2025-07-05
Francesco Scognamiglio: «Rinascita per me significa essere più vero»
Francesco Scognamiglio (Getty)
Lo stilista: «La pandemia è stata un periodo buio, non solo lavorativamente: mi ha obbligato a riflettere sulla mia identità. Mi sento più fragile, ma anche più autentico, ho ritrovato creatività e libertà. Progetto una capsule che sarà un dialogo tra passato e futuro».C’è un momento nella vita in cui si chiude un cerchio e, senza quasi accorgersene, se ne apre un altro. Per Francesco Scognamiglio, stilista visionario e anima raffinata della moda italiana, quel momento è arrivato al compimento dei suoi 50 anni. Non solo un traguardo anagrafico, ma l’occasione per una rinascita creativa e personale che ha preso forma in una festa indimenticabile, celebrata nella sua Napoli con amici, artisti e affetti. Dopo anni di successi, collaborazioni internazionali e anche qualche tempesta, Scognamiglio torna con uno sguardo nuovo, più intimo, più consapevole. L’eccesso, il glamour, la sensualità sono ancora lì, ma accompagnati da una nuova profondità. Oggi il designer racconta la sua storia con la voce di chi ha attraversato il fuoco e ne è uscito con nuove radici, più forti. In questa intervista esclusiva ci parla della sua infanzia, della moda, della resilienza e di quel bisogno viscerale di bellezza che non lo ha mai abbandonato. Nel 2021, Scognamiglio ha ceduto il controllo del suo marchio a Y capital management, un fondo di investimento con sede a Hong Kong, per concentrarsi su nuovi progetti creativi. La decisione è stata motivata dal desiderio di lavorare in totale libertà, lontano dalle logiche aziendali e dalle pressioni del mercato. «Avevo voglia di iniziare qualcosa di nuovo e volevo farlo da indipendente». Il couturier ha costruito la sua reputazione sull’eleganza drammatica e l’artigianato raffinato. Nel 2016, ha creato un bomber ricamato per Beyoncé, indossato durante il Formation world tour e successivamente venduto in esclusiva a La Rinascente. Nel 2018 ha celebrato i 20 anni di carriera con una sfilata a Roma, presentando una collezione ispirata al barocco napoletano, con abiti riccamente decorati e trasparenze sensuali. Nel 2019, ha creato una collezione omaggio a Capri, ispirata all’isola e a icone come Sophia Loren e Brigitte Bardot. Tutte tappe fondamentali. Ha vestito numerose celebrità internazionali, tra cui Madonna, Lady Gaga, Rihanna, Björk, Miley Cyrus, Nicki Minaj, Emma Watson e Nicole Kidman. Cinquanta anni: come sente di essere arrivato a questo traguardo?«Mi sento rinato. Cinquanta non sono solo un numero, ma un punto di svolta. Ho vissuto momenti esaltanti e altri molto duri, ma oggi mi sento sereno. Ho lasciato indietro ciò che non mi rappresentava più. Ora ho voglia di vivere pienamente e, soprattutto, di creare di nuovo con amore».Guardando indietro, qual è stato il momento più significativo della sua carriera?«La mia prima sfilata a Parigi, nel 2001. Portavo la mia visione estetica fuori dall’Italia, in un contesto competitivo e internazionale. È stato come aprire una porta su un altro mondo. Lì ho capito che la mia moda poteva parlare a tutti, pur rimanendo profondamente personale».E il momento più difficile?«La pandemia è stata un periodo di buio. Non solo lavorativamente, ma anche a livello umano. Tutto si è fermato, e io con esso. Ma è stato anche un momento necessario, una sospensione che mi ha obbligato a riflettere, a fermarmi e a chiedermi chi ero davvero».Hai parlato spesso di «rinascita»: cosa significa per lei oggi?«È come spogliarsi di un vecchio abito. Rinascita per me significa autenticità. Ritrovare la mia voce, la mia creatività, la mia libertà. Non do più niente per scontato. Mi sento più fragile, ma anche più vero».La grande festa per i suoi 50 anni a Napoli: cosa ha rappresentato?«Un rito. Non una semplice festa di compleanno, ma una celebrazione della vita, della mia città, della mia storia. Napoli mi ha accolto come solo lei sa fare: con calore, con arte, con anima. Volevo che quella sera rappresentasse una nuova partenza, e così è stato».Cosa c’è stato di speciale in quella serata?«La magia di Napoli, il mio legame con la città, la presenza di chi ha sempre creduto in me. C’era un’energia difficile da descrivere: commozione, felicità, musica, abbracci veri. È stato come chiudere un ciclo per iniziarne uno nuovo».Qual è oggi la sua visione della moda?«La moda oggi ha bisogno di verità. Basta con il rumore fine a sé stesso. Io voglio tornare a un linguaggio più profondo, meno commerciale. Voglio creare abiti che abbiano un’anima, che raccontino storie, che durino nel tempo. Il futuro della moda è la sincerità».Sta lavorando a un nuovo progetto?«Sì, e ne sono entusiasta. Sto creando una capsule che sarà un dialogo tra passato e futuro. Ci saranno la mia identità e la mia sensualità ma con una maturità nuova. Sarà un progetto molto personale, e molto napoletano, in senso spirituale».Cosa ti ha insegnato Napoli in questi anni?«Tutto. Mi ha insegnato la bellezza della contraddizione, la potenza della resilienza, l’amore per l’imperfezione. Napoli non è solo una città: è un sentimento. E io ci sono cresciuto dentro. Le devo chi sono».E adesso cosa sogna per il suo futuro?«Sogno di restare fedele a me stesso. Di continuare a creare, ma senza forzature. Sogno di vivere la moda con leggerezza, ma con intensità. E sogno di lasciare un segno, magari sottile, ma autentico, nel cuore di chi mi segue da anni. Voglio continuare a rinascere, ogni giorno, con amore».
«Roast in peace» (Amazon Prime Video)
Dal 9 ottobre Michela Giraud porta in scena un esperimento di satira collettiva: un gioco di parole, sarcasmo e leggerezza che rinnova la tradizione del roast con uno stile tutto italiano.