
Il decretone passa al Senato: nuove strette anti furbetti e vincoli per extracomunitari. Nessun controllo sulle spese con la «card».Come spesso capita nelle giornate in cui ci sono le dichiarazioni finali di voto su un provvedimento, ieri al Senato il cinema è prevalso sui contenuti, il teatro sulla sostanza. Poi ciascuno potrà farsi un'idea sulla qualità dello «spettacolo»: Matteo Renzi (l'uomo degli 80 euro: lui, non un omonimo) che ha qualificato come «elemosina» il reddito di cittadinanza (con Luigi Di Maio ai banchi del governo che non lo degnava di uno sguardo); i senatori di Forza Italia con la retorica dei gilet azzurri; fino all'inevitabile intervento in romanesco della senatrice grillina Paola Taverna, che prima ha citato Madre Teresa di Calcutta («per parlare di fame bisogna almeno aver digiunato tre giorni»), e poi ha attaccato a modo suo il senatore forzista che - a sua volta poco gloriosamente - aveva ieri ironizzato sui precedenti da steward di Di Maio. La Taverna ha subito smesso il velo da Madre Teresa per recuperare il piglio da comizio in borgata: «Noi siamo fieri di avere un capo politico che a 32 anni è incensurato e ha fatto lavori umili. Non sono io a doverle ricordare la storia del suo capo politico». Risse a parte, il decretone è passato a Palazzo Madama (149 sì, 110 no), e inizierà l'iter alla Camera, prima in Commissione e poi in Aula, dov'è già stata fissata la calendarizzazione per il 18 marzo prossimo. Nessuno esclude ulteriori modifiche, ma l'architettura del provvedimento è quella uscita dal Senato. Vediamo allora le principali novità introdotte nel passaggio parlamentare appena concluso. 1 Sarà obbligatorio accettare un'offerta di lavoro con un salario di 858 euro. I grillini hanno infatti definito «congrua» una retribuzione superiore di almeno il 10% l'entità del sussidio massimo percepibile da un singolo individuo (cioè 780 euro: 500 come integrazione del reddito e 280 come contributo all'affitto). 2È passata la proposta leghista per cui i requisiti di residenza e soggiorno devono esserci in modo cumulativo per poter accedere al sussidio, mentre non è stata approvata l'altra proposta del Carroccio, cioè prevedere un unico rinnovo del sussidio. Approvate misure per evitare che divorzi e separazioni siano usati in modo 'tattico' per accedere al beneficio. 3Sale da 8 a 16 ore settimanali il tempo che i percettori del sussidio devono dedicare ad attività di utilità sociale. Sono state recepite le richieste del Garante della privacy a proposito delle spese effettuate con la card. Saranno dunque monitorabili da parte dello Stato solo gli importi complessivi prelevati e spesi dal percettore, e non le singole spese. Approccio poliziesco che ha contraddistinto una parte abbastanza surreale del dibattito, visto che comunque la gran parte delle spese sono tracciabili e utilizzabili solo per certe categorie di merci e prodotti. Resta fuori la piccola parte di sussidio (per un single, 100 euro) che sarà prelevabile in contanti: ma alcuni grillini si dolgono di non poter controllare come saranno utilizzati quegli euro…4È estesa anche all'utilizzo in nero dei percettori del sussidio la normativa esistente contro il sommerso, incluse le super-sanzioni del 20% per l'impiego di stranieri irregolari e minori sotto il limite per l'età di lavoro. 5Viene posto un limite temporale (36 mesi) al divieto per il datore di lavoro di licenziare il percettore del sussidio, una volta che l'assunzione sia scattata. 6L'impresa dovrà anche rispettare le norme sulle quote di disabili, o eventualmente assumere un disabile per questa via allo scopo di mettersi in regola. 7È estesa da 5 a 10 anni la rateizzazione per la pace contributiva, cioè per riscattare i periodi non coperti da contributi. Per altro verso, per arginare gli eventuali vuoti legati alle adesioni a «quota 100» (in poche settimane giunte a 70.000), il ministero della Giustizia è stato autorizzato a effettuare dal primo luglio 1.300 assunzioni a tempo indeterminato di personale non dirigenziale. In sede di commento, comunque la si pensi sul reddito di cittadinanza, si può ritenere che la Lega sia riuscita a far approvare alcuni 'paletti' in più per arginare il rischio di accesso indiscriminato alla misura. Soprattutto per quanto riguarda i cittadini extracomunitari. Tuttavia, l'impianto assistenzialista grillino non è stato intaccato: la misura, più che un trampolino verso il mondo del lavoro, ha i connotati di un sussidio. Un aiuto da parte dello Stato, insomma: quanto invece alla possibilità che i centri per l'impiego riescano davvero a far incamminare i beneficiari del reddito nel mondo del lavoro, si tratta di una grande incognita. Ciò che potrebbe incoraggiare le imprese è la parte del decreto che le incentiva ad assumere: dal momento in cui scatta l'assunzione (a tempo pieno e indeterminato), le mensilità rimanenti del ciclo di 18 mesi andranno proprio all'azienda. Ma nessuno può dire se ciò basterà a far partire assunzioni a buon ritmo. L'impressione è che si voglia ridurre la spesa e al tempo stesso la normativa si sposta verso la logica del sussidio. Da questo punto di vista, appare saggio (la sinistra non lo fece con il reddito di inclusione) aver previsto un monitoraggio costante della misura: ed è auspicabile che il governo prenda atto mese dopo mese di ciò che funzionerà e di ciò che invece andrà cambiato.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





