2025-08-15
Federico Freni: «Turismo su nonostante il Pd Rottamazione, ora i lavori per aiutare milioni di italiani»
Federico Freni (Imagoeconomica)
Il sottosegretario all’Economia: «Ombrelloni vuoti? Si diversificano le mete, la sinistra vuol dirci pure se andare al mare o in montagna. Dazi? Per il made in Italy inizia il bello».Sottosegretario Freni ci aiuti ad orientarci perché facciamo fatica: il problema del Paese è l’overtourism o sono le spiagge vuote? Perché l’opposizione vi accusa per entrambe le cose che però non si tengono.«I dati parlano chiaro: gli arrivi sono in aumento rispetto all’anno scorso. Parliamo di un incremento di oltre il 10% a giugno e del 4,5% a luglio. Anche i primi dieci giorni di agosto hanno registrato un trend in decisa crescita. Insomma, tutto si può dire tranne che il turismo sia in crisi e per di più, come insinua qualcuno, per colpa del governo».E allora come si spiegano gli ombrelloni meno affollati?«Ormai gli italiani, anche questo ce lo dicono i numeri, spalmano le ferie su un periodo più lungo; assistiamo a una maggiore diversificazione delle mete, ma non vedo cosa ci sia di male o di catastrofico in tutto ciò. Vogliamo decidere noi quando gli italiani devono andare in vacanza o se devono scegliere il mare piuttosto che la montagna o una città d’arte?». La sinistra vi accusa di essere i responsabili. «Beh immagino che anche il caldo di questi giorni sia colpa del governo, no? Se certa sinistra arriva persino ad aggrapparsi all’ombrellone pur di criticare il governo significa che ha finito il già ricco e fantasioso dizionario delle colpe altrui. Forse dovrebbe avere più rispetto degli italiani che dopo un anno di lavoro hanno il diritto di godere di un periodo di riposo in santa pace».Inutile dire che nel mirino ci sono le concessioni dei balneari. L’Europa le vuol liberalizzare e «regalare» ai fondi. Lei ci vede una manovra anche dei media che ricevono finanziamenti Ue?«Io sono sempre abituato a rispettare il lavoro della stampa, l’importante però è che i dati di partenza siano quelli corretti. In ogni caso i processi mediatici, tutti, sono inutili e dannosi. Resterei al merito della questione».Qual è?«La messa a gara delle concessioni balneari non può e non deve essere un liberi tutti. Bisogna riconoscere un’equa remunerazione a chi per anni ha investito producendo valore e ricchezza. Non possiamo pensare che basti un indennizzo “mordi e fuggi”. La tutela delle 30.000 famiglie e imprese del settore è una priorità indiscutibile per la Lega».Passata l’estate arriverà la manovra. Salvini punta su rottamazione delle cartelle e contributo delle banche che continuano a macinare utili. Sa di film già visto. Si farà? «La manovra non è mica un cruciverba da fare sotto l’ombrellone dove vince chi indovina per primo la parola giusta. C’è un errore di fondo: il tutto e subito non esiste. Esistono la serietà e la responsabilità di tagliare le tasse in modo progressivo e tutelando i conti pubblici, come questo governo sta facendo. E sia chiaro: la rottamazione delle cartelle fiscali si farà».Quando?«Il punto di partenza è il disegno di legge della Lega all’esame della commissione Finanze del Senato, quello di arrivo è la legge di bilancio. Stiamo completando il lavoro sul testo per mettere in condizione milioni di famiglie, partite Iva, professionisti, artigiani e commercianti di saldare i propri debiti in modo sostenibile. Tolleranza zero nei confronti degli evasori, ma pieno sostegno a chi è in difficoltà e non è riuscito a pagare le tasse». A proposito di banche, l’Ue vi accusa di aver bloccato l’Ops di Unicredit sul Banco eccedendo nell’uso del Golden power. Cosa risponde a Bruxelles? «Nessun veto e nessuna difesa di posizioni specifiche. Solo il sacrosanto diritto del governo di tutelare l’interesse e la sicurezza nazionale. La differenza rispetto a chi ci ha preceduto è proprio questa: l’interesse nazionale per noi viene prima di ogni interesse particolare. L’Italia viene prima». I dazi restano uno spauracchio. Anche perché non si capisce se l’accordo Trump-Ue reggerà. La trattativa sui singoli prodotti inizia ora. L’Italia che carte gioca?«Il governo italiano è stato il primo e il più convinto sostenitore di un’intesa tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ma esasperare gli animi non serve. Ora la nostra attenzione è rivolta alle esenzioni: la tutela dei prodotti del made in Italy è la stella polare di un lavoro che portiamo avanti con determinazione».Bloomberg parla di stop del governo italiano agli investimenti cinesi nei settori strategici con spinta alla vendita delle partecipazioni in Pirelli, Cdp reti e Ansaldo energia. Rientra nella trattativa per i dazi Usa?«Capisco il clima delle vacanze, ma le relazioni commerciali non sono mica i carri armati del Risiko. Detto ciò è evidente che se qualche Paese gioca in modo scorretto, allora è giusto e doveroso difendersi».Dazi o non dazi i conti pubblici italiani per la prima volta da anni migliorano, in controtendenza rispetto alla crisi di Germania e Francia. Motivo di vanto. Ma resta tema del debito pubblico. State lavorando a nuovi progetti sulle emissioni?«Il calendario delle emissioni 2025 è definito da tempo. Siamo fiduciosi che da qui alle fine dell’anno possa consolidarsi il trend virtuoso registrato negli ultimi anni. La partecipazione alle operazioni di collocamento dei nostri titoli di Stato è stata vasta, qualificata e sempre più diversificata. Lo spread è sotto 80 punti. C’è fiducia». Perché, secondo lei?«Perché in politica e in economia la stabilità e la serietà pagano sempre». Altra tema delicato, i bassi salari. Molti contratti sono stati firmati ma il potere d’acquisto resta fiacco. «Il potere d’acquisto sconta ancora gli effetti di un’inflazione di fondo che resta importante, ma al di là della contingenza del momento è evidente che la questione salariale ha bisogno di soluzioni strutturali. Il governo è impegnato ad accompagnare e sostenere il lavoro che spetta alle parti sociali, nella loro autonomia ed indipendenza, portare avanti. Per parte nostra c’è una sola certezza».Quale?«Interverremo ancora per aiutare i cittadini più in difficoltà: meno tasse e più potere d’acquisto». Incontro Trump-Putin. Tra poche ore sapremo come sarà andata? Se la sente di sbilanciarsi? Giusto tenere fuori Zelensky? «L’incontro tra Trump e Putin rappresenta un’iniziativa diplomatica imprescindibile per arrivare a una pace giusta e duratura tra l’Ucraina e la Russia. Non farei dell’esclusione di Zelensky un dramma, ma è chiaro che al di là di questo singolo episodio Kiev è e deve restare al centro di ogni trattativa. Così come nessuno può mettere in discussione il pieno ed assoluto sostegno al popolo ucraino». Riarmo Ue. Non rischiamo di fare il gioco di Parigi e Berlino che hanno la necessità di sopperire alla crisi economica rilanciando l’industria bellica? «La crescita non si alimenta con l’acquisto di armi. Altra cosa sono gli investimenti in difesa che, invece, possono e devono essere incrementati: il ricorso ai prestiti Safe va proprio in questa direzione. La realizzazione di opere strategiche, a iniziare dalle infrastrutture dual use, è una leva per l’economia perché genera posti di lavoro e crescita, ma di certo non possiamo indebitarci per produrre munizioni e carri armati». Due partite calde: Tim e Ilva. Il primo dossier è in via di risoluzione grazie all’intervento di Poste. Lei auspica che Poste sia più coinvolta nella governance della società delle tlc? «Sono certo che Tim sarà protagonista del processo di consolidamento delle telecomunicazioni. In questo senso è innegabile come l’intervento di Poste abbia rappresentato e rappresenti uno straordinario valore aggiunto, sia a livello industriale e che finanziario. D’altronde i risultati di Poste parlano meglio di ogni analisi». Perché su Ilva non si trova un salvatore italiano? I grandi player non mancano.«L’industria dell’acciaio è un asset strategico per il nostro Paese: il Governo sta accompagnando il percorso industriale e di riconversione ambientale dell’ex Ilva, come dimostra la mediazione che ha portato alla firma dell’intesa sulla decarbonizzazione da parte di tutte le amministrazioni nazionali e locali. È un passo fondamentale per incoraggiare gli investitori a farsi avanti con piani ambiziosi. Una cosa è certa: non consegneremo l’Ilva al primo che passa».
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