2025-05-04
Israele attacca la Siria: vuole un nuovo Stato
Benjamin Netanyahu con il leader spirituale della comunità drusa in Israele, lo sceicco Muafaq Tarif (Ansa)
Prosegue l’azione a difesa dei drusi, con 20 incursioni contro gli islamisti. L’idea è quella di creare un Paese cuscinetto nell’area. Hamas diffonde un video con un ostaggio insanguinato. L’Idf annuncia migliaia di ordini di mobilitazione per un’escalation a Gaza.L’aviazione israeliana ha effettuato una serie di attacchi aerei in Siria venerdì sera, a meno di 24 ore da un raid vicino al palazzo presidenziale di Damasco. L’azione è avvenuta mentre Israele metteva in guardia i nuovi leader islamici siriani dal colpire la minoranza drusa, alla luce delle recenti violenze settarie. Secondo le Forze di difesa israeliane (Idf), i raid hanno hanno colpito «un sito militare, l’artiglieria antiaerea e un’infrastruttura missilistica terra-aria». L’emittente pubblica Kan ha inoltre riferito che Israele starebbe elaborando «un elenco di obiettivi militari e governativi in Siria potenzialmente da colpire». In precedenza, fonti mediatiche siriane avevano riportato che jet da combattimento israeliani avevano colpito nei pressi del villaggio di Shathah, nella provincia nordoccidentale di Hama. Secondo il canale saudita Al Hadath, l’obiettivo era una base di difesa aerea utilizzata dal precedente regime di Bashar Al Assad. Ulteriori attacchi avrebbero preso di mira una base di difesa aerea alla periferia di Latakia, nella Siria occidentale, oltre a obiettivi situati nelle zone settentrionali di Damasco e Daraa, nel Sud del Paese. «Le Idf continuano a monitorare gli sviluppi, mantenendo al contempo la prontezza per la difesa e diversi scenari», ha affermato l’esercito di Gerusalemme. L’agenzia di stampa statale siriana Sana ha confermato attacchi aerei israeliani vicino a Damasco e a Ovest, a Latakia e Hama, così come a Daraa, nel Sud. Sana ha affermato che un civile è stato ucciso ad Harasta, vicino a Damasco, e quattro persone sono rimaste ferite vicino ad Hama. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), con sede nel Regno Unito, ha affermato che «Israele ha condotto più di 20 attacchi contro obiettivi militari in tutta la Siria». Gli attacchi israeliani sono seguiti alla rinnovata dichiarazione di lealtà a Damasco da parte di leader religiosi drusi e gruppi armati, dopo violenti scontri tra miliziani drusi e Forze siriane, incluse fazioni filogovernative, nei sobborghi di Damasco e nelle province di Jaramana e Sweida, nel Sud della Siria. Secondo il Sohr, oltre 100 persone sono rimaste uccise in queste aree a maggioranza drusa. Sweida, considerata la roccaforte della comunità drusa siriana, è stata teatro venerdì di un attacco con drone che ha ucciso quattro combattenti drusi in una fattoria locale. Sana ha attribuito l’azione a Israele. Nello stesso periodo, Israele - dove risiede una comunità drusa di circa 150.000 persone - ha accolto quindici drusi siriani feriti negli scontri, inclusi cinque nella notte tra giovedì e venerdì. Perché sono scoppiati gli scontri in un contesto già molto teso da marzo? Intorno alla mezzanotte di lunedì nel sobborgo meridionale di Jaramana (Damasco) sui social media è stato diffuso un audio in cui un uomo criticava il profeta Maometto. Il messaggio vocale, attribuito a un religioso druso, ha scatenato le proteste di molti musulmani sunniti. Tuttavia, il religioso Marwan Kiwan ha smentito ogni coinvolgimento, affermando in un video diffuso online di non essere l’autore dell’audio. Nella tarda serata di giovedì e nelle prime ore di venerdì, numerosi drusi israeliani sono scesi in piazza per sollecitare un intervento del governo di Gerusalemme a sostegno della comunità drusa in Siria. Le proteste si sono placate dopo l’appello al ritiro lanciato dal leader religioso druso Sheikh Muafak Tarif e dal parlamentare Hamed Amar. Secondo quanto riferito dall’ufficio del primo ministro, nella giornata di venerdì Tarif ha avuto un colloquio con il premier Benjamin Netanyahu, ringraziandolo per gli ordini impartiti a tutela della comunità drusa in Siria. Netanyahu ha definito l’attacco «un messaggio al regime siriano», dichiarando che Israele non avrebbe tollerato né la presenza di forze armate siriane a Sud di Damasco, «né qualsiasi minaccia alla comunità drusa». Giovedì, lo sceicco Hikmat Al Hijri, leader religioso dei drusi siriani, aveva chiesto l’intervento della comunità internazionale per fermare quella che ha definito «una campagna genocida condotta dal governo siriano contro il mio popolo». Anche il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha esortato la comunità internazionale a intervenire per proteggere i drusi siriani «dal regime e dalle sue bande terroristiche». Da parte sua, il governo siriano ha assicurato di voler tutelare le minoranze (ma nessuno gli crede visto quanto fatto contro gli alawiti) e ha respinto qualsiasi richiesta di intervento esterno. L’azione israeliana va peraltro inquadrata in un più ampio contesto, puntando verosimilmente alla creazione di uno Stato cuscinetto druso, che rientra a sua volta nella ridefinizione del Medio Oriente a guida sunnita, con la collaborazione di Riad.Infine, ieri Hamas che ha nuovamente respinto l’invito rilasciare gli ostaggi ancora in vita, ha diffuso un video di propaganda che mostra l’ostaggio Maxim Harkin, visibilmente ferito, con il volto insanguinato e il corpo fasciato, ritrovato da miliziani all’interno di un tunnel ostruito da detriti. Nel filmato, il giovane appare con la testa e un occhio coperti da bende, un braccio ferito e parla con grande difficoltà. Nel video, sottotitolato, compare anche la frase: «Il tempo stringe». Nel frattempo, mentre scriviamo, l’Idf ha annunciato di aver emesso decine di migliaia di ordini di mobilitazione delle riserve in preparazione di una forte escalation della sua campagna militare a Gaza.
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