2020-04-24
Isolamento per tutti ma non per don Rafaè
L' avvocato di Raffaele Cutolo ha presentato istanza per la concessione degli arresti domiciliari al capo della Nco causa epidemia. Si basa sulle condizioni di salute del boss. Secondo la nota del Dap tocca alle strutture penitenziarie monitorare lo stato dei detenuti anzianiAlla fine è arrivato anche per don Rafaé il momento di chiedere la scarcerazione per la crisi provocata dal coronavirus. Il padrino della Nuova camorra organizzata, in galera ininterrottamente dal 1979, vuole tornare a casa, a Ottaviano, dove ancora oggi si trova il castello mediceo, in cui dormì finanche Giuseppe Garibaldi, che il boss acquistò negli anni Ottanta quando dettava legge sul crimine organizzato in Campania. Raffaele Cutolo è un soggetto a rischio, conferma il suo legale Gaetano Aufiero, e pertanto rientra a pieno titolo nelle categorie indicate, dalla circolare della direzione generale detenuti e trattamento del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, come meritevoli di attenzione da parte dei dirigenti dei penitenziari italiani. Cutolo ha 78 anni e un quadro clinico che definire malmesso è poco. A metà febbraio, è stato ricoverato per una polmonite sospetta nell'ospedale di Parma. È stato sul punto di morire, soprattutto perché si è rifiutato sempre di sottoporsi ad esami diagnostici più approfonditi, salvo tornare al 41bis a metà marzo per la minaccia di contagio all'interno della struttura sanitaria. Adesso però, come tanti prima di lui, Cutolo si è reso conto che si è aperta una falla nel sistema. Il giudice di Sorveglianza di Parma, che ha ricevuto l'istanza tre giorni fa, dovrà valutare anzitutto le condizioni fisiche del pluriergastolano e la sua attuale pericolosità sociale. La Nco è un gruppo che non esiste più da almeno trent'anni, ma il Professore - com'è conosciuto all'anagrafe di camorra - mantiene intatto il suo carisma criminale. Quello che ha ispirato film, documentari, inchieste giornalistiche e finanche una canzone dell'immenso Fabrizio De André. Difficile, comunque, che una risposta arrivi a strettissimo giro da parte del magistrato. Rispetto a qualche giorno fa, il clima è diventato rovente per le polemiche politiche che hanno travolto il governo e il ministro della Giustizia, in particolare. Alfonso Bonafede è il vero grande imputato: malgrado i tentativi di difesa dell'esecutivo («Sono decisioni autonome dei giudici», ha dichiarato), è proprio la nota del Dap a sconfessarlo nella parte in cui richiama espressamente il decreto della Presidenza del consiglio dei ministri sull'emergenza sanitaria. Per questo motivo, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha avuto gioco facile ad azzannare Palazzo Chigi. «Come è possibile che tanti boss che si sono macchiati di delitti orrendi in queste ore possano fare ritorno a casa?», si è chiesto l'ex ministro dell'Interno. «In nome del virus non si possono cancellare certe schifezze. Spero che il governo faccia marcia indietro sul far uscire dal carcere camorristi, mafiosi e 'ndranghetisti spesso condannati all'ergastolo». A dire il vero voci critiche si sono levate anche nella maggioranza, e addirittura il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia (M5s) ha definito inaccettabili le scarcerazioni dei malavitosi, invocando «altre soluzioni». Completamente in cortocircuito il Pd, invece, che per essere democratico fino in fondo è riuscito a sostenere due tesi diametralmente opposte con i deputati Walter Verini e Franco Mirabelli che parlano di «giusta preoccupazione», e il collega d'Aula Alfredo Bazoli che invece bolla tutto come una «bugia». Difficile immaginare, però, che siano false le liberazioni - oltre che dei boss Francesco Bonura (Cosa nostra) e di Vincenzo Iannazzo ('Ndrangheta) - di tanti altri soggetti di spessore del crimine organizzato. Come Pino Sansone, 69 anni: arrestato nel luglio scorso e rinchiuso a Voghera, dove un detenuto è morto di Covid, è recentemente tornato a casa. O come Giuseppe Trubia, Giuseppe Marotta e Antonino Di Dio (coinvolti in un'inchiesta antimafia a Enna). Francesco La Rocca, 82 anni, capo della famiglia di Caltagirone e condannato per omicidio e mafia, è tornato a Catania in auto attraversando quasi tutto il Paese. Ha ottenuto la detenzione domiciliare pure Domenico Perre, condannato per il sequestro dell'imprenditrice Alessandra Sgarella, rapita a Milano nel 1997 e liberata a Locri 11 mesi dopo. A proposito di Calabria: ha lasciato la galera il boss della 'ndrangheta Rocco Santo Filippone, ufficiale di collegamento tra la mafia calabrese e quella siciliana durante la stagione delle stragi. Niente più sbarre per Domenico Camillò (79 anni) di Vibo Valentia, indagato nell'inchiesta Rinascita Scott come massimo esponente della 'ndrina dei Pardea di Vibo Valentia; e per Salvatore Fiore, padrino di Catania condannato a 5 anni. L'elenco è ancora lungo. Fuori dalle carceri Giosué Belgiorno, condannato a 20 anni come killer della camorra di Secondigliano; Antonio De Luca, storico esponente della mala del quartiere napoletano di Ponticelli; Pasquale Cristiano, mammasantissima di Arzano (Na) accusato di estorsione; identico reato contestato a Salvatore Carullo, genero del boss Gennaro Longobardi di Pozzuoli. L'unica certezza è che la lista è provvisoria. Nei prossimi giorni ce ne saranno altri.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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