovedì: Netanyahu era stato fotografato al Muro del pianto, mentre infilava in una fessura un bigliettino con scritto «un popolo che si leva come una leonessa e si erge come un leone». Si tratta di una citazione presente nel libro dei numeri della Bibbia, in cui il profeta Balaam prevede la potenza e la forza di Israele.Prima dell’alba di venerdì, quindi, gli israeliani sono stati svegliati dal suono delle sirene, con il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha subito dichiarato lo stato d’emergenza nel Paese. Lo stesso Netanyahu ha informato la popolazione che «è molto probabile» che debbano «rimanere in spazi protetti per un periodo di tempo molto più lungo», chiedendo di «fare scorta di provviste, cibo, vestiti». E gli israeliani hanno subito preso d’assalto di prima mattina i supermercati, visto anche che la maggior parte dei negozi sono chiusi il venerdì pomeriggio. Sul fronte militare, Katz, parlando con i vertici dell’Idf prima degli attacchi, ha avvertito: «Abbiamo avuto a che fare con i proxy dell’Iran nell’ultimo anno e mezzo, ma ora ci troviamo di fronte alla testa del serpente stesso». Che però non sarà neutralizzato a breve, visto che gli alti ufficiali dell’Idf hanno avvertito: «Non si tratta di un’operazione: è una guerra, pianificata e condotta a 1.500 chilometri da casa. L’impianto nucleare di Isfahan è stato colpito». Al momento pare però che non ci sia l’intenzione di uccidere la Guida suprema, Ali Khamenei. Ma con la certezza della rappresaglia, il portavoce dell’esercito israeliano, Effie Defrin ha annunciato: «La popolazione agisca con sangue freddo, la difesa non è ermetica». E forse nemmeno l’offensiva: Teheran, nella serata di ieri, ha dichiarato di aver abbattuto due caccia e di aver catturato una pilota israeliana. Notizia però smentita dall’esercito dello Stato ebraico. Nel frattempo, Gerusalemme sta cercando di prepararsi al meglio nella gestione interna, ma anche per evitare episodi violenti all’estero. Il ministero degli Esteri ha annunciato la chiusura di tutte le sue ambasciate nel mondo e il ministro, Gideon Sa’ar, ha avuto almeno nove colloqui telefonici con i suoi omologhi. Il ministero della Salute ha invece avvisato tutti gli ospedali di spostare i servizi nelle strutture sotterranee e nelle aree protette. Sul lato economico, a fornire rassicurazioni è stato il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich: «L’impatto sarà temporaneo».Sono stati diversi i colloqui telefonici che Netanyahu ha avuto con i leader stranieri. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, pur chiedendo «la de-escalation e la risoluzione diplomatica», ha ribadito «il diritto di Israele all’autodifesa» nonché la condanna «al programma nucleare iraniano». Mentre il presidente russo, Vladimir Putin, che aveva sin da subito duramente criticato l’operazione israeliana, ha fatto presente a Netanyahu la necessità di «riprendere i colloqui sul programma nucleare iraniano, esclusivamente per via diplomatica». Il Cremlino si è anche detto disponibile a svolgere il ruolo di mediatore.Non sono invece noti i dettagli della telefonata con il presidente francese, Emmanuel Macron. Ciò che è certo è che la conferenza Onu sui due Stati copresieduta proprio dalla Francia e dall’Arabia Saudita è stata rinviata.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.