- Trasparenza, semplificazione, omogeneità nella no tax area e riordino delle detrazioni e deduzioni fiscali. Questi i temi che sono stati maggiormente citati durante le diverse audizioni in commissione finanze Camera e Senato, in merito alla riforma fiscale del prelievo sulle persone fisiche. Aspetti deboli del nostro sistema attuale e che dovranno essere rivisti, il problema è come.
- Coinvolti nella riforma fiscale non ci sono però solo le varie parti sociali ma anche i partiti. La Verità ha chiesto alle principali forze politiche quali siano le proposte.
Trasparenza, semplificazione, omogeneità nella no tax area e riordino delle detrazioni e deduzioni fiscali. Questi i temi che sono stati maggiormente citati durante le diverse audizioni in commissione finanze Camera e Senato, in merito alla riforma fiscale del prelievo sulle persone fisiche. Aspetti deboli del nostro sistema attuale e che dovranno essere rivisti, il problema è come.Coinvolti nella riforma fiscale non ci sono però solo le varie parti sociali ma anche i partiti. La Verità ha chiesto alle principali forze politiche quali siano le proposte.Lo speciale contiene due articoli.Trasparenza, semplificazione, omogeneità nella no tax area e riordino delle detrazioni e deduzioni fiscali. Questi i temi che sono stati maggiormente citati durante le diverse audizioni in commissione finanze Camera e Senato, in merito alla riforma fiscale dell'Irpef. Aspetti deboli del nostro sistema attuale e che dovranno essere rivisti, il problema è come. La sfida non è delle più semplici anche perché siamo in un contesto socio- economico molto particolare. La pandemia ha infatti danneggiato l'economia nazionale e diverse categorie di lavoratori. Questo rende il progetto di una riforma fiscale molto più impegnativo con il duplice obiettivo, da una parte di guardare all'immediato futuro e dall'altro di garantire una progettualità più ampia. Ci sono stati diversi soggetti che ascoltati in audizione le idee non mancano. Alcune sembrano andare verso una direzione di crescita e altre invece, forse non essendo pienamente immersi nella realtà, hanno pensato a riportare alla luce imposte che potrebbero fare molto male a diverse categorie. Sto parlando per esempio dell'idea di inserire l'Imu anche sulla prima casa. Assonime, Associazione fra le imprese italiane per azioni, si legge nel testo della sua audizione come: «per ora ci sembra sufficiente mantenere le imposte patrimoniali di tipo reale vigenti, tenendo anche conto del fatto che esse permettono di calibrare meglio il prelievo in funzione delle caratteristiche delle attività̀ patrimoniali incise. Servirebbe tuttavia un'attenta disamina di questi prelievi per migliorarne le regole applicative. Ad esempio, l'Imu dovrebbe estendersi anche all'abitazione principale». Ma non solo, perché l'Associazione si è scagliata anche contro la flat tax fino a 65.000 euro: «a nostro avviso, vanno sicuramente riconsiderati ed eliminati alcuni regimi di tassazione proporzionale e forfettaria che derogano in modo clamoroso all'equità̀ orizzontale dell'Irpef, favorendo il sottodimensionamento delle attività̀ economiche e la propensione all'evasione. Valga come esempio, per tutti, la c.d. flat tax sulle partite Iva fino a 65 mila euro di fatturato». Assonime però, si è anche spinta sul fronte Iva. E dunque, le risorse per ridurre il carico fiscale sul lavoro e le imprese si potrebbero ottenere attraverso un incremento della tassazione sui consumi. E come? «La razionalizzazione delle aliquote Iva potrebbe essere realizzata eliminando l'aliquota super ridotta del 4%, consentita solo come deroga alla vigente disciplina europea, e aumentando l'aliquota intermedia al 12%. Le aliquote diventerebbero a questo punto tre: il 5%, il 12% e il 22%». Proposte che lasciano a bocca aperta se si pensa alla situazione economica che sta vivendo il paese e al fatto che economicamente, come detto più volte dalla stessa Commissione europea, l'Italia (se tutto va bene) forse potrà iniziarsi a riprendere a fine del 2022. L'aumentare l'Iva sui consumi, introdurre l'Imu sulla prima casa e togliere la flat tax fino a 65.000 euro sono proposte un po' troppo azzardate. Assonime però ha toccato anche altri punti tra cui proprio quello delle "tax expenditure" sostenendone una razionalizzazione. Obiettivo auspicabile vista la situazione in cui attualmente ci troviamo. Dello stesso avviso sono anche il consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, i commercialisti con la commissione di esperti coordinati da Carlo Cottarelli e l'Anasf. Oltre alle detrazioni e deduzioni c'è però stato un altro tema che ha messo d'accordo quasi tutti gli ascoltati. E parliamo dell'attuale divisione in scaglioni Irpef e il salto che c'è tra il secondo e il terzo di 11 punti percentuali. Tutti concordano sul fatto che il meccanismo degli scaglioni deve essere ripensato e riformulato, rispettando il principio costituzionale di progressività, andando a introdurre un meccanismo più equo e dolce nella sua progressione. Diversi i modelli su cui si discute. Da una parte c'è chi pensa di introdurre un'aliquota calcolata per via algoritmica, e chi invece vorrebbe un sistema che si ispira a quello attuale, ma con una moltiplicazione degli scaglioni, facendo in modo che l'aliquota nominale cresca piano piano insieme al reddito, evitando salti improvvisi. E su quest'ultimo le ipotesi si sprecano. L'Unione dei giudici tributari ha ipotizzato che si potrebbe concentrare la tassazione su tre scaglioni. Il primo andrebbe da 0 a 70.000 con un'aliquota del 15%, il secondo da 70.001 a 240.000 con una tassazione al 25% e il terzo dai 240.000 fino a redditi più altri con il 35%. Inoltre, si vorrebbe consentire ai contribuenti del primo scaglione, con redditi fino a 35.000, di poter detrarre per intero il solo imponibile di tutte le spese ordinarie e straordinarie definite di "sopravvivenza" (mediche, scuole per di figli, interessi passivi del mutuo, ecc.). Ipotesi che potrebbe sembrare interessante e anche di buon senso se non fosse per la babilonia di detrazioni e deduzioni che attualmente abbiamo. C'è infatti il rischio, con questa idea possa andare ad appesantire ulteriormente re un ambito che invece dovrebbe essere rivisto e razionalizzato attorno alle voci più importanti. Il Consiglio nazionale dell'ordine dei commercialisti non si è spinto in maniera ardita sulla riforma Irpef ma ha proposto di frazionare in due lo scaglione incriminato. E dunque ipotizzano l'introduzione di un primo che andrebbe dai 28.000 ai 40.000 con un'aliquota marginale del 32% e un secondo dai 40.001 ai 55.000 con una tassazione al 38%. In questo modo si potrebbe andare ad aiutare la classe media, la più tartassata a causa di una distorsione del nostro sistema fiscale. Ma l'Unione dei giudici tributari ha anche evidenziato un altro aspetto, che potrebbe sembrare secondario, ma nella realtà è molto importante. Tra luglio e settembre 2020 si è verificato un'impennata dei ricorsi, molti legati ai vari bonus stanziati dal governo Conte. Diversi cittadini si sono rivolti al sistema proprio perché non sono riusciti ad ottenerli, nonostante pensassero di doverli ricevere. Non è infatti un mistero che parlando del governo Conte, questo sia riuscito, con i suoi decreti, a complicare ulteriormente il sistema fiscale italiano. Questo aspetto deve però essere da monito, sia per l'attuale governo ma anche per i prossimi, onde evitare un ulteriore sovraccarico del sistema fiscale italiano, già al limite della complicazione. Infine, c'è stata Assofondi che invece si è contrata su un aspetto tutto suo, il rilancio del secondo pilastro previdenziale. Secondo l'Associazione le adesioni andrebbero sostenute anche attraverso la leva fiscale al fine di sostenere il più possibile le nuove adesioni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/irpef-2651335282.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-idee-di-lega-fratelli-ditalia-5-stelle-e-pd" data-post-id="2651335282" data-published-at="1617383124" data-use-pagination="False"> Le idee di Lega, Fratelli d'Italia, 5 Stelle e Pd Coinvolti nella riforma fiscale non ci sono però solo le varie parti sociali ma anche i partiti. La Verità ha chiesto alle principali forze politiche quali fossero i loro cavalli di battaglia dal punto di vista fiscale. E il quadro che ne è uscito ha evidenziato, da una parte forti punti di contatto, e dall'altra grosse distanze. Per tutti un aspetto fondamentale è la semplificazione del sistema fiscale, le diversità stanno nel come perseguire l'obiettivo. Per la Lega è fondamentale ridurre i tantissimi adempimenti costosi per le imprese, gli artigiani, i commercianti e i professionisti. E come modello si ispira alla flat tax fino ai 65.000 perché andrebbe a coniugare l'esigenza di semplificazione, riduzione delle imposte e rilancio economico. Fratelli d'Italia guarda alla tassa piatta in un'ottica diversa. E cioè per loro ci dovrebbe essere una detassazione "piatta" sul reddito incrementale. Significa che sul maggior reddito guadagnato rispetto all'anno precedente dovrebbe essere applicata una tassazione al 15%. Questo avrebbe una duplice finalità. Da una parte stimolare la crescita economica e dall'altra combattere l'evasione. Altro obiettivo per Fratelli di Italia è anche quello di andare ad omogenizzare la no tax area attualmente presente. Il Movimento5 Stelle punta invece tutto sulla tecnologia. E dunque il suo obiettivo è rendere il fisco più fruibile a tutti i cittadini. Come? Attraverso un app. Il Pd invece ha il focus sulla razionalizzazione delle spese fiscale, sull'alleggerimento del carico fiscale per il ceto medio e sulla riduzione del carico fiscale per chi lavora e fa industria. Obiettivo, quest'ultimo in comune anche con Forza Italia, al quale si aggiunge anche il taglio sulle agevolazioni e una riforma basata più sulla crescita che sulla redistribuzione.
Ansa
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