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2021-02-28
Proroga per la rottamazione ter In vista condono e riforma dell’Irpef
Al via la proroga per il pagamento delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio. È infatti in corso la redazione del provvedimento che andrà a spostare più avanti la scadenza del 1° marzo per le misure legate alla pace fiscale (rottamazione e saldo e stralcio). A comunicarlo è stato il ministero dell'Economia, che ha specificato come «il termine riguarda le rate del 2020 ancora non versate a cui si aggiunge la prima rata del 2021 della rottamazione ter. Il provvedimento entrerà in vigore successivamente al 1° marzo 2021 e i pagamenti, anche se non intervenuti entro tale data, saranno considerati tempestivi purché effettuati nei limiti del differimento che sarà disposto».
Questo significa che l'atto che andrà a prorogare ufficialmente le scadenze fiscali di marzo non è ancora pronto, e lo si vedrà successivamente alla data di scadenza prevista per le cartelle, ma i contribuenti possono tirare un sospiro di sollievo e non versare, almeno per il momento, le rate fiscali competenti. Quando uscirà il provvedimento definitivo si conoscerà la data entro la quale saldare le somme rimanenti del 2020 e le prime del 2021. Per quanto riguarda invece l'invio di 50 milioni di cartelle fiscali, rimandate in extremis dal governo Conte da inizio anno al 1° marzo, l'Agenzia delle entrate è pronta a inoltrare gli atti. Come anticipato da diversi quotidiani, il nuovo esecutivo sta però pensando di dilazionarne l'invio su più annualità. Dunque, sì alla partenza delle prime cartelle lunedì ma spalmate su due anni. L'obiettivo è quello di cercare di non appesantire ulteriormente i contribuenti che hanno subito danni economici a causa della pandemia dal pagamento anche delle tasse arretrate.
A tutto questo si aggiungerebbe anche un'ulteriore misura, che dovrebbe vedere la luce proprio nel decreto Sostegno (l'ex Ristori 5) della prossima settimana. Parliamo dello smaltimento del magazzino fiscale per il periodo 2000-2015. Si tratta di tutte le situazioni pendenti in cui il contribuente è morto, l'azienda è chiusa o fallita e da cui lo Stato continua a cercare di ottenere gli arretrati con scarsi successi. Si parla di circa 70 milioni di cartelle che corrispondono a un valore di quasi 650 miliardi. Secondo ItaliaOggi, per queste situazioni si starebbe dunque studiando una saldo e stralcio. E più nel dettaglio il focus sarebbe per le cartelle che hanno una soglia massima di 5.000 euro (somma più alta rispetto a quella del 2018, pari a 1.000 euro). La misura mira a smaltire un cassetto fiscale vecchio e dal quale difficilmente si riescono a ottenere gli arretrati. Bisogna aggiungere che nel decreto di settimana prossima è anche previsto un ristoro ad hoc per gli impianti sciistici, al quali si sommeranno le misure di sostegno universale che saranno date a tutte le attività economiche che hanno subito perdite. Se prima si concedevano gli aiuti solo a determinati codici Ateco, adesso il ragionamento è a 360 gradi. Al momento si sta studiando da una parte su quale percentuale del calo del fatturato intervenire in termini di rimborso, e dall'altra che impatto questa misura, di più ampia portata rispetto alle precedenti, possa avere sul bilancio dello Stato.
Queste disposizioni lasciano però una strascico fiscale. Nel senso che ci saranno comunque dei contribuenti che dovranno pagare le cartelle ricevute, e questo perché l'invio partirà come da programma il 1° marzo. In questo caso si ipotizza l'introduzione di una rottamazione quater, che azzeri le sanzioni, gli interessi e permetta al contribuente di rateizzare il proprio debito con lo Stato, pagando più agevolmente. Sembra dunque andarsi a delineare un disegno ben preciso, con cui il governo Draghi potrebbe ricalcare le orme della riforma Visentini del 1973. Oltre a essere stata citata nel discorso del premier alle Camere, per il modo in cui ha modificato il sistema fiscale allora vigente (riforma Vanoni) attraverso l'introduzione di un team di esperti che si sono confrontati prima con le parti sociali e poi hanno presentato una bozza al lato politico per la discussione finale, questa è stata anche la prima che ha introdotto in Italia il condono fiscale. All'epoca era stato visto come un modo per azzerare il passato e lavorare sul presente e sul futuro. Accantonata la flat tax, il centrodestra porterebbe comunque a casa una vittoria su uno dei suoi cavalli di battaglia.
I provvedimenti che si stanno prendendo mirano da una parte a sanare delle situazioni pregresse che continuano a intasare il sistema fiscale, senza portare a entrate, e dall'altra a costruire un terreno fertile sul quale installare la nuova riforma fiscale. Le misure sembrano anche «prendere tempo» per poter mettere in pratica proprio quel modello danese e italiano degli anni Settanta del confronto fra le parti sociali, coordinato da un team di esperti che sappia dove mettere le mani per arrivare a modificare gli attuali scaglioni Irpef nel nome della semplificazioni e di una minore pressione fiscale sul ceto medio.
Dl Sostegno: soldi in base alle perdite
Il governo Draghi tira un colpo di spugna sul sistema dei ristori e introduce il decreto Sostegno. Niente più finanziamenti a pioggia, insomma, ma aiuti alle aziende in difficoltà sulla base delle perdite reali. L'ipotesi è dunque quella di non fare più affidamento sul codice Ateco, ma di sostenere le imprese basandosi sul fatturato dichiarato al fisco.
Il governo avrà a disposizione i circa 32 miliardi di extradeficit ai quali il Parlamento ha già dato il via libera e per cui è arrivata anche l'autorizzazione di Bruxelles. E con il primo provvedimento potrebbero anche essere prese alcune scelte selettive. Mario Draghi lo aveva preannunciato parlando alle Camere: «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi».
Di certo, l'unica strada percorribile è quella di procedere con una selezione di finanziamenti alle imprese in crisi. Altrimenti, 32 miliardi potrebbero non essere sufficienti (come è già avvenuto in passato ai tempi del governo Conte bis) per aiutare chi è in difficoltà. Ecco allora che arriveranno fondi - utilizzando le risorse europee Sure - per altra cassaintegrazione. Si ipotizzano otto settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro il 31 dicembre 2021.
Il tema è molto spinoso e al momento ci sono ancora poche informazioni chiare. Se, però, l'idea venisse confermata, con il nuovo decreto i datori di lavoro avrebbero un «bonus» di settimane di cassaintegrazione da utilizzare nell'arco dell'anno. Questo porrebbe diversi quesiti una volta partito lo sblocco dei licenziamenti. Innanzitutto, questo significherebbe che ci sarebbero meno licenziamenti? Una volta conclusa la Cig, i datori di lavoro potranno licenziare? Per il momento è difficile avere delle risposte. Quello che è certo è che è sicuramente migliore una soluzione di questo genere, piuttosto che posticipare tutti i licenziamenti, una soluzione costosa e che non risolve il problema alla base.
Altre risorse arriveranno per ristorare i lavoratori autonomi dal pagamento dei contributi previdenziali mentre per i lavoratori dello spettacolo e stagionali l'idea iniziale è quella di una indennità da 3.000 euro. Al via, inoltre, anche una ulteriore proroga ai pagamenti delle cartelle esattoriali.
C'è poi il capitolo sci, sul quale si è speso in particolare il leghista Massimo Garavaglia, che anche prima di indossare la maglia da ministro del Turismo aveva chiesto interventi per 4,5 miliardi. Di sicuro ci saranno circa 800 milioni per sostenere il trasporto pubblico locale.
Il decreto Sostegno sarà la prima risposta alla crisi firmata dal governo Draghi. I ministeri hanno messo a punto le proprie richieste, che con la pausa della crisi di governo si sono accumulate. Sarebbero arrivate più di un centinaio di proposte ed è molto probabile che ci sarà qualche scrematura. Alla messa a punto del testo sta lavorando il ministro dell'Economia Daniele Franco e l'obiettivo è che tutto possa essere pronto la prossima settimana. L'ipotesi è di un testo con circa 25-30 provvedimenti.
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Verrà spostata la scadenza del 1° marzo. Però restano 50 milioni di cartelle. Sul tavolo l'ipotesi di cancellare tutte le posizioni fino a 5.000 euro. Il primo passo per la pace fiscale e una nuova tassazione.Dl Sostegno: soldi in base alle perdite. I sussidi non dipenderanno più dai codici Ateco. In totale, il governo ha a disposizione 32 miliardi di extradeficit. Altre otto settimane di Cig da usare fino al 31 dicembre.Lo speciale comprende due articoli. Al via la proroga per il pagamento delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio. È infatti in corso la redazione del provvedimento che andrà a spostare più avanti la scadenza del 1° marzo per le misure legate alla pace fiscale (rottamazione e saldo e stralcio). A comunicarlo è stato il ministero dell'Economia, che ha specificato come «il termine riguarda le rate del 2020 ancora non versate a cui si aggiunge la prima rata del 2021 della rottamazione ter. Il provvedimento entrerà in vigore successivamente al 1° marzo 2021 e i pagamenti, anche se non intervenuti entro tale data, saranno considerati tempestivi purché effettuati nei limiti del differimento che sarà disposto».Questo significa che l'atto che andrà a prorogare ufficialmente le scadenze fiscali di marzo non è ancora pronto, e lo si vedrà successivamente alla data di scadenza prevista per le cartelle, ma i contribuenti possono tirare un sospiro di sollievo e non versare, almeno per il momento, le rate fiscali competenti. Quando uscirà il provvedimento definitivo si conoscerà la data entro la quale saldare le somme rimanenti del 2020 e le prime del 2021. Per quanto riguarda invece l'invio di 50 milioni di cartelle fiscali, rimandate in extremis dal governo Conte da inizio anno al 1° marzo, l'Agenzia delle entrate è pronta a inoltrare gli atti. Come anticipato da diversi quotidiani, il nuovo esecutivo sta però pensando di dilazionarne l'invio su più annualità. Dunque, sì alla partenza delle prime cartelle lunedì ma spalmate su due anni. L'obiettivo è quello di cercare di non appesantire ulteriormente i contribuenti che hanno subito danni economici a causa della pandemia dal pagamento anche delle tasse arretrate. A tutto questo si aggiungerebbe anche un'ulteriore misura, che dovrebbe vedere la luce proprio nel decreto Sostegno (l'ex Ristori 5) della prossima settimana. Parliamo dello smaltimento del magazzino fiscale per il periodo 2000-2015. Si tratta di tutte le situazioni pendenti in cui il contribuente è morto, l'azienda è chiusa o fallita e da cui lo Stato continua a cercare di ottenere gli arretrati con scarsi successi. Si parla di circa 70 milioni di cartelle che corrispondono a un valore di quasi 650 miliardi. Secondo ItaliaOggi, per queste situazioni si starebbe dunque studiando una saldo e stralcio. E più nel dettaglio il focus sarebbe per le cartelle che hanno una soglia massima di 5.000 euro (somma più alta rispetto a quella del 2018, pari a 1.000 euro). La misura mira a smaltire un cassetto fiscale vecchio e dal quale difficilmente si riescono a ottenere gli arretrati. Bisogna aggiungere che nel decreto di settimana prossima è anche previsto un ristoro ad hoc per gli impianti sciistici, al quali si sommeranno le misure di sostegno universale che saranno date a tutte le attività economiche che hanno subito perdite. Se prima si concedevano gli aiuti solo a determinati codici Ateco, adesso il ragionamento è a 360 gradi. Al momento si sta studiando da una parte su quale percentuale del calo del fatturato intervenire in termini di rimborso, e dall'altra che impatto questa misura, di più ampia portata rispetto alle precedenti, possa avere sul bilancio dello Stato. Queste disposizioni lasciano però una strascico fiscale. Nel senso che ci saranno comunque dei contribuenti che dovranno pagare le cartelle ricevute, e questo perché l'invio partirà come da programma il 1° marzo. In questo caso si ipotizza l'introduzione di una rottamazione quater, che azzeri le sanzioni, gli interessi e permetta al contribuente di rateizzare il proprio debito con lo Stato, pagando più agevolmente. Sembra dunque andarsi a delineare un disegno ben preciso, con cui il governo Draghi potrebbe ricalcare le orme della riforma Visentini del 1973. Oltre a essere stata citata nel discorso del premier alle Camere, per il modo in cui ha modificato il sistema fiscale allora vigente (riforma Vanoni) attraverso l'introduzione di un team di esperti che si sono confrontati prima con le parti sociali e poi hanno presentato una bozza al lato politico per la discussione finale, questa è stata anche la prima che ha introdotto in Italia il condono fiscale. All'epoca era stato visto come un modo per azzerare il passato e lavorare sul presente e sul futuro. Accantonata la flat tax, il centrodestra porterebbe comunque a casa una vittoria su uno dei suoi cavalli di battaglia.I provvedimenti che si stanno prendendo mirano da una parte a sanare delle situazioni pregresse che continuano a intasare il sistema fiscale, senza portare a entrate, e dall'altra a costruire un terreno fertile sul quale installare la nuova riforma fiscale. Le misure sembrano anche «prendere tempo» per poter mettere in pratica proprio quel modello danese e italiano degli anni Settanta del confronto fra le parti sociali, coordinato da un team di esperti che sappia dove mettere le mani per arrivare a modificare gli attuali scaglioni Irpef nel nome della semplificazioni e di una minore pressione fiscale sul ceto medio. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/proroga-per-la-rottamazione-ter-in-vista-condono-e-riforma-dellirpef-2650826123.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dl-sostegno-soldi-in-base-alle-perdite" data-post-id="2650826123" data-published-at="1614468368" data-use-pagination="False"> Dl Sostegno: soldi in base alle perdite Il governo Draghi tira un colpo di spugna sul sistema dei ristori e introduce il decreto Sostegno. Niente più finanziamenti a pioggia, insomma, ma aiuti alle aziende in difficoltà sulla base delle perdite reali. L'ipotesi è dunque quella di non fare più affidamento sul codice Ateco, ma di sostenere le imprese basandosi sul fatturato dichiarato al fisco. Il governo avrà a disposizione i circa 32 miliardi di extradeficit ai quali il Parlamento ha già dato il via libera e per cui è arrivata anche l'autorizzazione di Bruxelles. E con il primo provvedimento potrebbero anche essere prese alcune scelte selettive. Mario Draghi lo aveva preannunciato parlando alle Camere: «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi». Di certo, l'unica strada percorribile è quella di procedere con una selezione di finanziamenti alle imprese in crisi. Altrimenti, 32 miliardi potrebbero non essere sufficienti (come è già avvenuto in passato ai tempi del governo Conte bis) per aiutare chi è in difficoltà. Ecco allora che arriveranno fondi - utilizzando le risorse europee Sure - per altra cassaintegrazione. Si ipotizzano otto settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro il 31 dicembre 2021. Il tema è molto spinoso e al momento ci sono ancora poche informazioni chiare. Se, però, l'idea venisse confermata, con il nuovo decreto i datori di lavoro avrebbero un «bonus» di settimane di cassaintegrazione da utilizzare nell'arco dell'anno. Questo porrebbe diversi quesiti una volta partito lo sblocco dei licenziamenti. Innanzitutto, questo significherebbe che ci sarebbero meno licenziamenti? Una volta conclusa la Cig, i datori di lavoro potranno licenziare? Per il momento è difficile avere delle risposte. Quello che è certo è che è sicuramente migliore una soluzione di questo genere, piuttosto che posticipare tutti i licenziamenti, una soluzione costosa e che non risolve il problema alla base. Altre risorse arriveranno per ristorare i lavoratori autonomi dal pagamento dei contributi previdenziali mentre per i lavoratori dello spettacolo e stagionali l'idea iniziale è quella di una indennità da 3.000 euro. Al via, inoltre, anche una ulteriore proroga ai pagamenti delle cartelle esattoriali. C'è poi il capitolo sci, sul quale si è speso in particolare il leghista Massimo Garavaglia, che anche prima di indossare la maglia da ministro del Turismo aveva chiesto interventi per 4,5 miliardi. Di sicuro ci saranno circa 800 milioni per sostenere il trasporto pubblico locale. Il decreto Sostegno sarà la prima risposta alla crisi firmata dal governo Draghi. I ministeri hanno messo a punto le proprie richieste, che con la pausa della crisi di governo si sono accumulate. Sarebbero arrivate più di un centinaio di proposte ed è molto probabile che ci sarà qualche scrematura. Alla messa a punto del testo sta lavorando il ministro dell'Economia Daniele Franco e l'obiettivo è che tutto possa essere pronto la prossima settimana. L'ipotesi è di un testo con circa 25-30 provvedimenti.
Ansa
L’accordo è stato siglato con Certares, fondo statunitense specializzato nel turismo e nei viaggi, nome ben noto nel settore per American express global business travel e per una rete di partecipazioni che abbraccia distribuzione, servizi e tecnologia legata alla mobilità globale. Il piano è robusto: una joint venture e investimenti complessivi per circa un miliardo di euro tra Francia e Regno Unito.
Il primo terreno di gioco è Trenitalia France, la controllata con sede a Parigi che negli ultimi anni ha dimostrato come la concorrenza sui binari francesi non sia più un tabù. Oggi opera nell’Alta velocità sulle tratte Parigi-Lione e Parigi-Marsiglia, oltre al collegamento internazionale Parigi-Milano. Dal debutto ha trasportato oltre 4,7 milioni di passeggeri, ritagliandosi il ruolo di secondo operatore nel mercato francese. A dominarlo il monopolio storico di Sncf il cui Tgv è stato il primo treno super-veloce in Europa. Intaccarne il primato richiede investimenti e impegno. Il nuovo capitale messo sul tavolo servirà a consolidare la presenza di Fs non solo in Francia, ma anche nei mercati transfrontalieri. Il progetto prevede l’ampliamento della flotta fino a 19 treni, aumento delle frequenze - sulla Parigi-Lione si arriverà a 28 corse giornaliere - e la realizzazione di un nuovo impianto di manutenzione nell’area parigina. A questo si aggiunge la creazione di centinaia di nuovi posti di lavoro e il rafforzamento degli investimenti in tecnologia, brand e marketing. Ma il vero orizzonte strategico è oltre il Canale della Manica. La partnership punta infatti all’ingresso sulla rotta Parigi-Londra entro il 2029, un corridoio simbolico e ad altissimo traffico, finora appannaggio quasi esclusivo dell’Eurostar. Portare l’Alta velocità italiana su quella linea significa non solo competere su prezzi e servizi, ma anche ridisegnare la geografia dei viaggi europei, offrendo un’alternativa all’aereo.
In questo disegno Certares gioca un ruolo chiave. Il fondo americano non si limita a investire capitale, ma mette a disposizione la rete di distribuzione e le società in portafoglio per favorire la transizione dei clienti business verso il treno ad Alta velocità. Parallelamente, l’accordo guarda anche ad altro. Trenitalia France e Certares intendono promuovere itinerari integrati che includano il treno, semplificare gli strumenti di prenotazione e spingere milioni di viaggiatori a scegliere la ferrovia come modalità di trasporto preferita, soprattutto sulle medie distanze. L’operazione si inserisce nel piano strategico 2025-2029 del gruppo Fs, che punta su una crescita internazionale accelerata attraverso alleanze con partner finanziari e industriali di primo piano. Sarà centrale Fs International, la divisione che si occupa delle attività passeggeri fuori dall’Italia. Oggi vale circa 3 miliardi di euro di fatturato e conta su 12.000 dipendenti.
L’obiettivo, come spiega un comunicato del gruppo, combinare l’eccellenza operativa di Fs e di Trenitalia France con la potenza commerciale e distributiva globale di Certares per trasformare la Francia, il corridoio Parigi-Londra e i futuri mercati della joint venture in una vetrina del trasporto europeo. Un’Europa che viaggia veloce, sempre più su rotaia, e che riscopre il treno non come nostalgia del passato, ma come infrastruttura del futuro.
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Brigitte Bardot guarda Gunter Sachs (Ansa)
Ora che è morta, la destra la vorrebbe ricordare. Ma non perché in passato aveva detto di votare il Front National. Semplicemente perché la Bardot è stata un simbolo della Francia, come ha chiesto Eric Ciotti, del Rassemblement National, a Emmanuel Macron. Una proposta scontata, alla quale però hanno risposto negativamente i socialisti. Su X, infatti, Olivier Faure ha scritto: «Gli omaggi nazionali vengono organizzati per servizi eccezionali resi alla Nazione. Brigitte Bardot è stata un'attrice emblematica della Nouvelle Vague. Solare, ha segnato il cinema francese. Ma ha anche voltato le spalle ai valori repubblicani ed è stata pluri-condannata dalla giustizia per razzismo». Un po’ come se esser stata la più importante attrice degli anni Cinquanta e Sessanta passasse in secondo piano a causa delle sue scelte politiche. Come se BB, per le sue idee, non facesse più parte di quella Francia che aveva portato al centro del mondo. Non solo nel cinema. Ma anche nel turismo. Fu grazie a lei che la spiaggia di Saint Tropez divenne di moda. Le sue immagini, nuda sulla riva, finirono sulle copertine delle riviste più importanti dell’epoca. E fecero sì che, ricchi e meno ricchi, raggiungessero quel mare limpido e selvaggio nella speranza di poterla incontrare. Tra loro anche Gigi Rizzi, che faceva parte di quel gruppo di italiani in cerca di belle donne e fortuna sulla spiaggia di Saint Tropez. Un amore estivo, che però lo rese immortale.
È vero: BB era di destra. Era una femmina che non poteva essere femminista. Avrebbe tradito sé stessa se lo avesse fatto. Del resto, disse: «Il femminismo non è il mio genere. A me piacciono gli uomini». Impossibile aggiungere altro.
Se non il dispiacere nel vedere una certa Francia voltarle le spalle. Ancora una volta. Quella stessa Francia che ha dimenticato sé stessa e che ha perso la propria identità. Quella Francia che oggi vuole dimenticare chi, Brigitte Bardot, le ricordava che cosa avrebbe potuto essere. Una Francia dei francesi. Una Francia certamente capace di accogliere, ma senza perdere la propria identità. Era questo che chiedeva BB, massacrata da morta sui giornali di sinistra, vedi Liberation, che titolano Brigitte Bardot, la discesa verso l'odio razziale.
Forse, nelle sue lettere contro l’islamizzazione, BB odiò davvero. Chi lo sa. Di certo amò la Francia, che incarnò. Nel 1956, proprio mentre la Bardot riempiva i cinema mondiali, Édith Piaf scrisse Non, je ne regrette rien (no, non mi pento di nulla). Lo fece per i legionari che combattevano la guerra d’Algeria. Una guerra che oggi i socialisti definirebbero colonialista. Quelle parole di gioia possono essere il testamento spirituale di BB. Che visse, senza rimpiangere nulla. Vivendo in un eterno presente. Mangiando la vita a morsi. Sparendo dalla scena. Ora per sempre.
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«Gigolò per caso» (Amazon Prime Video)
Un infarto, però, lo aveva costretto ad una lunga degenza e, insieme, ad uno stop professionale. Stop che non avrebbe potuto permettersi, indebitato com'era con un orologiaio affatto mite. Così, pur sapendo che avrebbe incontrato la riprova del figlio, già inviperito con suo padre, Giacomo aveva deciso di chiedergli una mano. Una sostituzione, il favore di frequentare le sue clienti abituali, consentendogli con ciò un'adeguata ripresa. La prima stagione della serie televisiva era passata, perciò, dalla rabbia allo stupore, per trovare, infine, il divertimento e una strana armonia. La seconda, intitolata La sex gurue pronta a debuttare su Amazon Prime video venerdì 2 gennaio, dovrebbe fare altrettanto, risparmiandosi però la fase della rabbia. Alfonso, cioè, è ormai a suo agio nel ruolo di gigolò. Non solo. La strana alleanza professionale, arrivata in un momento topico della sua vita, quello della crisi con la moglie Margherita, gli ha consentito di recuperare il rapporto con il padre, che credeva irrimediabilmente compromesso. Si diverte, quasi, a frequentare le sue clienti sgallettate. Peccato solo l'arrivo di Rossana Astri, il volto di Sabrina Ferilli. La donna è una fra le più celebri guru del nuovo femminismo, determinata ad indottrinare le sue simili perché si convincano sia giusto fare a meno degli uomini. Ed è questa convinzione che muove anche Margherita, moglie in crisi di Alfonso. Margherita, interpretata da Ambra Angiolini, diventa un'adepta della Astri, una sua fedele scudiera. Quasi, si scopre ad odiarli, gli uomini, dando vita ad una sorta di guerra tra sessi. Divertita, però. E capace, pure di far emergere le abissali differenze tra il maschile e il femminile, i desideri degli uni e le aspettative, quasi mai soddisfatte, delle altre.
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iStock
La nuova applicazione, in parte accessibile anche ai non clienti, introduce servizi innovativi come un assistente virtuale basato su Intelligenza artificiale, attivo 24 ore su 24, e uno screening audiometrico effettuabile direttamente dallo smartphone. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità del servizio clienti e promuovere una maggiore consapevolezza dell’importanza della prevenzione uditiva, riducendo le barriere all’accesso ai controlli iniziali.
Il lancio avviene in un contesto complesso per il settore. Nei primi nove mesi dell’anno Amplifon ha registrato una crescita dei ricavi dell’1,8% a cambi costanti, ma il titolo ha risentito dell’andamento negativo che ha colpito in Borsa i principali operatori del comparto. Lo sguardo di lungo periodo restituisce però un quadro diverso: negli ultimi dieci anni il titolo Amplifon ha segnato un incremento dell’80% (ieri +0,7% fra i migliori cinque del Ftse Mib), al netto dei dividendi distribuiti, che complessivamente sfiorano i 450 milioni di euro. Nello stesso arco temporale, tra il 2014 e il 2024, il gruppo ha triplicato i ricavi, arrivando a circa 2,4 miliardi di euro.
Il progetto della nuova app è stato sviluppato da Amplifon X, la divisione di ricerca e sviluppo del gruppo. Con sedi a Milano e Napoli, Amplifon X riunisce circa 50 professionisti tra sviluppatori, data analyst e designer, impegnati nella creazione di soluzioni digitali avanzate per l’audiologia. L’Intelligenza artificiale rappresenta uno dei pilastri di questa strategia, applicata non solo alla diagnosi e al supporto al paziente, ma anche alla gestione delle esigenze quotidiane legate all’uso degli apparecchi acustici.
Accanto alla tecnologia, resta centrale il ruolo degli audioprotesisti, figure chiave per Amplifon. Le competenze tecniche ed empatiche degli specialisti della salute dell’udito continuano a essere considerate un elemento insostituibile del modello di servizio, con il digitale pensato come strumento di supporto e integrazione, non come sostituzione del rapporto umano.
Fondato a Milano nel 1950, il gruppo Amplifon opera oggi in 26 Paesi con oltre 10.000 centri audiologici, impiegando più di 20.000 persone. La prevenzione e l’assistenza rappresentano i cardini della strategia industriale, e la nuova Amplifon App si inserisce in questa visione come leva per ampliare l’accesso ai servizi e rafforzare la relazione con i pazienti lungo tutto il ciclo di cura.
Il rilascio della nuova applicazione è avvenuto in modo progressivo. Dopo il debutto in Francia, Nuova Zelanda, Portogallo e Stati Uniti, la app è stata estesa ad Australia, Belgio, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spagna e Svizzera, con l’obiettivo di garantire un’esperienza digitale omogenea nei principali mercati del gruppo.
Ma l’innovazione digitale di Amplifon non si ferma all’app. Negli ultimi anni il gruppo ha sviluppato soluzioni come gli audiometri digitali OtoPad e OtoKiosk, certificati Ce e Fda, e i nuovi apparecchi Ampli-Mini Ai, miniaturizzati, ricaricabili e in grado di adattarsi in tempo reale all’ambiente sonoro. Entro la fine del 2025 è inoltre previsto il lancio in Cina di Amplifon Product Experience (Ape), la linea di prodotti a marchio Amplifon già introdotta in Argentina e Cile e oggi presente in 15 dei 26 Paesi in cui il gruppo opera.
Già per Natale il gruppo aveva lanciato la speciale campagna globale The Wish (Il regalo perfetto) Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, oggi nel mondo circa 1,5 miliardi di persone convivono con una forma di perdita uditiva (o ipoacusia) e il loro numero è destinato a salire a 2,5 miliardi nel 2050.
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